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·3 giugno 2025
Ndicka-Bisseck e il passo falso di Rocchi

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·3 giugno 2025
Fino a pochi giorni fa avevo detto che uno dei meriti di Gianluca Rocchi in questi 4 anni in carica come designatore è stato quello di saper comunicare con efficacia, giostrandosi bene nella “giungla” mediatica. Ebbene, con dispiacere mi tocca constatare quello che a mio avviso è un passo indietro, compiuto oggi nella tradizionale conferenza stampa di fine anno a Roma. La dichiarazione che mi ha lasciato più perplesso è quella che riguarda Inter-Roma e l’audio del contatto Ndicka-Bisseck: “Ho scelto io di non pubblicarlo per proteggere qualcuno dei miei“. Mi metto nei panni di un arbitro: nessuno di loro può aver gradito parole come queste. Tutti i direttori di gara, che sono di fatto dei giudici, dovrebbero sentirsi di pari livello, tutti nelle stesse condizioni. Non solo: neanche le società avranno apprezzato questo cambio di strategia comunicativa rispetto alle precedenti occasioni, nelle quali gli audio degli episodi erano sempre stati resi pubblici. Ecco perché ritengo che dichiarazioni del genere siano un autogol. Va comunque sottolineata, con onestà intellettuale, l’ammissione di Rocchi, che ha riconosciuto di non essere stato in grado di gestire al meglio la sua comunicazione in quel frangente.
Conferenza di fine anno di Rocchi: ecco cosa non quadra
Dal punto di vista tecnico, sono d’accordo invece con l’indicazione di punire più severamente le simulazioni, in particolare quei casi di calciatori che approfittano di certe linee di condotta arbitrali, come quella sui colpi al viso, speculando su questo o addirittura fingendo di averne subiti (quando magari invece sono stati toccati sul petto o in altre parti del corpo). Se è vero questo, d’altra parte però non ho gradito neanche gli arbitri che appena vedono calciatori con le mani in faccia, anche senza aver visto il colpo, fischiano subito interrompendo il gioco. Allo stesso modo, condivido la linea dura sulle proteste, che devono essere stigmatizzate. Non sono assolutamente d’accordo invece su questo passaggio della conferenza: “On Field Review? “Se ne facciamo qualcuna in più non è un male“. Parole che non mi sono piaciute per due motivi. Il primo: se su ogni episodio al limite si manda l’arbitro all’On Field Review, allora si perde il senso del lavoro del VAR. Il secondo: se c’è un dubbio, da protocollo si mantiene la decisione di campo.