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·12 marzo 2025
Nakamura Reggina: «Vi racconto i miei anni in Italia, quando parlava Foti non lo capivo. In Giappone i tifosi sono molto diversi. Strachan mi ha definito genio, io dico questo…»

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·12 marzo 2025
Un giapponese alla Reggina. Nel calcio del Duemila si è visto anche questo, con Shunsuke Nakamura a entusiasmare la Calabria con il suo talento, soprattutto nei calci di punizione. Oggi su La Gazzetta dello Sport l’ex numero 10 si racconta in una lunga intervista.
LA REGGINA IN UN FLASH – «Facile: il presidente Foti».
IL PRIMO INCONTRO – «Lo vidi per la prima volta in Giappone. Era il 2002. A un certo momento mi si avvicinò e mi mise in mano la numero dieci della Reggina. Io ero un ragazzino, la Serie A era una sorta di Eldorado… poi iniziò a parlare in italiano. Non capivo niente».
FOTI HA DETTO CHE GLI PARLO’ IN CALABRESE – «Non so, non capivo, ma fu convincente. Sono molto affezionato a lui. Ricordo riunioni in cui entrava in sala stampa o nello spogliatoio e iniziava a parlare ad alta voce. Lo faceva per spronarci. A volte succedeva anche all’intervallo».
TRE ANNI A REGGIO CALABRIA – «All’inizio strano, molto strano. Gli italiani sono diversi…».
GLI ALLENATORI A CUI ERA PIU’ LEGATO – «Bortolo Mutti eWalter Mazzarri.Il primo è stato un secondo padre, col secondo, invece, comunicavano a gesti o con scritte sui fogli, ma grazie a lui ho imparato molto. L’ho avuto nel 2004-2005, l’ultimo anno a Reggio».
L’AVVERSARIO SPECIALE – «Roberto Baggio. Il 5 ottobre 2002, al Granillo, segnai il primo gol su punizione in Serie A contro il suo Brescia. Bramavo di far vedere a un campione come lui cosa sapessi fare. A fine partita non gli chiesi la maglia per rispetto».
I TIFOSI – «Quando le cose andavano bene, eri un eroe. Uscivi in strada e ti assalivano, ti chiedevano autografi, ti offrivano caffè e ogni cosa. Era difficile perfino andare a fare la spesa al supermercato. Ne rimasi colpito. In Giappone il calcio non è lo sport più popolare, c’è anche il baseball ad esempio, mentre in Italia è questione di vita o di morte».
AL CELTIC STRACHAN DISSE CHE ERA UN GENIO – «I geni sono altri, è un po’ troppo per me. Tra Serie A, Champions e campionato scozzese avrò visto dozzine di geni».
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