Riserva di Lusso
·21 novembre 2022
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Secondo gruppo ad iniziare il proprio decorso ai Mondiali 2022, il Girone B vede una netta favorita nell’Inghilterra, due squadre che prevedibilmente si giocheranno la seconda piazza in Galles e USA e l’Iran, pronosticato come agnello sacrificale ma che vorrà dare filo da torcere a tutti.
Nel Galles che torna ad un mondiale dopo ben 64 anni, la grande notizia è sicuramente la partecipazione di Aaron Ramsey e Gareth Bale. I due non sono certo nella fase clou della propria carriera, ma per quanto hanno dato alla nazionale dei dragoni sarebbe stato davvero un dispiacere non vederli godere di una coppa del mondo da vicino. Del resto è anche, se non soprattutto grazie a loro che il Galles negli ultimi anni ha intrapreso un percorso volto ad alzare man mano l’asticella. Prima le due qualificazioni agli Europei 2016 e 2020 (giocati nel 2021), poi la soffertissima gara contro l’Ucraina che ha permesso alla compagine di Robert Page di staccare il biglietto per il Qatar.
Rispetto a un anno fa l’ossatura della squadra è simile a quella di un anno fa, seppur con l’aggiunta di qualche giovane interessante. In particolare Ben Cabango, difensore centrale dello Swansea dotato di un ottimo piede destro. Il giovanissimo Rubin Colwill, trequartista classe 2002 del Cardiff, acerbo, ma dotato di grande tecnica e dribbling nonostante il fisico slanciato. Sorba Thomas, 23enne esterno d’attacco già autore di 6 assist con l’Huddersfield in Championship quest’anno. Infine su tutti Brennan Johnson, attaccante tuttofare del Notthingham Forest e sicuramente uno degli uomini su cui c’è maggiore aspettativa per ciò che riguarda il mondiale del Galles. Un po’ a sorpresa è rimasto fuori invece Rabbi Matondo, ala imprevedibile dei Rangers Glasgow.
Per ciò che riguarda lo schieramento, Page ormai da tempo insiste sulla difesa a 3. Davanti all’estremo difensore, quasi sicuramente Hennessey di nuovo preferito a Danny Ward, dovrebbero giocare Joe Rodon, Ethan Ampadu e Ben Davies. Il primo sta vivendo una discreta stagione con il Rennes, guadagnandosi la titolarità e mettendo nelle gambe minuti importanti rispetto alla sua parentesi al Tottenham (che ancora ne detiene il cartellino). L’ultimo periodo è stato per lui un po’ turbolento in seguito a un’espulsione diretta contro il Nantes e le successive critiche, ma non abbastanza da scalfirne forma e fiducia per il mondiale. Ampadu dopo una stagione difficile da giudicare a Venezia a causa del confuso contesto dei veneti, sta ben figurando allo Spezia. A lui spetta un po’ il doppio ruolo di guidare la difesa e ripulire palloni in impostazione, e ci si aspetta anche un salto di qualità a livello di leadership. Ben Davies è invece il più esperto del terzetto, ormai da anni in forza al Tottenham dove quest’anno sta trovando buona continuità, ha ottime doti difensive, ma è anche quello con maggiore licenza di sganciarsi in avanti. All’occorrenza in panchina ci sono il già citato Cabango, Chris Mepham e il sempiterno Chris Gunter.
A centrocampo la situazione è leggermente più complessa. Non tanto sulle fasce, ben presidiate dal solido Connor Roberts e dal talentuoso scuola Liverpool Neco Williams, che questa volta arriva a un torneo con la maglia della nazionale forte di un posto da titolare in Premier League (anche lui al Notthingham Forest). In mezzo c’è però un problema che risponde al nome di Joe Allen. Il regista dello Swansea è stato convocato anche solo per la sua leadership, ma è ormai fuori per infortunio da 2 mesi e non ci sono certezze sul recupero. Eventualmente per sostituirlo accanto a Ramsey, quest’anno al Nizza, sono in corsa Joe Morrell e Dylan Levitt. Morrell è un journeyman delle serie inferiori inglesi che però in nazionale sembra sempre riscoprire nuova linfa, e conosce ogni schema alla perfezione. Levitt è forse un rischio maggiore, ma ben più allettante. Classe 2000 e centrocampista del Dundee United, dove è arrivato da un altro United, quello di Manchester. Fisicamente c’è ancora qualcosa da registrare, ma il piede è importante sia nel lancio che nel tiro da fuori area. Se Page non dovesse fidarsi, esiste anche la possibilità dell’avanzamento di Ampadu.
Davanti è dove il tecnico ha maggiore scelta, ma è probabile che si affidi nuovamente all’usato sicuro. Oltre a Bale, su cui ci sono però delle riserve per ciò che riguarda la condizione fisica non avendo mai giocato una partita intera in MLS, in pole position ci sono Dan James e il già citato Brennan Johnson. Il primo garantisce corsa, velocità e generosità, il secondo qualità ed energia nei pressi dell’area di rigore. Esiste comunque anche un’opzione più classica che prevede l’utilizzo di Kieffer Moore come centravanti. Un target man vero e proprio che ben si integra con le abilità al cross dei compagni. Mina vagante è l’attaccante del Fulham Harry Wilson che proprio col compagno James potrebbe essere in ballottaggio, forte di una tecnica maggiore, ma meno abituato a giocare sulla fascia sinistra. Partono dietro nelle gerarchie Sorba Thomas e Colwill insieme all’altra punta della spedizione, il 23enne del Cardiff Mark Harris.
Ramsey, Bale e Allen sono gli elementi con più esperienza internazionale nella rosa dei Dragoni. (Foto: Stu Forster – Getty Images)
Nel proprio girone il Galles dovrà affrontare Inghilterra, Iran e USA. In teoria si tratta di una situazione simile a quella dell’Europeo, dove dietro a una grande favorita (qui l’Inghilterra) la lotta è apertissima. In quel caso i dragoni furono bravi ad approfittare della situazione, guadagnandosi la preziosissima seconda piazza a scapito di squadre leggermente più quotate come Svizzera e Turchia. Robert Page dovrà essere bravo a smorzare l’emozione dei suoi, non abituati rispetto a USA e Iran al peso e l’atmosfera di un mondiale. In questo senso, avere nello spogliatoio uomini che hanno calcato i principali campi d’Europa come Ramsey e Bale sarà a ancora una volta fondamentale. In 3 partite secche e ravvicinate poi nulla è davvero impossibile.
La finale all’ultimo Europeo, un seguito in crescendo della semifinale mondiale di quattro anni fa, è stato un segnale di come il movimento inglese abbia consolidato uno status di grande squadra che aveva perlopiù vanamente inseguito negli anni precedenti. Southgate, arrivato per caso dopo lo scandalo Allardyce, ha mostrato qualità notevoli nel creare finalmente un sistema funzionale in una nazionale storicamente disfunzionale ma forse è stato superato dal tempo. Gli inglesi, infatti, vengono sì da una qualificazione mondiale da 26 punti su 30 possibili ma anche da una campagna imbarazzante in Nations League, dove hanno chiuso senza vittori e con l’highlight negativo dello 0-4 di Wolverhampton contro l’Ungheria.
L’ex difensore della nazionale ha provato a sperimentare qualcosa di nuovo nel percorso di avvicinamento al torneo ma non ha trovato grandi spunti per innovare, per cui è credibile che il nucleo principale di questa squadra non sarà troppo diverso da quello visto all’ultimo Europeo e i convocati rispecchiano questa tendenza.
Le sei partite di Nations League hanno visto ruotare i tre portieri Aaron Ramsdale, Nick Pope e Jordan Pickford ma, pur essendo quello che sta rendendo peggio nei club, quest’ultimo sembra destinato a essere il titolare designato anche per via della maggiore esperienza in nazionale.
Il reparto difensivo è, in larga parte, già inquadrato: in Nations League si sono viste sia una linea a tre che una linea a quattro e i convocati consentono molta flessibilità ma la prima sembra la strada preferita. Due posti sono già ipotecati per Harry Maguire – che viene da un inizio di stagione terribile ma non è mai stato in dubbio – e John Stones mentre il terzo posto spetterà, ragionevolmente a Eric Dier, portando Maguire sulla sinistra e Stones sulla destra. La linea sembra già decisa visto che White – reduce da un ottimo inizio con l’Arsenal – difficilmente troverà spazio e Kyle Walker, che è di ritorno da un’operazione all’inguine, non dovrebbe vedere il campo prima dell’ultima partita dei gironi. Il nome di completamento, inevitabilmente, sarà Conor Coady dell’Everton ma non sembra destinato a vedere il campo.
Sugli esterni l’unica certezza è Luke Shaw a sinistra perché sulla destra il titolare designato probabilmente sarà Kieran Trippier – che sfrutterà anche il grande avvio con il Newcastle – in favore di un Trent Alexander-Arnold che in nazionale non gode di grande considerazione e probabilmente figura tra i convocati solo per l’infortunio di Reece James. Trippier sarà anche il primo cambio di Shaw, soprattutto se e quando rientrerà Kyle Walker, con Saka che potrebbe essere una soluzione d’emergenza.
Anche a centrocampo Southgate ha sfruttato un recupero in extremis – quello di Kalvin Phillips – per arrivare a completezza. La coppia centrale può assumere due forme e in entrambe è prevista la presenza di Declan Rice come mediano. L’assetto più consolidato prevede proprio Phillips e darebbe un carattere più ordinato, con due giocatori più conservativi mentre l’altro, con Jude Bellingham, potrebbe essere quello di riferimento, anche vista la stagione di quest’ultimo in Germania. Sicuramente in secondo piano passerà il nome di Jordan Henderson mentre sia Trent Alexander-Arnold – visto una volta in quel ruolo – che Conor Gallagher potrebbero trovare spazio nel caso di un centrocampo a tre. Un possibile jolly sia per il centrocampo che per la trequarti resta James Maddison, che viene da due stagioni incredibili con il Leicester
Il reparto offensivo della nazionale inglese è ricco di talento quanto un anno fa ma con la novità dell’assenza di Jadon Sancho, totalmente disperso a Manchester. Il setting tipico del reparto prevede, in ogni caso, Harry Kane al centro e intorno a lui la linea di continuità dovrebbe prevedere Raheem Sterling per forzare gli spazi aperti da Kane e creare superiorità in conduzione e uno tra Phil Foden e Mason Mount come giocatori di raccordo per dare più qualità. I primi cambi, oltre a chi risulterà escluso da questo dualismo, sono quelli di Saka e Grealish, già visti nel 2021. I due arrivano in momenti di forma opposti ma sono comunque soluzioni importanti che Southgate può sfruttare a gara in corso. Il ruolo più infelice, quello di riserva di Harry Kane, spetterà a Marcus Rashford e Callum Wilson ma se il primo potrebbe ipoteticamente raschiare qualche minuto anche giocando insieme all’uragano, per il secondo è difficile anche solo immaginare dei minuti in campo.
Al suo primo Mondiale, Foden sarà già chiamato ad incidere con la maglia dei Tre Leoni (Foto: Paul Ellis – Getty Images)
L’Inghilterra arriva ai Mondiali 2022 come una delle migliori squadre del mondo e con una pressione notevole dopo i risultati degli scorsi tornei. Southgate ha optato per fidarsi dei suoi uomini di riferimento e potrebbe riproporre per intero lo stesso undici visto all’Europeo ma la sensazione non sembra troppo positiva. In conferenza ha parlato di portare una squadra bilanciata ma il suo approccio, spesso fin troppo passivo, alle partite ha finito per penalizzare due giocatori come Foden e Alexander Arnold, forse i talenti più brillanti di cui dispone questa nazionale. In tal senso, un risultato che non sia all’altezza degli ultimi due grandi tornei – e quindi alle possibilità dell’Inghilterra – potrebbe essere la pietra tombale su questa gestione tecnica, che forse inizia a essere un po’ stantia.
Parlando della nazionale iraniana ci resta molto difficile scindere il campo da calcio con quello che sta avvenendo al di fuori di esso. Il paese sta infatti attraversando una delle maggiori crisi interne che la Repubblica Islamica abbia mai affrontato dal 1979, anno della sua istituzione in seguito alla rivoluzione khomeinista.
Le proteste sono iniziate lo scorso 16 settembre, subito dopo la notizia della morte sospetta della ventiduenne Mahsa Amini, arrestata pochi giorni prima dalla polizia religiosa per non aver indossato l’hijab in modo corretto. Le manifestazioni contro lo stato iraniano si stanno susseguendo da ormai tre mesi, senza sosta, interessando decine di città e coinvolgendo in maniera trasversale tutta la società, senza distinzione di ceto o età. Come leggiamo quotidianamente sulle varie testate giornalistiche l’unica risposta del regime è l’uso della forza: si contano circa 15mila arresti e più di 300 decessi tra i manifestanti; è invece notizia di pochi giorni fa l’approvazione da parte del parlamento dell’estensione della pena di morte ai dimostranti.
Come è facile aspettarsi le proteste hanno interessato anche il mondo sportivo. Riguardo il calcio hanno avuto risonanza a livello globale i non-festeggiamenti dell’Esteghlal, una delle più importanti squadre del paese, nella finale della Supercoppa Iraniana. La celebrazione per la conquista della competizione si è infatti limitata alla sola alzata del trofeo da parte del capitano Hossein Hosseini, con la tv di stato che ha cercato di dare meno visibilità possibile al fatto interrompendo la diretta. II gesto dei Capital Blues è stato apprezzato pubblicamente da diverse personalità internazionali e locali, tra cui Yahya Golmohammadi, allenatore della squadra rivale del Persepolis, e dalla stella del Team Melli Sardar Azmoun, che negli ultimi mesi si è dimostrato più volte vicino ai manifestanti.
I venticinque giocatori convocati per il Mondiale qatariota non sono però tutti della stessa idea dell’attaccante del Bayer Leverkusen. Al momento, l’unico calciatore che sembra aderire alla linea filogovernativa è il talentuoso centrocampista della Red Army Mehdi Torabi, che in una recente partita di campionato si è rifiutato di indossare un braccialetto nero in segno di lutto; probabilmente però non è il solo a tenere questa posizione.
È arrivato il momento di conoscere la squadra. A reggere le redini di quello che sembra essere lo spogliatoio più caldo del torneo c’è l’ex-Real Madrid Carlos Queiroz, che ha già guidato la nazionale iraniana in Brasile e in Russia. Quest’ultima edizione resta la migliore nella storia del paese, con il Team Melli che chiuse il girone in terza posizione dietro a Spagna e Portogallo, mancando gli ottavi di finale per un solo punto. È difficile prevedere in quale maniera giocherà la squadra, dato che l’allenatore portoghese ha assunto l’incarico solo due mesi fa, avendo quindi avuto a disposizione solo quattro amichevoli per provare la rosa.
Per quanto visto finora la formazione ideale sarebbe un 4-3-3 in cui possano convivere i diamanti della nazionale, schierati tutti e tre insieme in attacco: il centravanti del Porto FC Mehdi Taremi, che da inizio stagione ha già messo a segno undici gol e sette assist, l’esterno alto Alireza Jahanbakhsh, sempre più a suo agio nel Feyenoord, e Sardar Azmoun, che pare aver recuperato lo strappo al polpaccio dello scorso ottobre. In panchina invece si terrà caldo Karim Ansarifard dell’Omonia, talento locale mai veramente esploso in Europa. È invece un vero peccato non poter vedere al Mondiale il giovane Allahyar Sayyadmanesh (2001) dell’Hull City, assente da agosto per infortunio.
Taremi è la ciliegina sulla torta di un tridente di altissimo valore per un’outsider come l’Iran (Foto: Fadel Senna – Getty Images)
Il centrocampo a tre dovrebbe vedere al centro il granitico Saeid Ezatolah del Vejle Boldklub (Danimarca), con ai lati il più avanzato Ali Gholizadeh dello Sporting Charleroi (Belgio) e il difensivo Ahmad Noorollahi dello Shabab Al Ahli Dubai (Emirati Arabi Uniti). A questi potrebbero alternarsi il trequartista/esterno alto Saman Ghoddos, che sta faticando a trovare spazio nel Brentford, e il già citato Mehdi Torabi, in assoluto tra i migliori giocatori del campionato iraniano. La difesa è l’unico reparto che pare abbia subito meno variazioni dal cambio di allenatore. A destra vedremo Sadegh Moharrami della Dinamo Zagabria, al centro il difensore del Kayserispor (Turchia) Majid Hosseini e la roccia dell’Al Ahli Doha (Qatar) Hossein Kanaanizadegan, mentre a sinistra il capitano Ehsan Hajsafi dell’AEK Atene. Tra i difensori spunta un altro giocatore della squadra di Atene, il terzino Milad Mohammadi, ed è curioso notare come in Grecia abbia ormai preso il posto di Hajsafi tra i titolari.
Infine, il portiere. Negli ultimi mesi Alireza Beiranvand, ex-Boavista (Portogallo) e ora rientrato al Persepolis, ha perso sempre più minuti in nazionale in favore di Ami Abedzadeh, primo portiere del Ponferradina, club di seconda divisione spagnola. Queiroz ha provato anche il già nominato Hossein Hosseini, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che il ballottaggio sarà tra i primi due.
Il punto di forza dell’Iran è senza dubbio l’attacco, mentre i problemi sorgono nel fragile centrocampo che non sempre riesce a funzionare al meglio nella fase difensiva, lasciando quindi scoperta la seppur rodata difesa persiana. Per questo motivo Queiroz potrebbe preferire coprirsi maggiormente, e a quel punto il modulo diventerebbe un 4-2-3-1, con Ezatolah e Noorollahi schierati davanti alla difesa. Il Girone B si appresta a essere uno dei più equilibrati del torneo. Nonostante i pronostici crediamo che il Team Melli abbia buone possibilità di superare il turno in seconda posizione, dietro l’inarrivabile Inghilterra. I valori in campo sono inferiori rispetto a quelli di Galles e Stati Uniti, ma occhio a sottovalutare la selezione persiana, avversario da sempre ostico e ben deciso a scrivere la storia raggiungendo gli ottavi di finale. In conclusione crediamo che la buona riuscita del Mondiale per l’Iran dipenderà in larga parte da quanto Queiroz sarà in grado di tenere compatto lo spogliatoio, in un momento così drammatico per tutti gli iraniani.
Con l’età media più bassa della competizione gli Stati Uniti si candidano ad essere la squadra più imprevedibile di Qatar2022. Sono inseriti in un girone con una chiara favorita, l’Inghilterra, e due squadre di livello simile al suo, come Iran e Galles. Gli americani dopo il clamoroso flop agli scorsi Mondiali, dove non sono riusciti a superare il girone CONCACAF di qualificazione, hanno strappato il pass-mondiale senza troppe insidie, scansando anche il play-off intercontinentale. Il tecnico Berhalter non ha molta esperienza internazionale, ma sembra avere la piena fiducia dei suoi calciatori. Il gruppo che è stato profondamente rinnovato e che vede nel tecnico, con chiare origini irlandesi, una guida. Nonostante la grande fiducia però Berhalter sembra non avere ancora le idee chiarissime su chi siano i titolari della sua squadra.
Tra i pochi sicuri del posto c’è Turner in porta. Il portiere “di coppa” dell’Arsenal ha grandissima stima in patria, dove col New England Revolution ha vinto la Eastern Conference, pur arrendendosi ai play-off contro i New York City. Dietro di lui l’esperienza di Sean Johnson, portiere proprio dei citizen e Ethan Horvath in forza al Luton Town. La difesa è un reparto quasi tutto made in USA anche come campionato di militanza. A destra Yedlin sembra avere i galloni da titolare; l’ex calciatore di Newcastle e Galatasaray, promessa mancata nel calcio che conta è sicuramente garanzia di affidabilità in quanto a capacità aerobiche e di copertura di tutta la fascia. In un modulo come il 4-3-3 americano, dove i due esterni offensivi tendono a stringere molto per diversi motivi (ci arriviamo tra pochissimo) l’ampiezza è deputata ai terzini. Per questo le capacità di regia e creatività di Dest, sono ad oggi lasciate in secondo piano. Sulla sinistra l’altro motorino instancabile è Antonee Robinson, con caratteristiche da vero e proprio esterno che ara la fascia; unico tra i titolari a non militare in MLS. Al centro, privati da un infortunio di uno dei titolari, Miles Robinson, colonna dell’Atlanta United, alle prese con la rottura del tendine d’achille, al fianco di Zimmerman probabilmente ci sarà Aaron Long. Il duttile terzino sinistro dei RedBull New York sarà insidiato solo da Carter-Vickers, titolare del Celtic che però non sembra godere ancora della giusta stima del CT.
Il centrocampo è il reparto più completo ma anche meno “deciso” nella testa di Berhalter. Probabilmente l’unico certo del posto è Tyler Adams. Il centrocampista del Leeds è un giocatore estremamente versatile, formato dall’universo RedBull, sa giocare benissimo in almeno tre ruoli (o forse è ancora meglio dire, compiti) diversi del centrocampo. In nazionale gioca da vertice basso, il suo ruolo originario, prima di lasciare gli States ed incontrare Julian Nagelsmann. Le mezze ali dipendono tantissimo dall’atteggiamento che Berhalter vuole per la specifica gara. C’è un calciatore di grandissima gamba e forza fisica come Musah, che tanto bene sta facendo con Gattuso al Valencia, nel doble pivote; un incursore puro come McKennie e poi, spiccano due calciatori con una propensione più associativa come Reyna e Aaronson. Gli ultimi due, in grado di disimpegnarsi anche come esterni offensivi, poiché al CT americano è molto gradita un’occupazione del mezzo spazio più che della vera corsia, da parte dei due attaccanti laterali.
Nel tridente l’unico certo del posto è Pulisic: il calciatore del Chelsea è anche il playmaker offensivo della squadra. Ama accentrarsi e ricevere tantissimi palloni sui piedi per dare la scossa alla fase di possesso. L’altro posto sugli esterni, insieme ad Aaronson e Reyna sopracitati, se lo gioca Timothy Weah. Il figlio di King George è un esterno offensivo molto verticale, con uno spiccato senso della profondità, tanto da essere schierato anche da centrale nel tridente offrendo un’alternativa in più a Jesus Ferreira, che sembra essere il titolare. L’attaccante di Dallas ha trovato grande confidenza con la rete nell’ultimo anno, ma è tutto da testare in contesti più probanti della MLS. Dietro di lui il chiacchieratissimo Sargent: per ora non sembra rispettare le attese che tanti scout in giro per l’Europa avevano riposto in lui, ma la voglia di mischiare molto le carte di Berhalter potrebbe regalargli una chance inaspettata.
La prospettiva, dopo il flop del 2018, potrebbe limitarsi ad un buon girone eliminatorio. Certo la qualificazione è alla portata, ma la giovane età del gruppo può lasciar pensare ad una rassegna più di rodaggio, per tentare nel Mondiale 2026, l’assalto al nuovo miglior risultato (del dopoguerra) della storia a stelle strisce. Superare o quantomeno pareggiare, i Quarti di Finale del 2002; con Landon Donovan trascinatore e l’incredibile eliminatoria col Messico. Pulisic e compagni hanno il compito di cominciare a pensarci, ma il tempo è dalla loro.