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·27 marzo 2024
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Un film con un personaggio che prende il titolo da una leggenda del calcio spagnolo, il portiere Zamora. É la prima opera da regista di Neri Marcorè, tratto dall’omonimo romanzo del giornalista sportivo Roberto Perrone. Ecco estratti dell’intervista al Corriere della Sera.
ZAMORA – «Questa è la storia di Zamora, soprannome di Walter, impacciato impiegato di provincia vessato da colleghi e obbligato dal suo capo a giocare nella squadretta aziendale, che grazie al calcio e all’amicizia troverà una strada nella sua vita».
COME É NATA L’IDEA – «Nelle mie aspirazioni pensavo di scrivere una sceneggiatura mia, magari anche semplice, adatta per un debutto. In attesa dell’ispirazione che tardava ad arrivare, da circa 20 anni pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto che Zamora diventasse un film. Un giorno ne parlo con il produttore Agostino Saccà. Lui accetta, ma mi dice: «Ottima idea, ma la regia la fai tu». Insomma, lo definirei un progetto su “autocommissione”»
IL RUOLO DELL’EX PORTIERE – «Mi piaceva l’idea di un uomo che diventa maestro di vita suo malgrado, diciamo pure per bisogno di denaro, e che piano piano trova la forza per migliorarsi. Si riscoprirà più maturo, comprendendo che la sua anima non è così negativa».
AMBIENTATO NEL PASSATO – «Non volevo che fosse malinconico e credo di esserci riuscito. Il più bel complimento è stato che non sembrava un film sul 1965, ma girato in quell’anno».
COME HA RICREATO IL 1965 – «Come si fa progettando un film in cui credi: con l’ausilio di professionisti bravi e appassionati come Duccio Cimatti alla fotografia, Cristina Audisio ai costumi e Francesca Bocca alla scenografia; ma cito anche i reparti di trucco e parrucco e tutti coloro che hanno partecipato alla bella avventura».