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·31 ottobre 2024

Mulè attacca la FIGC: «La riforma è una presa in giro: non rispetta la legge»

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Il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, è sbalordito. Nei giorni scorsi aveva avvertito la Federcalcio che la proposta in elaborazione non rispettava quanto previsto dal suo emendamento.

Tuttavia, non ha ottenuto alcun risultato, con la FIGC di Gabriele Gravina che nella serata di ieri ha depositato la propria proposta di modifica dello statuto, senza nessun cambiamento sostanziale rispetto alle prime bozze. Ora le Leghe hanno tempo fino alle ore 19.00 del 1° novembre per presentare le loro controproposte.


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«L’emendamento è scritto in un italiano chiaro e non richiede l’interpretazione di un collegio di giuristi per essere compreso – commenta l’onorevole Mulè a La Gazzetta dello Sport –. È semplice: afferma che la rappresentanza delle Leghe deve essere proporzionale e giusta rispetto al contributo economico al sistema. Da questo punto di vista, ma anche rispetto all’autonomia, la proposta è carente. Prima, l’atteggiamento della FIGC era retrogrado, mentre ora sembra procedere lentamente come una lumaca, il che è inaccettabile. Questo tradisce sia lo spirito della legge sia quello dell’autonomia».

«La riforma non promuove una vera autonomia – spiega il deputato di Forza Italia –, ma piuttosto una falsa autonomia, condizionata e limitata. La Serie A non viene riconosciuta per la sua maturità e capacità decisionale, ma è vincolata come un bambino alla madre FIGC. Dov’è l’autonomia? Anche la rappresentanza è una beffa: la Serie A passa da tre a quattro consiglieri mentre la Lega Pro ne cede uno alla Serie B. Questo contravviene alla legge, che deve essere rispettata».

Riguardo alle licenze nazionali, un tema su cui non è stata riconosciuta piena autonomia alla Lega Serie A, la FIGC ha ricordato che la legge le impone di occuparsene, anche se Mulè non la pensa così: «Ma non è vero, la FIGC potrebbe delegare questa responsabilità alla Lega. Qui siamo di fronte a un atteggiamento autoritario. Ancora una volta prevale lo spirito conservatore della Federazione. La verità è che nulla è stato rispettato. I numeri non tornano. Se il peso deve essere proporzionale al contributo economico, non possono esserci solo due consiglieri di differenza tra Serie A e Serie B. È aritmetica. La Serie A non ha nemmeno la maggioranza nel blocco professionistico: con cinque consiglieri alla A, uno alla B e due alla C, sarebbe stato diverso. Il 4-2-2 non concede nulla alla Serie A».

Mulè, infine, spiega cosa può accadere in caso di violazione della legge: «La Lega Serie A o uno dei suoi membri può denunciare la mancata applicazione della legge, lasciando la decisione a un giudice. È un peccato perché questa strada mortifica lo spirito di collaborazione che dovrebbe essere naturale. Invece, si procede con contrasti e rifiuti a qualsiasi modifica. La legge è chiara, evidentemente la FIGC si sente al di sopra di essa. L’emendamento ha messo in discussione il sistema dalle fondamenta, ma si preferisce mantenere uno status quo precario pur di non cambiare nulla. Qui si tradisce una legge, esacerbando la questione personale. Quando si vuole subordinare una riforma così importante a interessi personali, si è già perso in partenza. Spero ancora che non sia necessario l’intervento della legge e che si possa cambiare qualcosa prima che sia troppo tardi, ma non sono molto ottimista».

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