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·4 ottobre 2024

Nuovo colpo alla FIFA: norme sul calciomercato contrarie alla legge Ue

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Dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea arriva un nuovo colpo alla FIFA, ed in particolare all’impalcatura sulla quale si regge il sistema dei trasferimenti. Secondo l’organismo dell’Unione europea, alcune norme legate al calciomercato (e contenute nel “Regolamento sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori”) sono contrarie al diritto comunitario.

Sentenza Ue calciomercato – Il caso Diarra

Lo spiega la stessa Corte in un comunicato ufficiale, ripercorrendo la vicenda da cui è scaturita questa sentenza: quella di Lassana Diarra. L’ex calciatore professionista, residente in Francia, sta impugnando dinanzi ai tribunali belgi una serie di regole adottate dalla FIFA, sostenendo che tali regole abbiano ostacolato il suo impiego presso un club calcistico belga.


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Le regole in questione sono contenute nel “Regolamento sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori” (RSTP) della FIFA. Tali norme, applicate sia dalla FIFA che dalle federazioni calcistiche nazionali membri, come l’associazione belga (URBSFA), si applicano, tra l’altro, nei casi in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia rescisso il contratto di lavoro senza “giusta causa” prima della scadenza naturale di tale contratto.

In tal caso, il giocatore e qualsiasi club che desideri ingaggiarlo sono responsabili in solido per eventuali compensi dovuti al club precedente. Inoltre, il nuovo club può, in determinate situazioni, essere soggetto a una sanzione sportiva consistente nel divieto di registrare nuovi giocatori per un determinato periodo. Infine, l’associazione nazionale a cui appartiene il club precedente del giocatore deve rifiutare di rilasciare un Certificato di Trasferimento Internazionale all’associazione in cui il nuovo club è registrato, fintanto che una controversia tra il club precedente e il giocatore riguardante la risoluzione del contratto è in corso.

Sentenza Ue calciomercato – Perché le norme FIFA sono contrarie al diritto comunitario

La Corte d’Appello di Mons, in Belgio, ha chiesto quindi alla Corte di Giustizia se tali regole siano compatibili con la libera circolazione dei lavoratori e con il diritto della concorrenza. «La Corte stabilisce che tutte queste regole sono contrarie al diritto dell’Ue. In primo luogo, le regole in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderano sviluppare la propria attività andando a lavorare per un nuovo club situato nel territorio di un altro Stato membro dell’Unione europea», scrive la Corte di Giustizia.

«Queste regole impongono notevoli rischi legali, rischi finanziari imprevedibili e potenzialmente molto elevati, nonché gravi rischi sportivi a quei giocatori e club che desiderano ingaggiarli, che, nel loro insieme, sono tali da ostacolare i trasferimenti internazionali di tali giocatori. Sebbene le restrizioni alla libera circolazione dei calciatori professionisti possano essere giustificate da motivi imperativi di interesse pubblico, consistenti nel garantire la regolarità delle competizioni calcistiche interclub, mantenendo un certo grado di stabilità nei roster dei calciatori professionisti, nel caso di specie le regole in questione sembrano, tuttavia, andare oltre quanto necessario per perseguire tale obiettivo», si legge ancora.

«In secondo luogo, per quanto riguarda il diritto della concorrenza, la Corte stabilisce che le regole in questione hanno come oggetto la restrizione, e persino la prevenzione, della concorrenza transfrontaliera che potrebbe essere esercitata da tutti i club stabiliti nell’Unione europea, reclutando unilateralmente giocatori sotto contratto con un altro club o giocatori per i quali si sostiene che il contratto di lavoro sia stato risolto senza giusta causa», si legge ancora.

«A tal proposito, la Corte ricorda che la possibilità di competere reclutando giocatori formati svolge un ruolo essenziale nel settore del calcio professionistico e che regole che impongono una restrizione generale su tale forma di concorrenza, fissando immutabilmente la distribuzione dei lavoratori tra i datori di lavoro e isolando i mercati, sono simili a un accordo di non concorrenza. La Corte osserva inoltre che tali regole non sembrano essere indispensabili o necessarie», conclude il comunicato.

Sentenza Ue calciomercato – Stop ai casi Leao?

Sulla base di quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Ue, si potrebbe mettere fine alla nascita di casi come quello che ha coinvolto lo Sporting Lisbona, il calciatore Rafael Leao, il Lille e il Milan. Quando Leao rescisse il proprio contratto con il club portoghese e si trasferì al Lille, lo Sporting intentò causa e ottenne un risarcimento per il quale erano responsabili in solido il calciatore e il Lille stesso.

La situazione fu poi risolta dal Milan (club al quale il Lille cedette Leao) che decise di pagare la multa in questione, eliminando allo stesso tempo una clausola sulla futura rivendita del giocatore, che sarebbe stata altrimenti dovuta alla società francese.

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