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·29 maggio 2020

Non solo Tianjin Tianhai, in Cina sono falliti 14 club

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Dalla bancarotta del Tianjin Tianhai fino ai club nelle serie minori: in Cina quest’anno 14 club hanno cessato di esistere

Il macrocosmo sportivo cinese, calcistico in particolar maniera, è da anni vittima delle sue stesse scelte, dei suoi stessi errori (spesso ripetuti in maniera quanto mai audace e malata), dei suoi stessi investimenti folli spesso con conseguenze tali da rovinare, per sempre, belle storie sportive degne di un finale se non a lieto fine, decisamente differente.


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Non è stato solamente il Tianjin Tianhai a dichiarare la bancarotta quest’anno (leggi qui) Shanghai Shenxin, Liaoning, Sichuan Annapurna e Meixian Techand, tutti club di League One, più altre 9 compagini di League Two, sono  connessi da un sottile filo rosso che negli ultimi mesi ha avuto il triste identico destino. Abbiamo provato, per quanto possibile, a fare ordine negli ultimi mesi della loro crudele storia sportiva.

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Non sono bastati i sacrifici sportivi che hanno portato alla cessione di Xu Junmin, attaccante classe ’94 ceduto al Nantong Zhiyun, Pa Dibba, calciatore svedese naturalizzato gambiano attualmente all’Adana Demispor, lo Shanghai Shenxin ha dovuto chiudere i battenti dopo solo 17 anni di storia (società fondata nel 2003) schiacciato da debiti e complicazioni finanziarie. L’annuncio ufficiale, ampiamente prevedibile e pronosticabile, è arrivato lo scorso 3 febbraio scatenando l’ira dei supporters contro Xu Guoliang, discusso, a dir poco, primo tifoso, visto come principale responsabile del crollo della società.

Alla base infatti delle gravi problematiche economiche sembra esserci una disputa tra la sua Hengyuan Corporation (società che si occupa di raffineria) e la Bank of Shanghai che oltre ad aver catalizzato, in maniera non indifferente, l’attenzione dell’opinione pubblica, scatenando le più diverse reazioni, ha portato le autorità competenti ad aprire un fascicolo sulla complessa questione. L’onnipresente corruzione sembra aver avuto ancora una volta un ruolo imperante, ed in questo caso, quanto mai letale per le ambizioni sportive dello Shanghai Shenxin.

Il Liaoning rappresentava, da anni ormai, la decaduta per eccellenza del calcio cinese, squadra storica fondata nel 1953 capace di vincere per ben 10 anni consecutivi (dal 1984 al 1993) il titolo nazionale, riuscendo nella stagione 1989-1990 ad alzare l’Asian Club Championship (ora conosciuta come Asian Champions League) superando in finale i giapponesi della Nissan Yokhoama.

La retrocessione in China League One del 2017, totalmente inaspettata ed imprevedibile, visti gli investimenti fatti, nei mesi precedenti, da parte della società (tra tutti l’acquisto Anthony Ujah dal Werder Brema) hanno segnato la definita discesa negli inferi del Liaoning. Il mancato immediato ritorno in Chinese Super League, che avrebbe portato a risvolti economici positivi non indifferenti, è stato la classica “goccia che fa traboccare il vaso” condannando il Whowin Group a mettere la gloriosa società in vendita.

Nel marzo del 2020 Zhuang Yi, ex calciatore professionista, proprietario dello Shenyang Urban FC ha primo proposto e poi attuato una fusione, pratica “comune” nel folle macrocosmo cinese, tra la sua società e quello che rimaneva del Liaoning portando alla nascita del Liaoning Shenyang City Club. La vittoria della Champions League Asiatica non è altro che uno sbiadito ricordo.

Altra bancarotta pesantemente annunciata con conseguente scomparsa della squadra dal, folle, panorama calcistico cinese quella del Sichuan Annapurna. La società che solo nel 2018 aveva vinto da imbattuta la China League Two, si è trovata schiacciata da pesanti debiti che nemmeno un’ossessiva e quanto mai disperata ricerca di sponsor è riuscita a colmare.

Le vecchia conoscenza del calcio italiano Ma Mingyu, arrivato in Serie A nei primissimi anni del nuovo millennio al servizio del Perugia di Luciano Gaucci, direttore sportivo della squadra, ha deciso di rientrare immediatamente in gioco con la creazione del Sichuan Everglory F.C. che parteciperà alla prossima Chinese Champions League, quarta divisione cinese. Senza dimenticare che nel frattempo i rivali del Sichuan Juniu siano stati acquistati dal City Football Group assieme alla China Media Capital (CMC)ed Ubtech, andando ad ampliare la rete di squadre nel mondo targate City. Perchè al peggio, ovviamente, non c’è mai fine.

Dulcis in fundo, postilla d’onore da dedicare al Guangdong South China Tiger Football Club, anche conosciuta come Meixian Techand, nome non nuovo anche ad un pubblico Europeo. La squadra infatti ha raggiunto una certa celebrità, anche fuori dal panorama nazionale, festeggiando la promozione in China League One (lontano 2017) facendosi fotografare negli spogliatoi con una somma vicina ai 25 milioni di yuan, ovvero poco più di 3 milioni di euro al cambio attuale (soldi pagati dalla società non tramite un bonifico ma cartacei). Scatenando ovviamente le reazioni più folli ed assurde del web, per una volta ci viene da dire giustificate.

Aloisio (attualmente attaccante della Nazionale Cinese) e Muriqui (ex Guangzhou Evergrande) trai calciatori più noti e talentuosi ad aver vestito la maglia della società delle “Tigri del Sud” che però il 13 febbraio è stata costretta ad annunciare la dissoluzione per ragioni economiche.

Il cimitero della League Two

Tantissimi altri fallimenti sono avvenuti nella League Two, la terza divisione cinese, con ben 9 club che hanno dichiarato la bancarotta: Yinchuan Helanshan, Dalian Chanjoy, Fujian Tianxin, Shenzhen Pencheng, Yanbian Beiguo, Hangzhou Wuye, Jilin Baija, Baoding Rongda e Nanjing Shaye.

Oltre il 20% dei club cinesi è fallito, un  numero quasi raddoppiato considerando che fra il 2018 ed il 2019 8 club sono falliti contro i 14 di questi ultimi mesi.

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