Pagine Romaniste
·27 maggio 2025
Nainggolan torna a parlare dell’arresto: “Mi hanno descritto come Escobar, ma io sono contro le droghe”

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·27 maggio 2025
Stefano Corti e Riccardo Messa sono volati in Belgio con l’intento di far parlare Radja Nainggolan su alcune vicende delicate come quella del recente arresto. Nella puntata de Le Iene in onda questa sera su Italia 1, il Ninja si è raccontato come non ha mai fatto prima, sena alcun filtro o pressione. Il grande centrocampista belga tra gloria calcistica, notti sregolate si è ritrovato un’accusa pesantissima: traffico internazionale di droga.
Ecco le sue dichiarazioni:
Ma dietro i titoli dei giornali si nasconde davvero la verità?
“Mi hanno sbattuto dentro per delle str***ate”
Il soprannome “Ninja” non viene dal nulla racconta l’ex Roma. Una carriera fatta di lotta, rabbia e talento, ma anche una personalità ingovernabile che spesso ha fatto notizia più per le sue notti che per i suoi gol. Cresciuto tra i palazzoni di Linkeroever, quartiere duro alla periferia di Anversa.
Radja parla di un’infanzia che avrebbe potuto schiacciarlo:
“Facevo a botte, rubavo… era il modo che avevo per sopravvivere. Non avevamo nulla, cercavo solo di portare qualcosa a casa”.
Poi a 16 anni, arriva la svolta. Il calcio diventa il suo modo per vivere un’altra vita.
“Se non fossi partito, non so dove sarei finito. Forse in galera. O peggio.”
Al calciatore gli viene chiesto, com’era davvero la vita da calciatore. La risposta è una routine fuori dagli schemi, come lui:
“Martedì andavo a ballare. Mercoledì playstation. Giovedì hip hop, la mia serata preferita… mi distruggevo. Venerdì ero in coma all’allenamento. Sabato si giocava. Domenica riposo. Lunedì ritiro. Martedì Champions.”
Anche nei ritiri, Radja non si faceva mancare nulla:
“Una notte eravamo nella stanza di Totti: io, Pjanic e Manolas a giocare a punto-banco. Era passata l’una. Uscendo, troviamo Spalletti che dormiva in mezzo al corridoio. Io e Pjanic cerchiamo di passare in silenzio, ma lui si sveglia e ci urla: ‘Dove ca**o andate?!’. Il giorno dopo, Totti e Pjanic in panchina.”
Ma oltre ad aneddoti di spogliatoio, ci sono anche quelli fuori dal campo. A Milano, dopo una brutta partita con l’Inter, finisce in un locale per festeggiare il compleanno di un amico. Al tavolo arrivano alcuni ultras nerazzurri. Uno gli molla uno schiaffo:
“Succede anche questo, quando la gente pensa che il calciatore debba essere perfetto.”
Tra le confessioni, c’è spazio anche per una dipendenza mai nascosta, il gioco d’azzardo:
“Una volta ho perso 200 mila euro in una notte al casinò. Non era per soldi. Cercavo l’adrenalina. Anche su siti illegali, sì. Era un modo per sentirmi vivo.”
Poi arriva gennaio 2025. I titoli parlano chiaro: “arrestato Radja Nainggolan per traffico internazionale di cocaina”. Lui nega con forza:
“Io la droga la odio. Mi hanno fatto passare per Escobar, ma non c’entro niente.”
E sul legame con Nasr-Eddine Sekkaki, fratello minore del famigerato boss Ashraf Sekkaki, è schietto:
“Ci scrivevamo. Mi hanno detto che erano messaggi in codice. In realtà c’era solo un prestito di soldi, nessuna droga, nessun debito di gioco. Siamo amici, ma quello che fa nella vita è affar suo, non mio.”
Il Ninja è tornato. Più umano, più fragile, ma ancora pronto a combattere. Con una storia che non chiede perdono. Solo di essere ascoltata.