Nicola Amoruso: «La Juve, Gianni Agnelli, Zidane, la Reggina di Mazzarri e i litigi di Mazzone con Gaucci: vi racconto tutto» | OneFootball

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Calcionews24

·13 maggio 2025

Nicola Amoruso: «La Juve, Gianni Agnelli, Zidane, la Reggina di Mazzarri e i litigi di Mazzone con Gaucci: vi racconto tutto»

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Le parole di Nicola Amoruso, ex attaccante della Juve e della Reggina, sui suoi ricordi legati al mondo del calcio. I dettagli

A 50 anni Nicola Amoruso si guarda indietro e racconta la sua carriera a La Gazzetta dello Sport. Attaccante della Juventus negli anni ’90 e di tante altre squadre, ecco un estratto dell’intervista che ha concesso al quotidiano.

LAUREA«Sa qual è il mio vero cruccio? Che non mi sono laureato. Ho fatto lo scientifico, mi ero iscritto a Scienze Politiche, ho mollato».LA FAMIGLIA«Sì, papà Vincenzo, juventino, a 82 anni è ancora il primo ad arrivare in azienda, dove oggi lavorano Luca e Fabio. Producono farina. Per papà le vacanze non sono mai esistite. Noi giocavamo sotto casa da bambini, non ci ha ostacolati, ma abbiamo tutti il diploma. Da piccolo mi portava ad Avellino a vedere la Juve di Platini».LA JUVE«Una grande esperienza. Un ricordo resterà per sempre: facevamo la solita amichevole a Villar Perosa. Alla fine Bettega mi chiama e mi dice: “C’è la macchina che ti aspetta”. Salgo e mi portano a casa dell’Avvocato: Gianni Agnelli. Voleva conoscermi. Ero timidissimo. Non mi chiese una cosa di calcio, sapeva che ero di Cerignola. Aveva diverse curiosità. Quando veniva a trovarci ci mettevamo tutti in cerchio e, sapendo che calciavo bene i rigori, a me faceva domande su come si tiravano».IL GOL PIU’ IMPORTANTE IN BIANCONERO«Ajax-Juventus, semifinale di Champions. Vincemmo, gol mio e di Bobo».IL PIU’ FORTE«Troppo facile. Zidane. Grande uomo, umile, professionale, leggeva le situazioni prima degli altri. Alto, ma veloce, baricentro basso. Con Iuliano inventammo questa: palla su e ci pensa Zizou».LA SALVEZZA CON LA REGGINA E IL PERUGIA«Spensieratezza e rischio. Eravamo amici, uniti, bravo Mazzarri, uno che meritava di più. Capimmo quanto sa essere imprevedibile il calcio. Feci 17 gol (Rolando Bianchi 18), ma l’Italia non chiamò. Lo meritavo. A Perugia ho avuto la fortuna di essere allenato da Carletto Mazzone. Uno che manca al calcio. Aveva umanamente qualcosa in più. Il presidente Luciano Gaucci voleva venire in spogliatoio a impartire lezioni tecniche e urlare. Lui lo respingeva. Si spintonavano. Mazzone tornava con l’autista a casa ad Ascoli da dimissionario ogni volta, ma il martedì era regolarmente al campo. Facevano pace».

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