Calcio e Finanza
·17 ottobre 2022
In partnership with
Yahoo sportsCalcio e Finanza
·17 ottobre 2022
Questo lunedì è iniziato a Barcellona il processo per il caso DIS, società che deteneva in passato una parte dei diritti di Neymar quando era in Brasile ed era un giocatore del Santos. DIS ha portato a giudizio il calciatore brasiliano, suo padre e sua madre, Sandro Rosell, Josep Maria Bartomeu, Barcellona e Santos insieme al loro ex presidente Odilio Rodriguez. Una denuncia in cui sono richieste multe milionarie e addirittura il carcere per l’imputato.
Il brasiliano è sotto accusa per il suo passaggio dal Santos ai blaugrana nel 2013 per 57,1 milioni di euro. Secondo le accuse della DIS, la società di investimento brasiliana che all’epoca deteneva il 40% dei diritti del calciatore, le cifre del trasferimento sarebbero più alte, per il fisco spagnolo addirittura il passaggio al Barcellona sarebbe invece costato 107 milioni, bonus compresi.
Tra i reati contestati ci sarebbe anche quello di frode, legato a due contratti. Uno di questi è la disputa di un’amichevole del valore di 4,5 milioni (che non è mai stata giocata) e l’altro è un’opzione preferenziale del valore di 7,9 milioni per tre giocatori. DIS sostiene che non si tratti di contratti conformi alla realtà e che in realtà si tratterebbe di un pagamento nascosto per il trasferimento del quale anche la società in questione dovrebbe ricevere la sua parte proporzionale.
Per questi due reati, ciò che chiede la Procura, coinvolta anche nel processo, è: due anni di reclusione, tre anni di interdizione e 10 milioni di multa per Neymar, suo padre e sua madre; cinque anni di carcere e 10 milioni di multa per Sandro Rosell; 8,4 milioni di multa per il Barcellona e 1,4 per il Santos e la società N&N dei genitori di Neymar. La Procura non chiede nulla invece contro Bartomeu.
DIS, da parte sua, chiede invece pene più severe con addirittura 5 anni di carcere per Neymar, mentre le cifre legate alle multe salgono molto e si avvicinano ai 200 milioni per imputato. Fonti legali a conoscenza del caso hanno comunque sottolineato a Marca che le sanzioni pecuniarie chieste da DIS hanno scarso sostegno argomentativo.