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·28 marzo 2024

Niente avvocati e testimoni per Juan Jesus: così si è arrivati all’assoluzione di Acerbi

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Il caso Acerbi-Juan Jesus tiene ancora banco e fa discutere dopo l’assoluzione del difensore dell’Inter da parte della giustizia sportiva, nonostante le accuse di razzismo del brasiliano. Ma come si è arrivati a questa decisione? In che modo il Giudice Sportivo ha stabilito che il calciatore nerazzurro fosse da assolvere?

Perché Acerbi è stato assolto? L’audizione del nerazzurro

Partendo dalle audizioni, per quanto all’apparenza i due si siano limitati a ribadire le versioni portate avanti nei giorni precedenti, i confronti con il capo della Procura FIGC Giuseppe Chinè sono stati molto diversi. Acerbi – scrive La Gazzetta dello Sport – ha passato ore a studiare la migliore strategia difensiva, che partiva dal negare ogni parola discriminatoria, ma che ha permesso al giocatore di essere pronto a rispondere ad ogni domanda.


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Ore in cui è stato deciso pure di non negare l’insulto, ma di ammetterlo in tutto il suo essere «offensivo e minaccioso», come si legge nel dispositivo del Giudice, ma non tale da poter essere considerato “condotta gravemente antisportiva”, violazione che avrebbe portato ad almeno due giornate di stop.

Perché Acerbi è stato assolto? Le scelte di Juan Jesus

Da parte sua, Juan Jesus ha voluto invece compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza l’assistenza di un legale del Napoli. Di certo gli è stato chiesto se non ci fosse un compagno in grado di confermare la sua versione. Lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo (un avvocato ci avrebbe senza dubbio lavorato) e ha candidamente detto di no.

Una questione che deve aver sorpreso procuratore e Giudice, visto che nel dispositivo si legge: «Il contenuto discriminatorio, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso”, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale». Dietro a quel “finanche” c’è anche la volontà da parte del Giudice di sottolineare che sarebbe bastato poco – spiega il quotidiano – per avere un esito diverso.

Del resto, è proprio la mancanza di indizi, più che di prove, ad aver determinato la piena assoluzione di Acerbi. È chiaro che se fosse stato trovato un audio o un video in grado di accertare l’insulto razzista del nerazzurro, si sarebbe immediatamente proceduto con le «almeno dieci giornate di squalifica» previste nell’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva sul “comportamento discriminatorio”.

È vero pure che in passato ci sono stati dei casi in cui il gesto discriminatorio è stato punito con dieci turni di stop anche in assenza di prove certe, ma c’era quantomeno un indizio, come la testimonianza di un compagno. Il Giudice Mastrandrea ha scritto che è necessario che «l’irrogazione di sanzioni così gravose sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza».

Indizi mancanti dunque. Al punto da «». Ed ecco che, giuridicamente parlando, si è arrivati all’assoluzione.

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