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·9 novembre 2024
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Trentadue squadre, dodici stadi e un montepremi mirabolante che però, per ora, ancora non c’è. Insomma, il Mondiale per club, in programma dal 15 giugno al 13 luglio del prossimo anno negli Stati Uniti, fatica a decollare.
Ma la Fifa va avanti, convinta di poter raccogliere i quattro miliardi di euro in diritti tv che alla fine potrebbero convincere anche i più scettici. Resta il fatto che, al di là delle proteste di sindacato dei giocatori e leghe varie, il regolamento della competizione solleva qualche perplessità. Non solo aprendo una finestra di mercato inedita a giugno, ma anche attribuendo all’organizzatore un potere decisionale sui giocatori che possono potenzialmente cominciare il torneo con una squadra e finirlo con un’altra. Suscitando incoerenze sull’equità sportiva e sulla possibilità di schierare la miglior formazione.
Recita l’articolo 22 comma 4 del regolamento: “I club partecipanti alla competizione hanno la possibilità di stabilire un periodo di registrazione eccezionale aggiuntivo dal 1° al 10 giugno 2025”. In pratica, la Fifa ha autorizzato ogni associazione membro ad aprire un mini-mercato. Non c’è l’obbligo, ma per il governo mondiale del calcio sarebbe auspicabile assecondare l’opportunità per risolvere in anticipo il nodo spinoso dei giocatori che arrivano a scadenza il 30 giugno.
Giocatori che fino a quel giorno possono giocare il Mondiale con una maglia e dal primo luglio con un’altra. In tal senso, la Fifa ha previsto un aggiornamento delle liste definitive di 35 nominativi tra il 27 giugno e il 3 luglio (art. 24.3), proprio per sostituire i giocatori arrivati a naturale scadenza (punto a), o per aggiungerne fino a due di nuovi (punto b).
Ma non finisce qui. I club, infatti, sono obbligati a presentare prima della competizione delle liste preliminari con 50 giocatori (articolo 23.1). Questo può generare alcune situazioni problematiche, poiché due squadre potrebbero inserire lo stesso giocatore in scadenza nei rispettivi elenchi. Un’eventualità tutt’altro che teorica, tanto che la Fifa ha previsto una norma specifica, l’articolo 23.6, che le consente di decidere in autonomia per quale club il giocatore potrà giocare, «dopo aver consultato le parti coinvolte».
Questo potere, però, entra in contrasto con il punto d) dell’articolo 4, comma 2, che impone ai partecipanti di “schierare la formazione migliore possibile durante la competizione”. In una situazione del genere, il giudizio su quale sia effettivamente la formazione migliore non sarebbe più nelle mani dell’allenatore, bensì della segreteria generale della Fifa.
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