Calcio e Finanza
·18 febbraio 2025
Moratti, 30 anni dall’acquisto dell’Inter: «Rimpianto Iniesta, potevo prendere Messi e Totti»
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·18 febbraio 2025
Esattamente 30 anni fa, Massimo Moratti diventava proprietario dell’Inter. Il 18 febbraio 1995, infatti, la società nerazzurra tornava in mano all’unica famiglia in grado di vincere la Coppa Campioni, per due volte (1964 e 1965) grazie ad Angelo Moratti. Traguardo raggiunto poi, nel 2010, dal figlio con José Mourinho in panchina.
Il primo acquisto della nuova era Moratti in nerazzurro entra di diritto nella storia, visto che si tratta di un certo Javier Zanetti: «Mettevo su coi figli le cassette del campionato argentino, o meglio, anche quelle fra le tante – racconta Massimo Moratti a Il Corriere della Sera –. Iniziammo a seguire Ortega. Né Zanetti né Rambert, bensì Ortega. Seguendo lui vidi però partite dove giocava questo Zanetti. Mandai Suarez in Argentina a guardarlo da vicino. Una notte a Milano, là era giorno, Suarez chiamò per chiedermi se si doveva procedere all’acquisto. Risposi di pazientare, corsi a svegliare i figli, dovevo visionare un’ultima volta le videocassette con Zanetti… Diedi il via libera».
Un acquisto che fu seguito da tantissimi altri nei 18 anni di gestione. Ma anche i patron come Moratti hanno sempre qualche rimpianto per non essere riusciti a portare nella propria squadra questo o quel giocatore e per l’ex numero uno nerazzurro c’è un nome che spicca su tutti: «Iniesta. In una fase in cui avevamo enorme appeal e potenza economica, non dico che avremmo potuto acquistare chiunque, ma quasi… ecco, provammo con il Barcellona, provammo in tutti i modi, con azioni diplomatiche su più fronti, con mediatori, spendendoci di persona, intavolando trattative per far arrivare, come dire, ulteriori e ulteriori input a nostro favore… Niente, non c’era verso, avrebbero ceduto chiunque ma Iniesta no, avremmo potuto avanzare qualsiasi tipo di offerta pazza, qualsiasi, ma saremmo lo stesso tornati a Milano da soli».
Tornando indietro con la memoria, grazie al metodo delle cassette raccontato per l’acquisto di Zanetti, in nerazzurro arrivò anche Zamorano: «Senza videocassette non l’avrei mai preso. Ci metteva l’anima, un interista dentro. Prima di ogni partita, talmente stava in tensione che vomitava. Ogni volta. Ince? Lo vidi dal vivo. Sempre con i figli andavamo alle partite del Manchester. Ero perso per Ince. Perso. Doveva diventare un giocatore dell’Inter. Punto. Andai direttamente a casa sua a corteggiarlo».
Ma, si sa, le vie del calciomercato sono infinite, e soprattutto ricche di aneddoti: «Per Sneijder ringraziai un barista di Forte dei Marmi. Mi fermò per dirmi che con Sneijder avremmo vinto tutto. Aveva ragione. Chiamai Branca, e lui chiamò Mourinho per domandargli se potesse servire Sneijder, Mou disse “Sneijder? Eh magari”, Branca mi richiamò per dire che Mou lo voleva, io presi Sneijder».
Ma nel cuore di Moratti non può non esserci il colpo più mediatico di tutti: Ronaldo. «Fu il più corteggiato. Da buon brasiliano adorava essere inseguito, blandito. Non facevamo altro che sentirci mille volte al telefono ogni giorno, lui prima “sì firmo” poi “no ci devo pensare”, “sì firmo”, “no ci devo pensare”, avanti così…».
Il legame fra Barcellona e Inter, negli anni, è sempre stato spesso chiamato in causa. E Moratti non nasconde che anche per il calciatore più importante poteva diventare una strada infuocata: «Seguivamo Messi al Mondiale Under 18. Stavamo per comprarlo, ma saputo quello che il Barcellona stava facendo per i suoi problemi di salute, lasciai perdere. Giuro. Totti? L’allora proprietà della Roma era piena di debiti, strapiena di debiti. Il presidente era così disperato che arrivò a offrirmi Totti. Piangendo. Poi forse Totti avrebbe comunque scelto di restare a Roma, ma anche in quel caso lasciammo stare noi dell’Inter. Cose di calcio, cose di sentimenti».
Un’ultima battuta sul presente, con l’Inter di Simone Inzaghi che è reduce dalla sconfitta di Torino contro la Juventus, allenata oggi da uno degli eroi del Triplete del 2010 come Thiago Motta: «Troppi gol sprecati e troppe pressioni sul povero Lautaro. Troppe. Male, male. Però, io voglio bene a Motta, con tutti quelli del Triplete ho un rapporto affettivo eterno, sono figli aggiunti».