Riserva di Lusso
·10 gennaio 2022
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Con Senegal-Zimbabwe comincia oggi alle 14:00 anche il Gruppo B della Coppa d’Africa 2022, che vedrà affrontarsi oltre alle due sopracitate anche Guinea e Malawi.
L’avvicinamento della Guinea a questa Coppa d’Africa non è stato certo dei migliori – non impensierendo praticamente mai il Marocco nella corsa agli spareggi per la qualificazione a Qatar 2022, e finendo addirittura dietro alla Guinea-Bissau nel suddetto girone – eppure la selezione allenata ad oggi da Kaba Diawara è tra le più forti, se non la, su cui il paese abbia mai potuto contare dalla sua affiliazione alla FIFA nel 1962.
Inserita nel non certo impossibile gruppo B con Senegal, Malawi e Zimbabwe, l’obbiettivo minimo sarà quello di fare quantomeno meglio rispetto all’edizione del 2019, dove la Guinea venne eliminata in un ottavo di finale a senso unico terminato 3-0 per i poi futuri campioni dell’Algeria, dopo aver oltretutto passato il girone solo grazie al piazzamento tra le migliori terze.
In questo senso non dovrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile al secondo posto – ad oggi il Senegal è di tutt’altra categoria – Malawi e Zimbabwe. La Coppa d’Africa è famosa per regalare spesso sorprese e ribaltoni nei pronostici, ma la qualità del Syli Nationale dovrebbe essere sufficiente a garantire un passaggio del turno non troppo complicato.
Qualità della Guinea che si concentra in particolar modo nel reparto di centrocampo, senza ombra di dubbio quello con più talento, e da cui dipenderà molto delle sorti della compagine. Qui a guidare le operazioni sarà ovviamente il centrocampista del Liverpool Naby Keita, che seppur reduce da due stagioni non particolarmente entusiasmanti condizionate anche da diversi infortuni, rimane comunque indiscutibilmente il faro della squadra.
Al giocatore dei Reds Kamara potrà inoltre affiancare un regista dal sicuro rendimento come Amadou Diawara – nonostante anche il romanista venga da un momento non dei migliori – e soprattutto da due giovanissimi in rampa di lancio sulla scena del calcio europeo come il 18enne Ilaix Moriba, e il meno conosciuto 20enne Aguibou Camara. Mentre il primo dovrebbe essere a conoscenza dei più in via della sua formazione blaugrana, con la quale maglia è riuscito a raccogliere anche diciotto gettoni in prima squadra, il secondo potrebbe rappresentare un nome nuovo per molti.
l’esplosità e l’inventiva di Camara saranno una delle armi principali per la Guinea (Foto: Louisa Gouliamaki/Getty Images – OneFootball)
Camara è un centrocampista offensivo classe 2001 in grado di poter agire in pratica su tutta la trequarti, giocando indifferentemente anche su ambo le fasce nonostante sia un destro naturale. Si trova in pratica alla sua prima vera stagione da professionista all’Olympiacos – dopo aver passato due anni nella squadra riserve del Lille senza mai stupire più di tanto – dove in questa prima parte di stagione ha già dimostrato di poter dire la sua in un campionato non top ma comunque di buon livello come la Souper Ligka. A dimostrarlo ci sono anche i numeri: 4 gol e 4 assist in 14 presenze in campionato, a cui si aggiungono le 6 presenze raccolte in Europa League che sicuramente avranno la loro importanza nel processo di maturazione del ragazzo. Brevilineo, abile sia negli spazi stretti che in campo aperto, e con una più che discreta qualità tecnica di base potrebbe rappresentare una delle sorprese di questa Coppa d’Africa. Un nome comunque da tenere d’occhio in vista del prossimo futuro, come sembra stia facendo con particolare attenzione il Liverpool già da qualche mese a questa parte.
Da un Camara all’altro, a guidare la difesa ci sarà Mohamed Ali Camara, centrale difensivo dello Young Boys, che magari qualcuno ricorderà per l’espulsione guadagnata nel giro di 3 minuti contro la Juventus nella fase a gironi della Champions 18/19. Giocatore con una discreta esperienza anche a livello europeo, dovrà cercare di far da chioccia al giovanissimo, nonché interessantissimo, compagno di reparto Saidou Sow. Classe 2002 del Saint Etienne con la cui maglia sta facendo vedere ottime cose, a discapito della pessima stagione che sta avendo la squadra in Ligue 1. A completare il quartetto difensivo ci saranno Issiaga Sylla, affidabile terzino sinistro del Toulouse, e probabilmente Mamadou Kane, centrocampista difensivo dell’Olympiacos in prestito al Baku, che in nazionale si è però spesso ritrovato a fare il terzino destro con discreti risultati.
Più problematica la situazione davanti, dove spesso la Guinea ha fatto fatica a trovare la via del gol nelle ultime apparizioni. Nonostante queste difficoltà Diawara può comunque contare su un discreto potenziale, al cui interno spicca tra tutti la figura di Mohamed Bayo, punta 23enne che si sta mettendo in mostra in Francia con la maglia del Clermont, dove ha già messo a segno 9 gol in 17 partite di campionato, dopo i 22 della passata stagione in Ligue 2. Bayo tuttavia non vanta ancora un’importante esperienza con la nazionale, motivo per il quale tornerà sicuramente utile la figura di José Kanté, nativo di Sabadell naturalizzato dal 2016 attualmente in forza al Kairat Almaty – dove ha segnato anche 3 gol in 6 presenze di Confernce League – e che nel corso della sua carriera ha avuto modo di girare un po’ per tutta Europa. Più dietro nelle rotazioni parte invece Sory Kaba (Oostende in prestito dal Midtjylland), che avrà comunque modo di dare il suo contributo.
Bayo ha dimostrato sino ad ora di non aver sofferto il passaggio dalla Ligue 2 alla Ligue 1, chissà che questa Coppa d’Africa non possa rappresentare un altro step importante nel suo percorso di crescita (Foto: Jeff Pachoud/Getty Images – OneFootball)
La Guinea si affaccia dunque a questa Coppa d’Africa con una buona base di talento, ma bisognosa di essere indirizzata nella giusta maniera. Ecco che a Kabe Diawara toccherà quindi far sì che ogni elemento abbia modo di esprimersi al meglio all’interno di un classico 4-3-3 che apparirà molto equilibrato, ma allo stesso tempo capace di riversasi in avanti in caso di necessità. Al di là dell’impianto generale molto dipenderà comunque dall’ispirazione dei giocatore chiave di questa squadra, che potrebbero far la differenza nel fare della Guinea un’ottima o soltanto una discreta selezione. Passato un girone non impossibile potrebbe comunque diventare la mina vagante del torneo, avversario ostico da affrontare per chiunque.
Sarà la terza volta per il Malawi in Coppa d’Africa. Le due precedenti esperienza delle Fiamme nella competizione risalgono all’edizione del 1984 in Costa d’Avorio e in quella del 2010 in Angola. In entrambi i casi, il Malawi è uscito al primo turno, non riuscendo mai a superare il girone iniziale. Nel 2010 però, a differenza del 1984, è arrivata una vittoria, la prima e unica nella storia della nazionale in Coppa d’Africa. Un successo tra l’altro ottenuto ai danni di una vittima prestigiosa come l’Algeria, grazie ad un rotondo 3-0 all’esordio che aveva illuso tremendamente il Malawi, prima delle sconfitte contro Angola e Mali che hanno portato poi all’eliminazione.
Torna quindi a dodici anni di distanza l’emozione di giocare la Coppa d’Africa per il Malawi. La qualificazione è arrivata in modo abbastanza rocambolesco e a causa più che altro di un girone largamente abbordabile. La selezione guidata da Meke Mwase ha strappato il pass d’accesso alla competizione segnando appena 4 gol nelle 6 gare del girone, subendone solo 5. Prima l’esordio vincente contro il Sudan del sud, poi le due sconfitte fuori casa contro Uganda e Burkina Faso. Dopo il pareggio a reti bianche in casa col Burkina Faso, la qualificazione sembrava molto difficile da agguantare, ma sono bastati due gol ad ottenere due successi contro Sudan del sud e Uganda per regalare alle Fiamme la qualificazione in Coppa d’Africa.
Il grande protagonista è stato Richard Mbulu, autore dei due gol vittoria contro Sudan del sud e Uganda nelle due ultime gare del girone. Attaccante classe 1994, Mbulu è uno dei leader del Malawi. Attualmente gioca nella Premier Soccer League sudafricana, con la maglia del Baroka, ma vanta anche un passato in Europa con il Costa do Sol, nella terza serie portoghese durate la stagione 2018-2019. Compagno di reparto di Mbulu è Gabadinho Mhango, autore del gol vittoria nell’altro successo del Malawi nel girone, quello all’esordio contro il Sudan del sud. Anche lui classe 1992 e come il collega milita in Sudafrica, dove veste la maglia degli Orlando Pirates.
Chissà che i gol di Mbulu non portino il Malawi a fare l’impresa di conquistare gli ottavi (Foto: Lefty Shivambu/Getty Images – OneFootball)
Uno dei giocatori più interessanti del Malawi è Charles Petro, mediano classe 2001 che milita nello Sheriff Tiraspol, la squadra rivelazione di questo inizio di stagione. Tuttavia, Petro non ha preso parte all’incredibile percorso in Champions League dei moldavi, che hanno saputo vincere sul campo del Real Madrid e conquistare un posto negli spareggi per gli ottavi di Europa League ai danni dello Shakhtar Donetsk. Un altro profilo da tenere d’occhio nella selezione malawiana è Yamikani Chester, esterno destro classe 1994 che gioca in patria, con la maglia dei Mighty Wanderers.
Come si può evincere dal percorso nella fase di qualificazione alla Coppa d’Africa, il Malawi è una squadra tutt’altro che spettacolare, che prova a rimanere compatta e pensa più a difendersi che ad attaccare. La selezione di Mwase arriva alla competizione in un momento non facile, con quattro sconfitte nelle ultime quattro gare valide per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar. L’ultimo successo delle Fiamme risale al 7 settembre scorso, un 1-0 firmato ovviamente da Mbulu. Le uniche tre vittorie del 2021 del Malawi insomma presentano tutte lo stesso scenario: una vittoria di misura firmata dall’attaccante del Baroka.
Servirà qualcosa in più al Malawi per giocarsi le proprie carte nel girone di Coppa d’Africa. Un gruppo comunque non difficilissimo, che vede un dominante Senegal e altre tre squadre a giocarsi il secondo posto. La Guinea pare la selezione più attrezzata, ma Malawi e Zimbabwe proveranno a darle del filo da torcere. Il calendario sorride alle Fiamme, che esordiranno contro la Guinea, per sfidare all’ultima giornata il Senegal, nella speranza che Koulibaly e compagni abbiano già raccolto la qualificazione e possano, magari, lasciare qualcosa per strada.
L’esordio contro la Guinea sarà fondamentale per capire il possibile percorso del Malawi: dopo aver trovato la prima vittoria nell’ultima edizione, l’obiettivo ora è continuare ad alzare l’asticella, provando per la prima volta a superare il primo turno nella competizione. Non sarà però facile per gli uomini di Mwase, che proveranno a ripetere il copione vincente dello scorso anno: non subire gol e sperare che Mbulu trovi la rete decisiva.
Il prossimo 31 maggio il Senegal potrà celebrare il ventennale della clamorosa vittoria nella gara inaugurale del Mondiale di Corea e Giappone del 2002 contro la Francia Campione del Mondo e d’Europa in carica. L’eroe di quella partita ha il nome di Papa Bouba Diop, ahimè scomparso lo scorso novembre. Otto anni fa la stessa sorte era toccata a Bruno Metsu, sconfitto da un cancro: tra l’allenatore francese ed il Senegal nacque un meraviglioso amore reciproco a seguito di quel Mondiale terminato ai quarti di finale solo a causa di un Golden Goal di İlhan Mansız (che curiosità, terminata la carriera da calciatore ha rischiato di qualificarsi alle Olimpiadi di Sochi nel pattinaggio di figura).
Il magico Senegal di Bruno Metsu al termine della sfida con la Turchia che avrebbe potuto valere la semifinale del Mondiale (Foto: Tim De Waele/Getty Images)
Quell’amore reciproco è testimoniato dal fatto che Bruno Metsu oggi è sepolto a Dakar e non nella nativa Dunkerque, a dimostrazione che quella cavalcata del 2002 appartiene ai libri di storia del Senegal anche ben oltre il valore sportivo; oggi la nazionale allenata da Aliou Cisse è chiamata a portare a Dakar la Coppa D’Africa per poter chiudere con un successo questo cerchio ventennale.
Lo stesso commissario tecnico, da calciatore, fu parte di quella avventura del 2002 ed il lavoro che sta portando avanti sembra essere in grado di far tornare la nazionale dei leoni su livelli probabilmente mai raggiunti, portandola nel 2018 in Russia a disputare il secondo mondiale della propria storia e l’anno successivo la seconda finale di Coppa d’Africa, perdendola contro l’Algeria.
In questi anni oltre al lavoro di Aliou Cissè si è aggiunta una fioritura di talenti che giustificano le ambizioni di vittoria finale della nazionale senegalese. Anche il percorso nel recente girone di qualificazione ai prossimi Mondiali ha mostrato che siamo di fronte ad una squadra dal valore tecnico decisamente superiore alla media, valutazione che, ovviamente, va riparametrata sulla base delle avversarie del girone, dato che né il Congo, né la Namibia, né Togo sono considerabili come test davvero attendibili.
La star di questa squadra non può che essere Sadio Manè. L’attaccante del Liverpool con le sue 25 reti è per distacco il giocatore con più reti realizzate nella storia della nazionale senegalese, un dato che ben spiega l’impatto di un giocatore di questo tipo nelle fortune di questa nazionale.
Tuttavia, andando a spulciare la rosa sono davvero tante le stelle internazionali che possiede la squadra allenata da Aliou Cissè. Si parte con la porta, difesa da Edouard Mendy, uno dei dieci migliori portieri al mondo (giusto per restare un po’ larghi) e protagonista della vittoria della Champions League del Chelsea; in difesa, invece, abbiamo un altro top di gamma quando si parla di difensori centrali, ossia Kalidou Koulibaly, la cui Coppa d’Africa potrebbe partire leggermente in ritardo a causa dell’infortunio al bicipite femorale occorsogli con la maglia del Napoli.
I pilastri del Senegal (Foto: Anne-Christine Poujoulat/Getty Images – OneFootball)
Oltre alle stelle ci sono anche dei giovani in rampa di lancio nel grande calcio e volti già conosciuti a chi segue il calcio internazionale: il primo della lista è Ismaila Sarr, esterno offensivo del Watford i cui step di crescita sembrano essersi rallentati dopo aver lasciato il Rennes per la squadra di proprietà della famiglia Pozzo, ma che continua a rappresentare uno spauracchio per le difese con le sue accelerazioni palla al piede.
Il secondo è Krèpin Diatta, anche lui esterno offensivo in forza al Monaco, rispetto a Sarr vive meno di strappi in velocità e soprattutto ama accentrarsi ed essere più associativo, un valore aggiunto questo che potrebbe valergli il ruolo di grimaldello delle difese avversarie. L’altro elemento da visionare è invece Pape Sarr, centrocampista del Metz già acquistato dal Tottenham, giocatore in grado di fornire alla stessa maniera il proprio eccellente contributo sia in fase difensiva che offensiva, senza considerare che parliamo di un classe 2002 i cui margini di miglioramento a livello fisico e di comprensione del gioco sono elevatissimi.
Elencate le stelle ed i prospetti di cui la nazionale senegalese dispone, la considerazione generale è che si tratta di una squadra coperta in ogni posizione del campo. Se proprio vogliamo trovarle una criticità sta nel fatto che in mezzo al campo la formazione è piena di giocatori fisici ma non propriamente adatti ad impostare il gioco, limitando potenzialmente la capacità della squadra di servire gli elementi offensivi.
Per fare un esempio, il 4-2-3-1 di base utilizzato da Cissè prevede davanti alla difesa una coppia che può essere composta da due tra Pape Sarr, Idrissa Gueye (il mediano del PSG), Cheikhou Kouyate (mediano/difensore centrale del Crystal Palace) e Pape Gueye (mediano del centrocampo di Sampaoli a Marsiglia), giocatori dalle caratteristiche ben precise e che poco possono contribuire alla fase di costruzione della squadra in termini di qualità ed inventiva.
Per questo motivo è molto più facile vedere un Senegal che muove il gioco cercando di servire quanto più rapidamente possibili gli esterni offensivi per creare qualcosa di buono. Per ricercare una vera inventiva ci si deve, invece, affidare alle iniziative di Mané, che in questa formazione viene schierato come trequartista centrale proprio allo scopo di dare qualità alla squadra nella zona centrale del campo.
Le soluzioni a disposizione di Aliou Cissé non mancano visto che in avanti può contare su attaccanti di altissimo livello per la competizione come Boulaye Dia del Villarreal, Habib Diallo dello Strasburgo e Bamba Dieng del Marsiglia. Tutti giocatori che hanno iniziato a mettersi in luce proprio in questa stagione, per cui sarà interessante vedere come si comporterà questa squadra in corso d’opera e come riuscirà ad ovviare ad alcuni limiti quando gli avversari iniziano a diventare di un certo rilievo.
Il girone di qualificazione con Guinea, Malawi e Zimbabwe non dovrebbe creare alcun grattacapo ai Leoni, per cui sarà la miglior palestra per oliare i meccanismi adatti a tirare fuori per intero l’enorme potenziale di cui questa squadra dispone.
In un processo di continuità del lavoro iniziato da Cissè nel 2015, l’unico modo per migliorare il risultato dell’edizione del 2019 è vincere la coppa. Ogni altro risultato difficilmente potrà trovare giustificazioni, ma non ci può essere obiettivo migliore di onorare i 20 anni da quel meraviglioso cammino mondiale portando a Dakar il primo grande trofeo della storia di questa nazione.
Da possibile incubo a favola? (Foto:Jekesai Njikizana /Getty Images – OneFootball)
Può sembrare assurdo, ma fino a pochissimi giorni fa non si avevano certezze sulla partecipazione dello Zimbabwe alla Coppa d’Africa. A 5 giorni dalla gara d’esordio in programma oggi contro il Senegal, la BBC ha riportato un’indiscrezione secondo cui la Fifa stava valutando l’ipotesi di escludere la Nazionale di Harare dalla competizione a causa della violazione di una norma secondo cui non ci può essere ingerenza dei governi nelle questioni delle federazioni calcistiche. Entrando nello specifico, il Ministero dello Sport zimbabwese ha sospeso il consiglio d’amministrazione della Federcalcio locale infrangendo la sopracitata direttiva. La questione non è stata trattata con la massima trasparenza, e presenta ad oggi molte zone d’ombra, ma lo Zimbabwe alla fine prenderà parte per la quinta volta nella sua storia e per la terza volta di fila alla rassegna iridata.
Nell’ultimo ventennio lo Zimbabwe è diventato quasi un habitué della Coppa d’Africa, ma fino all’inizio degli anni 2000 raggiungere la fase finale pareva utopistico. Dal 1980 – anno in cui l’attuale Zimbabwe ha detto addio alla vecchia denominazione (Rhodesia) dopo aver conquistato l’indipendenza dal dominio britannico – al 2004, la selezione non ha mai raggiunto la qualificazione, fino a quando, guidata dal CT Sunday Marino Chidzambwa, ha centrato lo storico obbiettivo per l’edizione tenutasi in Tunisia. Tra i nomi di quella squadra non figurava quello di Norman Mapeza, centrocampista dalla lunga militanza nel campionato turco con alle spalle 92 presenze con la maglia della Nazionale zimbabwese, lasciata però a pochi anni dal raggiungimento dello storico traguardo. Mapeza avrà la sua occasione quest’anno: pochi mesi fa, dopo un breve interregno nel lontano 2011, è stato richiamato sulla panchina dello Zimbabwe con la prospettiva di rappresentare la squadra in Coppa d’Africa nonostante sia ancora sotto contratto con il Platinum, un club facente parte del campionato nazionale.
Dalle 5 gare disputate dalla squadra con Mapeza come commissario tecnico non si possono trarre molte considerazioni, se non che l’ex centrocampista del Galatasaray voglia giocare con una difesa a 4 e che il suo modulo di riferimento sia un 4-2-3-1 in cui nel ruolo di trequartista può agire o un centrocampista (e dare una conformazione più difensiva alla squadra), o un trequartista puro (nella maggior parte delle partite), o, in casi estremi, anche un attaccante (trasformandolo di fatto in un 442).
Pur non essendoci un undici tipo, i giocatori di riferimento della squadra saranno il giovane terzino sinistro del Bournemouth Jordan Zemura, elemento fondamentale della squadra che ad oggi è in vetta alla Championship; il leader tecnico Knowledge Musona, ex conoscenza del calcio europeo e per distacco miglior marcatore con la maglia della Nazionale tra i 24 convocati (24 gol in 49 partite); e infine Tino Kadewere, attaccante esploso nel Le Havre in Ligue 2 un paio di stagioni fa e affermatosi nel Lione con una stagione d’esordio da doppia cifra.
Se per Musona, fantasista con un gusto spiccato per finte e controfinte, è difficile immaginare una collocazione diversa dalla trequarti, per Kadewere il discorso è meno intuitivo. Il nativo di Harare è un attaccante mobile, utilizzabile anche come ala su entrambe le fasce, che ama giocare fronte alla porta e attaccare la profondità. Avendo grande atletismo e leve lunghe copre grandi porzioni di campo con poche falcate, una qualità importante per una squadra che, specialmente contro Senegal e Guinea, proporrà un calcio reattivo. Con la maglia del Lione ha realizzato 4 gol in due derby del Rodano e deciso una sfida al Parco dei Principi contro il Psg, segno che sa incidere quando la posta in gioco si alza. In questa competizione è importante che trovi continuità realizzativa anche con la maglia della Nazionale, con cui l’amore non è ancora sbocciato. Oltre a loro tre, sarà fondamentale l’apporto del difensore centrale di proprietà dell’Houston Dynamo Teenage Hadebe, che con Mudimu comporrà il blocco centrale della retroguardia.
In 4 partecipazioni lo Zimbabwe non è mai andato oltre il primo turno, ed è difficile che ciò accada quest’anno in Camerun. Il girone B, in cui oltre al Malawi ci sono la favorita per la vittoria finale Senegal e l’ostica Guinea, pare tutt’altro che accessibile. L’impressione è che, guardando ai rapporti di forza nel gruppo, sarà proprio lo scontro diretto finale contro la Guinea a decretare il destino dello Zimbabwe. Evitando però di vaneggiare troppo, l’obbiettivo minimo resta quello di provare a ritrovare una vittoria che manca dall’edizione del 2006, quando alla terza ed ultima giornata del girone arrivò un impronosticabile successo contro il Ghana.
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