Nesta Lazio, i ricordi dell’ex centrale biancoceleste: «Ero attaccante, e poi mi ha cambiato. Su Gascoigne e sulla Supercoppa Europea..» | OneFootball

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·25 marzo 2025

Nesta Lazio, i ricordi dell’ex centrale biancoceleste: «Ero attaccante, e poi mi ha cambiato. Su Gascoigne e sulla Supercoppa Europea..»

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Nesta Lazio, le parole dell’ex centrale sull’attualità biancoceleste: gli aneddoti della colonna dei capitolini ad inizio millennio

Nesta Lazio, due nomi che scuotono ancora gli animi dei tifosi che hanno avuto l’onore di poterli contemplare in combinazione. In particolare l’ex Milan militò nella squadra della capitale dal 1993 al 2002, e ha svelato dei curiosi retroscena ai microfoni di «Fenomeni», sul canale Youtube di Amazon Prime Video Sport, con Luca Toni. Le sue parole:

SUI BIANCOCELESTI: «La Lazio mi ha preso quando avevo otto anni, ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera con Mimmo Caso allenatore. Io giocavo attaccante, non arrivavo mai. In Primavera Caso mi ha messo terzino, che era uno scempio perché volevo crossare ma vedevo il fondo e non arrivavo mai. Poi arriva Zeman che mi dice: ‘Tu fai il centrale’. Mi ha cambiato la vita».


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SU GASCOIGNE: «In partitella Gascoigne veniva carico, io ero ragazzino, avevo 16 anni. Nella gabbia, dove la palla non esce mai, mi aveva dato due ‘legnate’ e mi aveva fatto volare. C’era Zoff che mi diceva di andare piano. Poi un pallone rimasto lì, io sono andato forte su di lui e gli ho spaccato tutto. I tifosi mi hanno aspettato fuori, mio fratello mi aveva messo dietro e mi ha fatto uscire dal centro sportivo incappucciato. Poi ho avuto un buon rapporto con Gascoigne. Dopo sette mesi è tornato, avevo paura mi menasse».

SULLA VITA PRIVATA: «Abitavamo a Cinecittà, quartiere molto periferico di Roma e molto romanista. Noi eravamo i Nesta, eravamo segnati perché eravamo della Lazio. Io giocavo nel Cinecittà che era affiliata alla Roma. Mi sono venuti a vedere e volevano che andassi. In famiglia eravamo tutti malati della Lazio, da mio padre a mio fratello. Io da sempre sono stato laziale, mi avrebbero menato sennò. Invece mi ha regalato una canna da pesca con gli ami, anche se non ho mai pescato in vita, e un paio di scarpe. Ha aperto il cofano e quello che ha trovato mi ha dato».

SUI TROFEI: «Il primo trofeo che ho vinto nella mia vita è la Coppa Italia con la Lazio. Erano trent’anni che non vincevamo niente. Io ero un bambino, segno e battiamo il Milan. Quello è stato il trofeo più bello in assoluto. Lì era già arrivato il presidente Cragnotti che aveva iniziato a investire forte».

SULLA SUPERCOPPA: «La finale di Supercoppa Europea? Nessuno aveva capito che eravamo così forti. Ma avevamo uno squadrone, con Veron, Nedved, ecc. Poi con il tempo se ne sono resi conto».

SUGLI ALLENATORI: «Simeone si capiva che sarebbe diventato allenatore. Il Cholo era un martello, quindi sì. Mihajlović no, e nemmeno Simone Inzaghi perché era attaccante. Gli attaccanti pensano a loro stessi, quando sei allenatore invece devi pensare alla squadra».

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