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·17 dicembre 2024
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Henrikh Mkhitaryan si conferma irrinunciabile per Simone Inzaghi. In Lazio-Inter (0-6) non segna ma è il segreto del gioco nerazzurro, l’olio che fa girare alla perfezione tutti gli ingranaggi.
MENO LUCE MA NIENTE OMBRE – Henrikh Mkhitaryan arrivava sul prato dello Stadio Olimpico forte della palma di MVP della precedente partita di campionato. E se non si ripete in Lazio-Inter è perché i compagni riescono a mettersi ancor più in luce di lui. Che per uno strano scherzo del destino è l’unico della linea di centrocampo a non trovare il gol. Tuttavia offre l’ennesima lectio magistralis della sua vita in nerazzurro. Una prestazione ai limiti della perfezione, che i numeri non riescono a restituire al meglio.
LINFA VITALE – Al termine di Lazio-Inter Mkhitaryan risulta il migliore in diverse statistiche. A partire da quella dell’impegno atletico: alla veneranda età di 35 anni (a gennaio saranno 36) l’armeno è il nerazzurro che corre di più con 12,183 km secondo i dati della Lega Serie A. E comprendendo anche i biancocelesti è il secondo in assoluto, con appena mezzo km in meno di Nicolò Rovella (più giovane di dodici anni). Ma è anche quello che tocca più palloni dalla metà campo in su (55) e che completa più passaggi (44, col 90% di precisione). Oltre ad essere il nerazzurro che realizza più passaggi in avanti (17). Come se non bastasse, è pure il migliore nei palloni recuperati (7). Una prestazione semplice perfetta (qui la sua pagella) ma che non si esaurisce nei numeri. Mkhitaryan risulta un elemento fondamentale dello scacchiere dell’Inter, in grado di piegare l’azione a proprio favore semplicemente grazie a un’intelligenza calcistica superiore che lo porta a muoversi in modo sempre funzionale allo sviluppo della manovra. Lazio-Inter rappresenta la risposta perfetta alla domanda “Perché Mkhitaryan gioca sempre?”.