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·31 dicembre 2024

Ne è valsa la pena | Il 2024 di Martina Rosucci

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559.

Sono questi, i giorni di assenza di Martina Rosucci da una partita.

Un conto che si è fermato al minuto 75 dell’amichevole pre campionato contro il Lione, il 7 settembre 2024, dopo un lungo infortunio che rivivremo insieme.


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559 giorni sono lunghi anche solo da contare, figuriamoci da vivere.

Ma da quel giorno, Martina è rientrata in tutte le competizioni ufficiali, ha “esordito” da titolare e ha anche segnato, contro la Fiorentina, il 30 settembre.

Logico quindi che per lei questo 2024 sia stato un anno incredibile: in altalena, iniziato nel dolore e terminato con un sorriso.

Lo riviviamo insieme.

COME STAI, MARTINA?

«Rispondere “sto bene” è difficile, ma non intendo solo fisicamente, perché sarebbe una risposta superficiale. Da un lato ho raggiunto obiettivi che non pensavo possibili. Ma mi autodefinisco una malata ambiziosa, e per me è una “condanna”: se sono qui, alla Juve, c’è un motivo, e quindi continuo a vivere per quello che arriverà: ho ancora diversi obiettivi da calciatrice e continuo a lavorare per raggiungerli. Quest’attitudine alle volte ti ruba la pace, ma è anche lo stimolo ad avere sempre nuovi obiettivi, e nuovi sogni. E ne sono contenta, perché questo significa che sono nel mio posto, nel posto giusto. Ovviamente, nel concreto, non mi nascondo: voglio vincere, con la Juve, con le mie compagne».

Ma facciamo un passo indietro e riavvolgiamo il nastro di 12 mesi.

«Guardandosi indietro, è incredibile come le cose siano cambiate: un anno fa non riuscivo neanche a camminare: dopo l’infortunio al legamento crociato ho avuto un altro problema che era davvero difficile da capire. Una pubalgia, che esattamente un anno mi causava dolori fortissimi anche solo a muovermi: fitte improvvise, che arrivavano come coltellate dal nulla. Ho fatto mille visite, e non nego che ci sia stato un momento in cui stavo anche per gettare la spugna. E’ stato un periodo complicato: da un lato dicevo a me stessa che dopo tutte queste sofferenze non avrei potuto non premiarmi con il rientro, ma dall’altro vedevo il tutto lontanissimo. Guardavo le compagne a bordocampo e non riuscivo nemmeno a immaginare cosa si provava a giocare. E intanto, non miglioravo…»

NEL FRATTEMPO, IN CAMPO…

«Nel 2024 abbiamo iniziato vincendo, perché abbiamo alzato la Supercoppa che è stato un trofeo importantissimo, soprattutto per il momento in cui eravamo. E’ stata un’occasione in cui siamo riuscite a essere unite come squadra, lo sentivamo molto e per noi era importante continuare nella tradizione che ci contraddistingue, vale a dire portare a casa almeno un trofeo all’anno».

UNA STAGIONE COMPLICATA, UN’ESTATE DI RIPARTENZA

«Dopo la fine di una stagione complicata, abbiamo vissuto un momento di rinascita nella seconda parte dell’anno e credo che un grosso merito lo abbia Stefano Braghin, che ha scelto le figure e le persone giuste: parlo di giocatrici, ma anche di staff, un insieme di scelte che sono state decisive fin dal principio. Mister Canzi ha colto la nostra voglia di tornare a vincere, che è qualcosa che risiede nel quotidiano. Credo che ogni giorno noi scegliamo cosa possiamo fare, cosa poter fare bene, cosa male; non solo, decidiamo anche che persone essere, singolarmente, e poi a livello relazionale. E in queste decisioni contano gli insegnamenti, arrivati in questi due anni più difficili. Perché va detto che sicuramente anche noi abbiamo sbagliato, come tutti: quindi è stato importante fare tesoro di questi errori, per esempio nel rapporto con le ragazze nuove arrivate in gruppo. Abbiamo tante compagne giovani, ma mature, e altre che hanno saputo fare un percorso di crescita incredibile».

ANCHE MARTINA RIPARTE

Questa è una parte delicata, anche emotivamente: Martina, raccontandocela, si commuove.

«La svolta è arrivata grazie all’équipe di medici che, con il sostegno del Club, mi ha curata all’ospedale Koelliker di Torino. Ho cominciato a fare piccoli passi verso il miglioramento. E si trattava davvero di segnali, per esempio fare le stesse cose, ma con meno dolore rispetto al giorno prima; sono arrivata al mese di giugno senza aver fatto mai nemmeno un allenamento con la squadra, ma lavorando sempre da sola, prima in palestra e poi in campo. Dopo essere stata fuori un anno e mezzo, il primo allenamento vero, con le compagne, l’ho fatto in occasione del Tour americano, l’otto agosto, 8.8, un numero che ritorna sempre nella mia vita. E la gioia più grande che ho da quel giorno è nel fatto che non ho saltato nemmeno un allenamento. Poi ho giocato, sono rientrata in Campionato, Coppa Italia e Champions, e ho anche segnato, con la Fiorentina, guardacaso al minuto 88…»

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UN MIRACOLO?

«Ho detto, in un’intervista, che il mio rientro è un miracolo, e qualcuno, delle persone che mi sono vicine, mi ha corretto, ricordandomi che è frutto della mia determinazione. Ma io so che in certi momenti mi guardavo intorno e non vedevo speranze: io mi sono rotta lo stesso ginocchio in tre occasioni. Alle volte basta un solo infortunio così per stroncare una carriera, al terzo è facile dire che è finita; è vero però che nella mia testa questo pensiero non c’è mai stato»

MARTINA, LA JUVE E UN CAMMINO VISSUTO INSIEME

«Devo ringraziare tantissimo i fisioterapisti, che non hanno mai mollato: e anche dopo il rientro, senza il loro aiuto quotidiano, io non avrei potuto allenarmi ogni giorno. Loro e lo staff atletico hanno fatto la differenza, per come mi hanno gestito, centellinando ogni cosa, dando valore a ogni piccolo miglioramento. Anche l’arrivo del nuovo staff in estate è stato molto utile: da un lato ero preoccupata, perché ovviamente non mi conoscevano, dall’altro è stato uno sprone in più per abbandonare la vecchia me e continuare un percorso nuovo. Ora sento che sto sempre meglio, e un altro step importante è stato scendere in campo da titolare. Perché giocare è bello, farlo da titolare è diverso, anche a livello emozionale: è come essere, finalmente, a casa, con un senso di appagamento incredibile… È come non aver mai saltato una partita. Anche il rinnovo del mio contratto durante l’infortunio è stato un segnale forte, di cui sono stata grata alla Juventus e a Stefano Braghin. Un segno di riconoscenza da una parte, ma un messaggio chiaro, dall’altra: mi aspettavano in campo. Così tutte le mie compagne, che sono state l’unica vera, grande costante in tutto questo cammino. Sapevano starmi vicino anche solo guardandomi, quando loro andavano ad allenarsi e io ero in terapia: non potevano dirmi niente, forse non sapevano nemmeno cosa dirmi nei giorni peggiori, ma c’erano. Sempre. E l’emozione di vederle scattare in campo quando ho segnato con la Fiorentina è stata immensa, perché loro erano quelle che stavano li, con me, nel momento peggiore: è stata quasi una vittoria di tutti, non solo mia».

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IN CAMPO, IN UNA STAGIONE DI CRESCITA

Ma torniamo, a questo punto al 100%, in campo: che seconda parte di 2024 ha vissuto la Juve, insieme a Martina?

«Stiamo ricostruendo la nostra mentalità vincente, quella sensazione che quando arriva la Juve… Arriva la Juve. Ed era un qualcosa che stavamo perdendo: c’è stato un periodo in cui tante squadre arrivavano qui pensando di poterci fare “lo scherzetto”, mentre adesso stiamo ricostruendo la nostra presenza in campo e in campionato, grazie anche a persone che in spogliatoio fanno la differenza. E non parlo per forza di chi gioca di più: tante ragazze uniscono il gruppo, e spesso sono più entusiaste di chi gioca. Dimostrano una passione immensa per la maglia, e soprattutto che per loro la Juve è un regalo. La Juve è qualcosa che ti deve far sentire fortunata ogni giorno in cui arrivi all’allenamento, ogni volta che giochi, ed è bello avere ritrovato questa sensazione. Sono arrivate tante ragazze perbene, umili, che si sono messe in gioco. E sento in loro l'orgoglio di giocare per la Juventus: un qualcosa che probabilmente anche noi che c’eravamo già abbiamo provato a trasmettere. Nel gruppo c’è positività, una bella energia, che permette di affrontare anche i momenti difficili, grazie a un aiuto reciproco, una grande umanità, che non si trova spesso. Ci sono giocatrici che secondo me sono chiave, perché alzano il livello anche alle compagne, allenandosi a mille. In generale siamo cresciute, abbiamo fatto benissimo, siamo state molto efficaci, concrete, con un gioco più verticale. E secondo me per le qualità che abbiamo possiamo ancora aggiungere qualcosa, possiamo essere più devastanti, possiamo finire le partite sempre più soddisfatte»

LE LEZIONI DELLA CHAMPIONS

«Ci spiace essere uscite dalla Champions League, specialmente dopo la doppia vittoria col Paris Saint-Germain, che l'anno scorso è andato in semifinale, un risultato sportivo incredibile. Passare il turno, in quel modo, con due grandi prestazioni, sia all’andata che al ritorno, ci ha dato un grande entusiasmo e fatto percepire che avremmo potuto passare anche il girone, sebbene gli avversari fossero fortissimi. Ma nelle partite successive non siamo state così efficaci come contro il PSG. Abbiamo avuto delle occasioni non sfruttate, ma sarebbe riduttivo parlare di questo: non siamo state sempre correttamente dentro ai momenti delle partite, e secondo me questo ha fatto la differenza. Siamo finite in un girone molto difficile, ma la sensazione è che non si sia vista questa grande disparità, al netto dei risultati. Credo però che faremo tesoro di questa esperienza, tutte noi e tutto lo staff: possiamo fare meglio in tutto, e non essere soddisfatte di com’è andata è un buon segno, non abbiamo l’accettazione del risultato negativo, e sappiamo in cosa dobbiamo migliorare, per esempio abbiamo perso troppe partite con un grosso distacco».

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“TI PROMETTO CHE SARA’ BELLISSIMO”: IL 2025 DELLA JUVE…

«Finiamo il 2024 con una gran voglia di vincere, perché abbiamo concluso bene e ripartiremo con la stessa voglia: nella nostra testa ci deve essere solo questo. La Juve vuole tornare al successo, abbiamo obiettivi importanti, e siamo dispiaciute di non poter giocare, a inizio gennaio, la Supercoppa. Anche il Mister è molto focalizzato, e sa che quando giochi per questa maglia, vincere è l'unica cosa che conta. Va anche detto che tenere i ritmi alti è molto difficile, ne te ne rendi conto quando non ci riesci. Nei primi anni della nostra storia vincevamo sempre, e alla fine quasi non ce ne accorgevamo. Poi, quando qualcosa ha cominciato a non andare per il verso giusto, ci siamo rese conto di quanto ogni vittoria non sia mai facile, né scontata: questa sensazione ci accompagna anche adesso che stiamo facendo un bel campionato, e sappiamo che non sarà facile mantenere questo ritmo, perché arriveranno momenti più duri, ci sarà la Poule, che di fatto propone solo scontri diretti; dovremo continuare a essere efficaci».

…E QUELLO DI MARTINA

«La mia è una storia incredibile: partendo dal fatto che sono di Torino, sono juventina e sono qui dal giorno uno. La Juve è qualcosa che mi fa mettere il “noi” davanti all’”io”. Perché solo grazie al collettivo si vince, e quando accade si è felici anche singolarmente. Oggi faccio tutto quello che posso, pensando anche al domani, e per me il domani è indossare il bianconero il più a lungo possibile. Questa è l'ottava stagione qui – ancora l’otto… - E se penso al passato, da un lato è tantissimo ma dall’altro, per me, è sempre poco, perché questa maglia rappresenta qualcosa da raggiungere ogni giorno. Vedremo cosa riserverà il futuro: intanto, oggi, sono felice di quello che ho fatto e sto facendo, e soprattutto di avere di nuovo fiducia in me come calciatrice. Non tutto quello che ottengo e otterrò dipende solo da me, ma la mia parte la faccio al 100%, perché devo andare a dormire serena la sera e svegliarmi serena al mattino. Su questo, non ci sono dubbi».

sono felice di quello che ho fatto e sto facendo, e soprattutto di avere di nuovo fiducia in me come calciatrice. - Martina Rosucci

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