Riserva di Lusso
·23 novembre 2022
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·23 novembre 2022
Uno dei gironi più hipster tra quelli dei Mondiali 2022, il Gruppo F è sicuramente uno dei più indecifrabili (assieme all’H probabilmente). Belgio e Croazia partono sicuramente avanti, ma Canada e Marocco portano sul tavolo freschezza, gioventù e due gruppi in crescita, al contrario di quelli declinanti (ma sempre di alto livello) delle due nazionali europee.
Nel mondo dello sport, tradizione e blasone segnano i cicli di squadre di club, ma arrivano a segnare anche quelli delle nazionali. Così, mentre ci sono nazionali dall’ampio palmares che possono avere qualche passaggio a vuoto, attraversando periodi più o meno lunghi di ristrutturazione (l’Italia dell’ultimo decennio ne è esempio, ma anche la stessa Germania), per le selezioni che riescono a concentrare una serie di fenomeni in un determinato periodo storico la pressione è moltiplicata esponenzialmente: bisogna sfruttare un momento che potenzialmente non potrebbe tornare mai più. È questo il fantasma che ha perseguitato il Belgio sin dall’Europeo in Francia, passando per il Mondiale russo fino all’ultima competizione continentale: la Golden Generation si è trovata ogni volta di fronte ad occasioni ritenute irripetibili, gettandole ripetutamente alle ortiche in maniera per diverse gradazioni deludente (la spedizione mondiale ha portato, in realtà, un gran risultato). La rassegna qatariota, in questo senso, potrebbe essere tanto un momento di transizione quanto un ultimo aut aut: in un certo senso, l’attuale situazione del Belgio ricorda molto quella dell’Italia 2006. Con i dovuti distinguo, il parallelismo è evidente: gruppo illuminato che ha gettato molteplici occasioni alle ortiche; roster diversificato a livello generazionale, con un ricambio avviato ma non completato, nel quale i più giovani sono forse più scarsi degli esperti a livello assoluto ma più consapevoli; volendo completare il quadro, si può aggiungere anche la certezza granitica di un portiere in stato di grazia (ed in odore di Pallone d’Oro).
Il Belgio parte da Courtois come la squadra di Marcello Lippi partiva da Buffon, e da una sempre maggiore consapevolezza dell’ex Chelsea. In difesa, coach Martinez continua ad affidarsi al blocco a tre che tante certezze gli ha portato negli ultimi anni, ancor più ibridabile vista la versatilità di Dendoncker (che dovrebbe avere la maglia da titolare sul centrodestra a scapito dell’intrigante 2003 scuola Anderlecht Debast) e soprattutto quella di Theate sulla sinistra, che parte dietro il decano Vertonghen sulla carta ma potrebbe superarlo da un momento all’altro, visti i ricorrenti problemi fisici dell’ex centrale di Ajax e Benfica. Al centro rimane il baluardo Alderweireld, in questa stagione tornato in madrepatria all’Anversa, squadra di cui è anche capitano. Alle sue spalle, scalpita Wout Faes, arrivato quest’anno al Leicester dopo un buon biennio al Reims.
Sulle fasce ci sono varie opzioni: sulla destra, il titolare designato è Meunier, il quale tuttavia potrebbe vedersi tolto il posto da un Castagne in buona forma durante questa stagione. Castagne potrebbe tornare utile anche a sinistra, dove però Martinez tende a schierare un esterno più offensivo: Thorgan Hazard e Carrasco si giocheranno la maglia da titolare, con il primo favorito, soprattutto qualora l’undici dovesse sistemarsi più spesso verso un 4-2-3-1.
La cerniera mediana è uno dei punti di forza di questa squadra, in particolare nella figura di Youri Tielemans, che sta vivendo un inizio di stagione eccellente. Dopo l’esperienza opaca dell’Europeo, è arrivato il momento per il classe 1997 di prendersi la squadra sulle spalle e incidere. A completare il duo sarà plausibilmente Axel Witsel, con molta probabilità all’ultima competizione con i Red Devils; cercano spazio Vanaken e soprattutto il classe 2001 Amadou Onana, piovra della mediana dell’Everton che partecipa al gioco con inserimenti e tanta corsa da un’area di rigore all’altra.
Che sia l’ultima occasione per questa generazione d’oro? (Foto: Bruno Fahy/Getty Images – OneFootball)
Nel terzetto offensivo c’è abbondanza numerica, ma gli stati di forma sono piuttosto precari; al di là della certezza De Bruyne, sono tanti i calciatori in uno stato psicofisico precario, chi per un motivo chi per un altro. Dalla crisi esistenziale di Eden Hazard (seppur in timida ripresa) ai tormenti fisici di Romelu Lukaku, fino al difficile adattamento di De Ketelaere a Milano e alla traiettoria calante di Dries Mertens. Proprio queste situazioni precarie possono spingere Martinez, se ne avrà la personalità, a mettere in secondo piano gli elementi più rattoppati per dar spazio a giocatori che hanno iniziato la stagione con una marcia in più, come Openda, tra i protagonisti dell’inizio di stagione folgorante del Lens (7 gol in 15 partite) e Leandro Trossard, che si sta mettendo in luce come tuttofare nel Brighton di De Zerbi, giocando il calcio migliore della sua carriera. È rimasto un po’ al palo Jeremy Doku: dopo la grande partita contro l’Italia di Euro2021, l’esterno ha avuto tanti stop muscolari che gli hanno impedito di crescere adeguatamente.
Per il Belgio sarà fondamentale iniziare la spedizione con il piede giusto, dato che affronta le due compagini teoricamente più deboli nei primi due turni prima dello scontro al vertice dell’ultimo turno contro la Croazia. Passato il girone, si inizierà subito a fare sul serio: dall’altro lato ci sarà un’avversaria del gruppo E, che si può ipotizzare possa essere una tra Spagna o Germania (o al limite Giappone, in un revival del 2018). Probabilmente per il gruppo di Martinez è meglio incontrare subito queste compagini d’alto profilo per non cullarsi troppo sugli allori.
Di Lorenzo Masi
Senza alcun tipo di pressione e considerata la cenerentola della competizione, il Canada torna al mondiale dopo 36 anni d’attesa, preparando quella che sarà l’edizione che lo vedrà paese ospitante assieme agli Stati Uniti nel 2026. Pensare che la squadra di John Herdman sarà in Qatar solo ed esclusivamente per fare esperienza in vista degli impegni futuri risulta però fuorviante e completamente sbagliato.
Perché il Canada, una delle rose più giovani della competizione, ha vinto il proprio girone qualificativo di CONCACAF ai danni di Messico e USA, rivelandosi il miglior attacco con 23 gol e la seconda miglior difesa con 7 reti subite. Segno di una squadra completa in ogni reparto e ricca di giocatori provenienti non solo dalla nuova e ormai consolidata frontiera MLS, ma anche dai migliori campionati europei.
Buona parte del merito passa dall’inglese John Herdman, nativo di Consett, vicino Newcastle, emigrato poi in Nuova Zelanda prima come calciatore amatoriale e poi come allenatore della nazionale femminile. Il 47enne è poi passato alla nazionale femminile canadese, prendendo le redini di quella maschile (ai tempi molto meno sviluppata) per diventare allenatore e manager, occupandosi del processo di sviluppo a partire dagli under 14. Neanche lo stesso Herdman, dopo soli 4 anni, si aspettava di arrivare così rapidamente a questo punto dopo aver preso la squadra al 120° posto nel ranking mondiale.
A livello tattico, Herdman ha alternato il 4-4-2 con il 4-2-3-1, anche se dovrebbe optare sul primo, più quadrato ed equilibrato per mettere in evidenza i punti forti di questa squadra dal punto di vista offensivo. In porta, l’iconico 35enne Milan Borjan si regalerà il suo primo ed unico mondiale: nato in Croazia, trasferitosi in Canada da piccolo e svezzatosi calcisticamente tra Argentina e Uruguay prima di un lungo girovagare che oggi lo vede titolare nella Stella Rossa. Borjan è un portiere sicuro e d’esperienza che mette sicurezza al reparto, salvo qualche gaffe che a questi livelli potrebbe però costare cara.
In difesa, i quattro uomini sembrano al momento inamovibili: i terzini Alistair Johnson e Sam Adekugbe, con un occhio particolare sulla fase offensiva del secondo, accompagneranno i centrali Kamal Miller e Steven Vitória, due profili fisici che potrebbero andare in difficoltà con transizioni e ripartenze rapide a scavalcare la difesa.
In mezzo al campo, la qualità di Stephen Eustáquio sarà la chiave di volta per lo sviluppo offensivo dei canadesi, non abituatissimi a ripartire da dietro, coadiuvato da uno tra lo storico capitano Atiba Hutchinson o il rampante Samuel Piette, due profili più tendenti alla copertura degli spazi. Hutchinson, una vera e propria leggenda in patria così come al Beşiktaş, arriva a questa coppa del mondo acciaccato fisicamente ma con la volontà di trainare definitivamente questa nazionale nel calcio che conta. Al pieno delle sue possibilità, è sicuramente la migliore delle scelte per reggere il reparto centrale. C’è poi un giovane in panchina, il classe 2002 Ismael Koné, profilo interessantissimo per fisicità e capacità di strappo, caratteristiche non consone in questa nazionale che possono far scoccare la scintilla all’interno di una partita.
Le ali sono sicuramente uno dei reparti migliori del Canada, anche guardando le altre nazionali: a sinistra la rapidità di Alphonso Davies può mettere in difficoltà qualsiasi difensore, mentre a destra Tajon Buchanan, piacevole sorpresa dell’ultimo anno con il Bruges e altro talento da tenere d’occhio, ha caratteristiche diverse e può accentrarsi sia per andare al tiro che per provocare l’ultimo passaggio. Junior Hoilett, altro giocatore storico di questa nazionale, può tranquillamente fare le veci di uno di questi due, assicurando qualità ed esperienza nel leggere le transizioni offensive, così come Liam Millar, nativo di Toronto con formazione inglese che al Basilea sta facendo davvero bene.
In attacco, un duo di tutto rispetto, formato da Jonathan David e Cyle Larin: il primo, pur non essendo un attaccante puro, ha iniziato la stagione benissimo al Lille, mettendo a segno 9 gol in 15 presenze in Ligue 1 (1 ogni 148’) assieme a 3 assist. L’altro, pur avendo giocato meno minuti nel Bruges, è il profilo più fisico e portato al gioco aereo e di sponda. Con due riserve di tutto rispetto come Iké Ugbo, che ha avuto minuti importanti nel Troyes, e Lucas Cavallini, di origini italiane da papà argentino e mamma canadese con un passato pieno di gol tra Uruguay e Messico. Dal fisico equilibrato ma possente, Cavallini ha messo a segno 9 gol in MLS con la maglia dei Vancouver Whitecaps ed ha realizzato il rigore della vittoria contro il Giappone nell’ultima amichevole pre mondiale. Se Herdman dovesse prediligere chi arriva in Qatar al top della forma, potrebbe anche candidarsi per una maglia da titolare.
Partendo da questi uomini, il 3-4-3 o 3-4-1-2 è un’altra delle scelte possibili, probabilmente in corso d’opera: spostando Adekugbe come esterno a sinistra, scalando Johnston come terzo centrale e inserendo Richie Laryea a destra, con Davies come trequartista.
Il giovane Canada è pronto a stupire (Foto: Vaughn Ridley/Getty Images – OneFootball)
Al netto di tutto, in Canada sono abbastanza fiduciosi di poter dire la loro: in un gruppo complicato e ricco di stelle tra Belgio, Croazia e Marocco, questa squadra potrebbe dare del filo da torcere a chiunque. Molti segnalano nella partita del 1 dicembre, contro il Marocco, un vero e proprio spareggio per fare punti in questo gruppo, anche se i marocchini arrivano in Qatar con tanta qualità e con l’etichetta di possibile sorpresa della competizione. Una cosa è certa, la parabola ascendente di questa squadra non si fermerà sicuramente dopo questo mondiale.
Il tempo scorre veloce e non tutti ricordano così nitidamente il fatto che la formazione croata si presenta a questo Mondiale come la squadra vicecampione in carica; quanto accaduto in Russia quattro anni fa non può essere considerato un exploit per una nazionale sempre in grado di sfornare grandi quantità di talenti, soprattutto per merito di quel gran serbatoio che è la Dinamo Zagabria.
Il percorso che parte dalla finale di Mosca del 2018 ed arriva alla partita di oggi contro il Marocco è stato pieno di cambiamenti e di eventi intermedi che ci inducono a pensare che il cammino della scorsa edizione sia non ripetibile. In realtà questi quattro anni sono stati utili a Zlatko Dalic per rielaborare una squadra che necessitava di rinnovamento ma senza rivoluzioni.
Il lavoro del commissario tecnico è stato quello di rimettere sostanzialmente in piedi una situazione pronta a degenerare per il peggio nel 2017, quando la nazionale e la federazione si trovavano a dover combattere una serie di faide nate da una successione di eventi poco leciti che hanno anche spaccato lo spogliatoio della squadra.
Dalic, arrivato ad allenare la nazionale nel tentativo di ricucire tutti gli strappi, non solo è riuscito nell’intento, ma ha creato un disegno che ha messo al centro di tutto il trio di centrocampo formato da Brozovic, Modric e Kovacic facendo girare attorno a loro il resto della squadra. In questo modo il commissario tecnico croato ha permesso alla squadra non solo di raggiungere la finale del mondiale di Russia, ma di crearsi quella credibilità necessaria a rinnovare la squadra.
Infatti, andando a leggere la lista dei convocati il senato della squadra è ancora lì con Vida e Lovren in difesa, Modric a centrocampo ed Ivan Perisic ad imperversare sulla fascia sinistra; non avesse appeso gli scarpini al chiodo, magari anche Mario Mandzukic sarebbe ancora nella lista dei convocati. Ma, con l’eccezione di Modric e Perisic, che ancora non hanno intrapreso la parabola discendente della propria carriera, Dalic ha dato centralità ad una serie di nuovi elementi il cui valore è emerso in questo quadriennio, e che utilizzeranno questo Mondiale per dare il via al nuovo ciclo della nazionale a scacchi biancorossi.
Per questo motivo al centro della difesa, seppur presenti nella lista dei convocati, Lovren e Vida saranno, con ogni probabilità, solo delle alternative rispetto alla coppia titolare Sutalo-Gvardiol, che oltre a garantire elevate performance difensive, hanno mostrato di essere più abili, rispetto ai loro compagni più esperti, nella fase di impostazione del gioco.
Anche il reparto terzini si è rinnovato e vedrà ai blocchi di partenza Juranovic a destra e Borna Sosa a sinistra, sicuramente due elementi che non hanno ancora raggiunto il picco della loro carriera e che in questo Mondiale avranno l’occasione di fissare il proprio nome sulla lista degli scout dei principali club internazionali, e far dimenticare ai tifosi croati la coppia Vrsaljko-Strinic.
A centrocampo, fermo restando l’inamovibile trio delle meraviglie (a parere di chi vi scrive, ancora il miglior centrocampo dell’intera competizione), sta crescendo una nuova generazione di elementi pronti a raccogliere l’eredità di questi tre fenomeni, ovviamente reinterpretando il modo di stare in campo della squadra. Ma questo è un discorso più appartenente al futuro, per quel che riguarda la competizione qatariota, invece, i vari Lovro Majer, Kristijan Jakic e, soprattutto, Luka Susic, sono pronti a diventare gli allievi che fanno riposare i loro maestri quando necessario, per non sovraccaricarli di minutaggio e mantenerli nelle migliori condizioni in vista della fase ad eliminazione diretta.
In attacco, invece, Dalic ha deciso di portarsi dietro soluzioni diverse a seconda delle necessità di ogni singola partita; per questo motivo vedremo una squadra con una punta centrale di riferimento come Bruno Petkovic o Ante Budimir, ma anche giocatori forti quanto duttili come Andrej Kramaric e Marco Pasalic, elementi che possono occupare qualsiasi slot dell’attacco quando chiamati in causa. A dover inventare la giocata decisiva, oltre ad Ivan Perisic, ci dovranno pensare Mislav Orsic e Nikola Vlasic, giocatori ai quali questo Mondiale può cambiare la dimensione delle rispettive carriere.
Tutte queste soluzioni in rosa verranno incapsulate da Dalic in un 4-3-3 che ormai è diventato marchio di fabbrica di questa squadra da diversi anni, e onestamente non ci può essere schieramento migliore per tenere insieme questo elevato contenuto tecnico.
Guai a sottovalutare il peso dell’esperienza e del talento croato (Foto: AFP via Getty Images – OneFootball)
Il girone della Croazia non è certo tra i più facili, per chi guarderà questo Mondiale in terza persona (sì, proprio noi italiani) indubbiamente si tratta di uno dei gironi più interessanti e carichi di hype a livello tecnico. Conosciamo come squadre di estrazione jugoslava possano portare a casa imprese clamorose tanto quanto tonfi inaspettati, per cui lo spettro delle possibilità di questa squadra possono tranquillamente variare tra il vincere il girone a punteggio pieno anche ai danni del Belgio, così come di essere eliminati facendosi battere da Marocco e Canada, squadre interessantissime ma sulla carta inferiori e meno esperte.
Attenzione, però, una vittoria del girone potrebbe aprire per i croati interessanti incroci di tabellone ed onestamente sarebbe poco consigliabile per le principali contendenti alla vittoria finale trovarseli davanti in un quarto o una semifinale.
Nell’immaginario popolare nostrano saranno sempre un po’ quelli capaci di rifilarne 10 ad Aldo, Giovanni e Giacomo con le note di Vinicio Capossela in sottofondo. Intanto però il Marocco si appresta a giocare il secondo mondiale consecutivo per la prima volta dagli anni ’90, e lo fa con una rosa dal tasso tecnico elevatissimo. Lo fa però con un preludio piuttosto turbolento, complice l’esonero di Halihodzic, cui non sono state perdonate le prestazioni sottotono in Coppa d’Africa e soprattutto un rapporto poco idilliaco con Hakim Ziyech. Al suo posto è arrivato Hoalid Regragui, il cui compito è stato innanzitutto quello di riportare serenità all’ambiente.
L’ex-difensore della nazionale in questo senso non si è lasciato andare a scelte fantasiose, confermando quasi interamente il blocco squadra del suo predecessore. In porta è ben salda la titolarità di Bono, estremo difensore del Siviglia che si è fatto spazio nel grande calcio solo negli ultimi anni. Davanti a lui una difesa a 4 che può disporre di elementi tecnicamente ben sopra la media. I due esterni infatti sono Achraf Hakimi e Noussair Mazraoui, titolarissimi di PSG e Bayern Monaco. L’unico disguido è che si tratta di due destri naturali, per questo toccherà probabilmente ad Hakimi adattarsi sulla sinistra, occupandosi comunque maggiormente della fase di spinta rispetto al dirimpettaio. In mezzo Regragui può puntare sul recupero del suo uomo di maggior qualità, Nayef Aguerd, centrale acquistato quest’estate dal West Ham e abilissimo nell’impostazione. Al suo fianco il ballottaggio è tra Saiss e Dari, con il primo, che è anche capitano, favorito.
A centrocampo la casella di mediano è occupata da Sofyan Amrabat. Il centrocampista della Fiorentina avrà compiti simili a quelli svolti nella viola, preoccupandosi di recuperare palloni e dare protezione alla difesa per poi giocare semplice. Al suo fianco, gli infortuni hanno fortemente danneggiato la possibilità di scelta di Regragui. Imran Louza, il più duttile tra le mezzali nel giro della nazionale, ha dovuto dire addio al sogno mondiale un mese fa. Nell’ultima gara prima della sosta ha dato forfait anche Amine Harit, che al Marsiglia si stava esprimendo nella propria miglior condizione, a causa di un terribile infortunio al ginocchio. In una batteria di centrocampisti a vocazione decisamente offensiva i favoriti alla titolarità sono Azzedine Ounahi, centrocampista tanto fumoso quanto talentuoso dell’Angers, e Selim Amallah, protagonista di un’ottima stagione allo Standard Liegi.
Sugli esterni, in questo 4-3-3 votato all’attacco lo spazio dovrebbe essere invece riservato a Sofiane Boufal, rinato giocando con il connazionale all’Angers dopo anni complicati, e ovviamente Hakim Ziyech. Per caratteristiche però tutto sommato è possibile vedere i quattro scambiarsi ruoli e compiti continuamente nel corso dei 90 minuti. Tornando a Ziyech, dal trequartista del Chelsea ci si aspetta molto, considerando anche che proprio il mondiale di quattro anni fa era stato il suo trampolino di lancio definitivo. Tra centrocampo e attacco Regragui può anche contare su una panchina decisamente profonda. A sua disposizione ci sono infatti anche Sabiri, che ha qualche problema fisico, ma di cui tutti conosciamo le qualità, Ilias Chair che sta facendo molto bene in Championship al QPR, e Zakaria Aboukhal, una delle possibili sorprese di questi mondiali nonostante il lieve infortunio riportato nell’ultima gara di campionato. L’esterno del Tolosa, all’occorrenza anche punta, si sta mettendo in mostra in Ligue 1 e ha l’abilità per spaccare le partite anche a gara in corso. Tra i convocati risulta anche l’ex-canterano del Barcellona Ez Abde, il cui stato fisico è però ancora un punto di domanda.
Davanti è dove Regragui ha dovuto fare le scelte più dolorose, lasciando a casa uomini come Munir El-Haddadi e Tarik Tissoudali a causa dello scarso impiego con le squadre di club. Il centravanti titolare sarà quindi molto probabilmente Youssef En-Nesyri, anche lui in forza al Siviglia. L’attaccante degli andalusi in realtà sta vivendo un momento poco felice, ancora a secco in campionato (due invece i gol in Champions League), ma è indubbio il suo valore rispetto ai compagni di reparto. In ogni caso, come già detto non è da escludere l’impiego di Aboukhal nel ruolo o addirittura di uno dei trequartisti come falso nove. Un’annotazione la merita comunque anche Walid Cheddira, che a 24 anni sta dominando il campionato di Serie B con la maglia del Bari, meritandosi così una convocazione che fino a qualche mese fa, mentre calcava i campi di Lega Pro, sembrava insperata. Chissà che non possa esserci quindi uno spazio anche per lui.
Hakimi è l’esempio più lampante dell’esportazione di talento targata Marocco (Foto: Fran Santiago/Getty Images – OneFootball)
Il calcio africano è ormai in ascesa da anni, e ne è testimonianza la presenza di tanti calciatori del continente nei migliori campionati d’Europa. La nazionale marocchina, in questo senso, non fa eccezione. Il girone che dovrà affrontare è però una prova non proibitiva, ma decisamente complessa. Il Belgio è una delle favorite quantomeno all’accesso ai quarti di finale, mentre la Croazia è una squadra ostica, esperta e talentuosa. Il Canada è invece tutto da scoprire, ma all’ultima giornata potrebbe essere una grande insidia. Il Marocco dal canto suo è una squadra cui piace giocare bene al calcio, forte anche di notevoli individualità, ma che talvolta finisce per specchiarsi e non concretizzare. Serviranno tenacia e concentrazione massima per andare avanti, puntando a battere il miglior risultato nella storia della nazionale, che ad oggi è ancora quello del raggiungimento degli ottavi di finale.
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