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Riserva di Lusso

·24 novembre 2022

Mondiali 2022, la Guida al Gruppo H: Ghana, Portogallo, Sud Corea e Uruguay

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L’ultimo girone di questi Mondiali 2022 è il Gruppo H, forse al di là dell’apparenza uno dei più impronosticabili. Portogallo a parte c’è grande curiosità per vedere il vero potenziale della Corea del Sud, oltre al redivivo Uruguay e al sempre imprevedibile Ghana.

Mondiali 2022, Ghana: l’alba di un nuovo inizio?


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Il Ghana che si presenta ai nastri di partenza del Mondiale qatariota è una squadra composta in egual misura da calciatori maturi affermati a livello europeo, giovani in rampa di lancio e giovanissimi alle prime armi desiderosi di ribaltare le gerarchie interne.

Dopo la deludente Coppa d’Africa, la Federazione ghanese ha sollevato dall’incarico di CT l’immortale Milovan Rajevac (34 panchine e un Quarto di Finale mondiale conquistato nel 2010 alla guida del Ghana) sostituendolo con il 47enne Otto Addo, precedentemente nello staff di Rajevac e con alle spalle un lunga carriera nello staff tecnico dell’Amburgo, del Nordsjelland e, nel ruolo di talent manager del Borussia Dortmund.

Con Addo al timone il Ghana ha conquistato un’insperata qualificazione mondiale, la quarta nelle ultime cinque edizioni, superando la più quotata Nigeria in un doppio scontro equilibratissimo. Dopo il pareggio a reti bianche nella gara casalinga, grazie ad un missile di Thomas Partey nel match di ritorno disputato ad Abuja e poi terminato in pareggio, il Ghana ha strappato il pass per una competizione a cui si presenta con l’obbiettivo di rilanciarsi dopo anni difficili e avari di soddisfazioni.

Oltre alla promozione di Addo, è stato fondamentale l’ingresso nell’organigramma della federazione dell’ex calciatore di origine ghanese Chris Hughton, integrato nel generico ruolo di assistente tecnico ma con poteri di cui non si conoscono i limiti. Grazie al lavoro di Hughton e alla qualificazione ai Mondiali, il Ghana è riuscito ad attirare giocatori di discendenza ghanese che fino a quel momento non avevano ceduto alle avances della Federazione. L’opera magna di questo programma di reclutamento è il sì incassato dall’attaccante dell’Athletic Bilbao Inaki Williams, preceduto dal promettere terzino in forza al Brighton Tariq Lampety e dal difensore centrale del Southampton Mohammed Salius.

Questi tre innesti vanno a rinforzare una squadra già di per sé competitiva, che poteva contare su una spina dorsale composta dal difensore centrale del Leicester Daniel Amartey, dal capitano Thomas Partey e dal jolly offensivo e gioiello della selezione Mohammed Kudus. Attorno a loro si va dunque a delineare un undici che vedrà il ballottaggio a tre tra Salius, Amartey e Djiku per i due posti al centro della difesa, Lamptey impiegato come terzino destro e Baba, o il più giovane Mensah, a sinistra. La linea a quattro sarà posta a difesa del portiere del San Gallo Lawrence Ati Zigi, il punto debole più lampante all’interno del roster scelto da Addo. Gerarchie definite a centrocampo, dove in caso di centrocampo a due Partey sarà affiancato dal giovane ma interessantissimo centrocampista del Lens Salis Abdul Samed, ancora a secco di presenze con le Black Stars. Se invece Addo dovesse virare verso uno schieramento più coperto a centrocampo, potrebbe trovare spazio anche Owusu. L’attacco offre invece tante soluzioni: i fratelli Ayew – André al quarto Mondiale e Jordan al terzo – con ogni probabilità dovranno accontentarsi di un ruolo da comprimari, per far spazio alle nuove leve. La trequarti sarà territorio di caccia di Kudus, esploso in questa prima parte di stagione all’Ajax dopo anni in cui i lampi di talento erano intervallati da continui e sfortunati infortuni traumatici. Sulle fasce il Ghana schiererà altri due profili da attenzionare durante il torneo: a destra agirà il classe 2004 Abdul Fatawu Issahaku, in estate acquistato dallo Sporting Lisbona, e a sinistra il più noto Kamaldeen Sulemana, entrambi con licenza di accentrarsi e creare scompiglio con dribbling e accelerazioni. Dopo una lunga e sfibrante attesa, il Ghana, orfano di un grande centravanti dall’addio di Gyan Asamoah (che in realtà si era dichiarato convocabile anche per questa edizione), avrà nuovamente un totem al centro d’attacco: Inaki Williams, che ha deciso di vestire la maglia ghanese per realizzare il sogno di suo nonno, avrà sulle spalle il peso di un’intera nazione.

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Grande curiosità per vedere Kudus all’opera sul palcoscenico dei Mondiali (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Images – OneFootball)

Il girone è tosto, quasi proibitivo, ma vedrà il Ghana fronteggiare sfide affascinanti come l’esordio contro il Portogallo e incroci dal sapore agrodolce come quello del 2 dicembre contro l’Uruguay. Dodici anni dopo i Mondiali sudafricani, il Ghana incontrerà nuovamente la squadra affrontata nello storico Quarto di Finale di quella rassegna, terminato tragicamente con una sconfitta ai rigori dopo aver avuto il penalty della vittoria nel recupero dei supplementari. Dato il valore degli avversari con cui si interfaccerà e anche le caratteristiche della rosa, è lecito attendersi un Ghana stretto e compatto a protezione dell’area di rigore, per poi risalire il campo attraverso gli strappi dei trequartisti e l’atletismo di Inaki Williams.

Nonostante il valore della rosa a disposizione del CT Otto, a causa del poco tempo avuto per assemblare i nuovi innesti, è molto difficile immaginare un Ghana in lotta con Uruguay e Portogallo per la qualificazione al turno successivo, più probabile vederlo competere con la Corea del Sud per la terza piazza. Al netto di ciò, per quantità di ragazzi dal futuro promettente pronti a prendersi la scena, incroci storici e semi esordienti dal valore conclamato, sarà interessante seguire il percorso del Ghana in questo Mondiale.

Mondiali 2022, Portogallo: tanta qualità, poche certezze

Dopo un’Europeo (da campioni in carica) e prima ancora un Mondiale, per nulla convincenti, il Portogallo è chiamato a tornare nell’èlite delle nazionali. Troppo grave per una nazionale con la tradizione dei lusitani, uscire due volte di fila al primo turno ad eliminazione diretta, specie durante il regno di quello che è un totem come Cristiano Ronaldo. Che questo Mondiale sia l’ultima sua grande manifestazione ci credono in pochi: il portoghese pur riscontrando grosse difficoltà a continuare a incidere ad alti livelli, difficilmente si ritirerà prima del prossimo europeo. Con più probabilità questo sarà la sua ultima competizione iridata: l’ultima possibilità di migliorare il medagliere lusitano, arrivare a pareggiare il terzo posto finale, per spingersi lì dove solo Eusebio è riuscito nella storia del piccolo stato iberico. Il CT Fernando Santos è un vero e proprio idolo in patria. Vincitore dell’Europeo 2016 è considerato dai più come un allenatore pragmatico, in grado di dare principi tattici semplici e affidando la leadership ai calciatori più carismatici, usandoli da traino per il resto del gruppo. Così Ronaldo e Pepe, sono senza dubbio i dioscuri del suo credo in campo.

In porta il titolare è ancora il romanista Rui Patricio, seppur in calo, è il terzo per esperienza e importanza all’interno del gruppo di Santos, in una sola parola: irrinunciabile. Al centro della difesa insieme a Ruben Dias, unico certo del posto, ci sarà un ardito ballottaggio. Danilo Pereira ha giocato lì tutta la scorsa Nations League e buona parte delle qualificazioni; Pepe è un monumento per spogliatoio e allenatore e si esalta in contesti di prestigio; infine in questa stagione c’è stata l’esplosione del giovane Antonio Silva, del Benfica. Nell’ultima amichevole pre-Mondiale contro la Nigeria è stato quest’ultimo il prescelto, ma data la validità dei concorrenti, l’ultima parola si potrà dire soltanto oggi. Sugli esterni bassi, Cancelo e Nuno Mendes sono abbastanza sicuri del posto: probabilmente la coppia di terzini offensivamente più forte dell’intera competizione. Uno degli eroi dell’Europeo 2016, Rapha Guerreiro sarà soltanto una freccia da utilizzare a partita in corso, per aumentare magari la qualità del palleggio rispetto a Nuno Mendes.

Nella zona mediana del campo, la solita grondante qualità. Insieme all’equilibratore William Carvalho, perfettamente a suo agio sia in un centrocampo a due, che da vertice basso in uno a tre, Santos ha l’imbarazzo della scelta. Potrebbe optare per l’opzione a due, affiancando al giocatore del Betis un ragionatore come Ruben Neves, oppure un calciatore più barocco, ma che sta facendo grande apprendistato nel centrocampo a due a Parigi, come Vitinha. Insieme a loro non va trascurata la scintillante stagione di Joao Mario: già molto stimato dal CT, dopo ottime stagioni con lo Sporting, quest’anno sta giocando tanto e bene nella macchina Benfica di Schmidt. Con il centrocampo a tre le possibilità aumentano: con giocatori dalla bravura nel palleggio come Bernardo Silva e Bruno Fernandes come mezze ali, Fernando Santos può decidere di giocare partite con lunghissime fasi di attacco posizionale, senza battere ciglio.

Dalla forma del centrocampo dipenderà ovviamente anche il reparto offensivo. In generale sull’esterno sinistro difficilmente si farà a meno di Leao. Il giocatore del Milan ha dimostrato nell’ultimo anno solare di poter inclinare il campo e correre direttamente verso la porta avversaria quando la sua squadra lo necessita. Sull’esterno destro, dato l’inspiegabile forfait alla nazionale di Rafa SilvaRafa Silva, all’interno di un ipotetico 4-2-3-1 sarebbe Bernardo a “scalare largo”. In caso invece di 4-3-3, Fernando Santos dovrà optare diverse scelte sanguinose.

Già, perché il reparto offensivo oltre ai già citati Leao e Bernardo Silva può contare su calciatori come Joao Felix e, all’elefante nella stanza, quel Cristiano Ronaldo leader e capitano che tanto sta faticando durante quest’annata. Il fuoriclasse portoghese si toglierà la scimmia dalla spalla e giocherà ancora una volta segnando per la sua nazionale? Oppure Santos lo lascerà in disparte per giocare con un tridente più leggero che includa Felix da centravanti con Leao e Bernardo esterni? Infine ci sarebbe anche André Silva. L’ex calciatore del Milan è insieme a Gonçalo Ramos l’unico centravanti puro della sua nazionale; il tema tattico per schierarlo potrebbe presentarsi prima di quanto si creda.

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Questo Mondiale potrebbe segnare la definitiva consacrazione di Leao (Foto: Thomas Eisenhuth/Getty Images – OneFootball)

Molti interrogativi dal centrocampo in su per il Portogallo. Uno su tutti: c’è vita oltre CR7?

Mondiali 2022, Sud Corea: grande curiosità per Son e compagni

La Corea del Sud è una della nazionali più interessanti che si presentano a Qatar2022, tranquillamente inseribile tra le possibili underdog del torneo. Qualificata come seconda con largo anticipo alla rassegna iridata, nell’11 iniziale presenterà alcuni giocatori che stanno facendo benissimo in Europa. Il primo nome che ci viene in mente è quello di Son Heung-min. L’attaccante esterno del Tottenham è in questo momento uno dei calciatori più forti del pianeta e si rincorrono le voci su un suo possibile cambio di casacca già a gennaio, con Real Madrid e Paris St. Germain in prima fila per accaparrarsi le sue prestazioni. Una frattura nella zona dell’occhio sinistro nell’ultimo match di UEFA Champions League degli Spurs contro l’OM aveva fatto venire i sudori freddi a un’intera nazione, ma Son si è operato nei giorni immediatamente successivi così da potersi presentare in campo al Mondiale, indossando una mascherina protettiva. Un segnale di quanto ci tenga a far bene e a rappresentare un intero paese.

Dal 2018 Paulo Bento siede sulla panchina dei Taegeuk Warriors. L’allenatore portoghese non è amatissimo dai tifosi, per via di alcune scelte che ha fatto in questi 4 anni, però, sotto la sua guida la nazionale sud-coreana si è tenuta ad alti livelli, mostrando spesso ottime trame di gioco. La formazione con cui si dovrebbe schierare è il 4-1-4-1. Nell’ultima amichevole pre-mondiale, giocata l’11 novembre contro l’Islanda, Bento ha messo in campo i suoi con un’inedita difesa a 3, ma il grave infortunio di Park Ji-soo, che ha dovuto abbandonare il ritiro della nazionale e rinunciare al mondiale, dovrebbe riportare la difesa a 4 in cima ai pensieri del tecnico lusitano. In porta il titolare designato è Kim Seung-gyu, numero uno dell’Al-Shabab, una delle squadre più importanti della AFC, che milita nella Saudi Pro League, massima divisione dell’Arabia Saudita. Il trentaduenne ex Kashiwa Reysol, in J1 League, ha preso il posto di Jo Hyeon-woo, portiere dell’Ulsan Hyundai, squadra vincitrice della K-League 1 dopo 17 anni, titolare a Russia 2018 e in questa edizione dodicesimo. Il terzo portiere sarà Song Bum-keun, titolare del Jeonbuk Hyundai Motors, squadra arrivata seconda nel campionato locale. Se i nomi delle due principali squadre sud-coreane vi sembrano simili è perché sono entrambe di proprietà della Hyundai, pur se di due comparti diversi. Una particolarità che non impedisce ai due team di avere una fortissima rivalità, senza che si siano mai verificate combine.

In difesa dovrebbero giocare al centro Kim Min-jae e Kim Youn-gwon. Il difensore del Napoli ormai lo abbiamo imparato a conoscere anche alle nostre latitudini. Arriva al Mondiale dopo aver disputato una prima parte di stagione sensazionale e sarà un brutto cliente per i vari Suarez, Cavani e Rafa Leao. Young-gwon è il difensore titolare dell’Ulsan Hyundai ed è compagno di Min-jae da tempo; è un difensore solido e ottimo marcatore. A sinistra il titolare designato è Kim Jin-su, in prestito al Jeonbuk dall’Al Nassr FC, altra squadra saudita. Grande crossatore e buonissimo difensore, ha un’infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro e potrebbe saltare la prima partita con l’Uruguay. Al suo posto sembra pronto a scendere in campo Hong Chul, esterno sinistro del Daegu FC in K-League 1, abituato a giostrare da esterno alto nel 3-5-2 è tutto da testare da terzino basso. Il buco più evidente però è a destra, dove i due possibili titolari non danno molte certezze, per motivi diversi. Kim Tae-hwan, dell’Ulsan Hyundai, ha 33 anni e comincia ad accusare gli acciacchi dell’età, mentre Kim Moon-hwan, terzino destro del Jeonbuk già in forze ai Los Angeles FC in MLS, è un onesto calciatore che però non ha grandi picchi di qualità. Il ballottaggio si risolverà poche ore prima del primo match contro l’Uruguay.

La vera forza della Corea del Sud è a centrocampo. Nel ruolo di regista davanti alla difesa troviamo Jung Woo-joung, centrocampista massiccio che gioca proprio in Qatar nell’Al-Sadd SC, con cui ha vinto 3 Qatar Stars League di fila. Nei quattro dietro alla prima punta troviamo a destra Kwon Chang-hoon, esterno di grande qualità che quest’anno ha giocato nella squadra militare del Gimcheon Sangmu ma che ha esperienze di livello in Ligue 1 e Bundesliga. Accanto a lui dovrebbe giocare Hwang In-beom, il cervello di questa nazionale, oggi in forza all’Olympiacos in Grecia.

Al suo fianco prenderà posizione uno dei grandi talenti di questa nazionale, Jeong Woo-yeong. Centrocampista offensivo di soli 23 anni è uno dei punti di forza del Friburgo che sta stupendo tutti in Bundesliga. A sinistra, naturalmente, ci sarà Son Heung-min. Le alternative sono interessanti e di ottimo livello, in particolare vi consigliamo di tenere d’occhio Lee Kang-in, che quest’anno sta facendo faville in Liga con la maglia dello RCD Mallorca, e Song Min-Kyu, trequartista di grande fantasia del Jeonbuk.

Davanti il titolare sarà Hwang Ui-jo, da anni l’unico centravanti di ruolo di spessore della nazionale sud-coreana. Ha giocato una vita in Ligue 1 con la maglia dello FC Girondins Bordeaux, di cui è stato un vero e proprio idolo, e nell’ultima finestra di mercato estiva si è trasferito all’Olympiacos, dove però non ha trovato molto spazio. Per questo motivo è presumibile che la sua alternativa Cho Gue-sung, del Jeonbuk, potrà trovare spazio nel corso del Mondiale. Centravanti forte fisicamente e molto mobile, si vorrà mettere in mostra a tutti i costi per strappare una chiamata in Europa e ha i numeri per farlo.

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Il difensore del Napoli Kim è tra i più attesi al debutto in questo Mondiale (Foto: Jung Yeon-Je/Getty Images – OneFootball)

La nazionale sud-coreana non si nasconde e punta a superare il girone. Non sarà facile ma la qualità per competere con almeno altre due della nazionali presenti nella prima fase non manca. Il quarto posto del mondiale di casa pare impossibile, ma sognare non costa nulla no?

Mondiali 2022, Uruguay: tra passato e futuro

Per la prima volta dal 2002, l’Uruguay non sarà guidato ai Mondiali da Óscar Washington Tabárez. Infatti, esattamente un anno fa, dopo sedici anni consecutivi sulla panchina della nazionale, lo storico allenatore è stato sollevato dall’incarico. Una scelta dettata dall’evidente declino che l’Uruguay stava attraversando già da diversi anni, dovuto anche da un ricambio generazionale non all’altezza, rispetto alla squadra che nella prima metà degli anni ’10 aveva raggiunto grandissimi risultati. Infatti, la nazionale uruguaiana sotto la guida di Tabárez aveva raggiunto il quarto posto ai Mondiali del 2010, vinto la Copa América dell’anno successivo e raggiunto le semifinali anche nella Confederations Cup 2013. L’ultimo colpo di coda era arrivato con i quarti di finale al Mondiale 2018, ma con una rosa composta per la maggior parte da trentenni o quasi trentenni.

L’Uruguay ha vissuto un percorso di qualificazione piuttosto tribolato, iniziando discretamente e finendo poi per trovarsi con praticamente un piede fuori dal Mondiale al momento dell’esonero di Tabárez, arrivato dopo quattro sconfitte consecutive. Col cambio di allenatore sono infine arrivate tre vittorie consecutive, che hanno permesso alla Celeste di conquistare il terzo posto nel girone e la conseguente qualificazione. Protagonisti di questo percorso, a livello di gol, sono stati il solito Luís Suarez e Giorgian De Arrascaeta, autori di più della metà dei gol. I buoni risultati raccolti nell’ultimo anno hanno risollevato l’Uruguay fino al quattordicesimo posto nel ranking FIFA, dal diciassettesimo in cui era finito dopo le quattro sconfitte di fila nelle qualificazioni e la Copa América terminata ai quarti di finale. Sembrano comunque lontanissimi i tempi in cui l’Uruguay spesso e volentieri entrava nella top 5.

Per inaugurare il nuovo corso post-Tabárez è stato scelto Diego Alonso, vincitore di due CONCACAF Champions League (con Pachuca e Monterrey) ed ex allenatore dell’Inter Miami. 47 anni, Alonso ha giocato nella nazionale uruguaiana a cavallo tra fine anni ’90 e inizio ’00, nel periodo in cui calcava i campi delle prime due serie spagnole. L’arrivo dell’ex giocatore di Nacional e Peñarol ha portato un cambio di rotta sia nei risultati che anche nel gioco, proponendo un 4-4-2 propositivo – oppure un 4-3-3 -, con le linee alte e un buon livello di pressing. In generale all’Uruguay di Alonso piace essere in controllo della situazione. Il nuovo CT ha anche provato a favorire un ricambio nel gruppo dei convocati, riducendo all’osso lo zoccolo duro di giocatori che hanno accompagnato Tabárez nelle annate più di successo.

La prima differenza si vede già nel nome di quello che sarà il portiere titolare, ovvero Sergio Rochet. Arrivato tardi in nazionale, a quasi 29 anni, ha soppiantato nelle gerarchie quello che era stato il primo portiere per tutto il decennio precedente: Fernando Muslera. Rochet gioca nel Nacional e, finora, ha tenuto la porta inviolata in sei delle sue otto apparizioni in nazionale.

Come ormai da diversi anni a questa parte, infortuni permettendo, la coppia centrale dell’Uruguay sarà composta da Diego Godín e José Maria Giménez. Il trentaseienne del Vélez Sarsfield ha perso lo smalto degli anni migliori, ma è ancora il legittimo proprietario del ruolo mentre si appresta a giocare il suo quarto mondiale. A destra il titolare sarebbe Ronald Araújo ma, a causa del problema all’adduttore che lo sta tenendo fuori da fine settembre, il terzino del Barcellona sarà disponibile solo dagli eventuali ottavi. Il suo posto dovrebbe essere preso dall’ex promessa del Manchester United Guillermo Varela. A sinistra invece la sfida tutta italiana per una maglia da titolare tra Mathías Olivera e Matías Viña vede prevalere il giocatore del Napoli.

Ipotizzando un centrocampo a quattro, più usato da Alonso nelle gare che portavano punti, la mediana sarebbe composta da Federico Valverde e Rodrigo Bentancur. Il centrocampista del Real Madrid è forse il giocatore chiave di questa nazionale, mentre l’ex Juve sta facendo molto bene da quando è passato al Tottenham. Ai loro fianchi agiranno a sinistra Giorgian De Arrascaeta, classe ’94 del Flamengo, e a destra Facundo Pellistri, uno dei migliori prospetti del calcio uruguaiano e attualmente nella rosa del Manchester United. Se Alonso dovesse decidere di schierarsi a tre, i nomi per il terzo slot vicino a Valverde e Bentancur sarebbero quelli di Vecino e Torreira.

Davanti l’Uruguay ha una storia ormai quasi decennale di attacco a due, composto sempre dalla stessa coppia: Cavani-Suarez. Da due anni però si è imposta una variabile difficile da ignorare, ovvero Darwin Núñez. Lo spinoso dilemma per Alonso rischia però di essere risolto dai problemi fisici di Cavani, che è alle prese con un fastidio alla caviglia da alcune settimane e arriverà non al meglio in Qatar. Scegliere il centrocampo a tre di cui si parlava prima porterebbe a un’ulteriore ballottaggio per il CT, che avrebbe posto per un solo centravanti. In alternativa potrebbe essere anche dirottato largo Núñez, rinunciando però a uno tra Pellistri e De Arrascaeta e dando un’impostazione più sbilanciata alla squadra.

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El Pajarito Valverde è la vera stella di questo nuovo corso dell’Uruguay (Foto: VLADIMIR SIMICEK/Getty Images – OneFootball)

L’Uruguay ritrova nel girone gli avversari di due dei Mondiali più recenti, quel Portogallo battuto agli ottavi di finale nel 2018 e soprattutto il Ghana, con cui fu protagonista dell’incredibile quarto di finale di Sudafrica 2010. Per la Celeste l’obiettivo minimo è ovviamente quello del passaggio del turno, ma ci saranno motivazioni in più sia per i veterani giunti all’ultimo mondiale, sia per Alonso e i giocatori più giovani, che vorranno dimostrare di essere all’altezza di Tabárez e della grande generazione dell’Uruguay degli anni ’10.

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