Zerocinquantuno
·26 dicembre 2024
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Orfeo della Bassa
IV
Come città sepolta sospinta su dalla terra, che fumigante innalza al cielo metallici colori e multiformi fuochi, trascinando dal profondo catrami, lapilli e carbonati, immortale sorgeva Issione sulle acque della laguna. «O Issione che bruci te stesso e tutta la terra. Tu che paghi la colpa e noi con te. Tu che spandi carburi e cianamidi, cessa per un poco di avvoltolare vendetta ed eruttare castighi. Chi ti dice che non sia il mio dolore spaventoso come i crogiuoli di metano e nafta che muovono incessanti i tuoi reattori? Fammi passare, ti prego, cosicché io possa accedere all’Ade e ritrovare Euridice». Si levarono da Issione profondi tremiti e orribili clangori. E come vele che si afflosciano crocchiarono le lingue di fuoco sulle ciminiere mentre, così atterrite, da un lato e dall’altro del cielo le nubi fuggirono via. Gemettero turbine nello sforzo di frenarsi, gripparono nel silicio gli stantuffi, gorgogliarono le avviluppate serpentine gravide di ammonio. «Non attaccare con tua miseranda retorica, Orfeo – ansimò rimbombando Issione –. Io non mi occupo di piccoli morti e personali dolori. Io rivolto nella gran ruota dei fanghi e del fuoco tutti i progetti, tutte le colpe e tutti i morti della terra. Grazie a Cirene, e non per le tue stupidaggini puoi passare di qui. E che sia la prima e l’ultima volta». Adesso la laguna si aprirà verso il canneto di Cocito. Emergerà la Claudio Augusto Altinate, la consolare perduta, ma che il tuo amico Robby il Valoroso aveva scoperto tracciando sulla carta una linea diritta dalla porta di Porta di San Donato fino alla città di Quarto d’Altino. Diceva che i Romani erano razionali e che facevano così. Tu la percorrerai calpestando mille lastre, mentre la Claudio Altinate affonderà piano piano. Demoni e furie conoscerai. Là in fondo c’è il canneto di Cocito che nessuno vede: non gli aeroplani, non i satelliti, non Google. Per questo non è nelle mappe, per questo non è in nessun posto, ma solo nel dolore di quelli che sono rimasti. Per questo tutti i posti sono in questo canneto. Vai Orfeo sui mille gradini della consolare scomparsa! Là in fondo Euridice ti aspetta». Si fuse alle spalle di Orfeo la voce di Issione, al cupo rimbombo della fabbrica immensa, mentre in alto nel cielo incupiva la fuggente nuvolaglia.