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·12 novembre 2023

Milan, l’inganno Champions e un tecnico senza la squadra

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Il pareggio subito in rimonta dal Milan contro il Lecce ha fatto tornare i fantasmi e le le incertezze che sembravano essere svanite dopo il successo Champions col PSG. Al netto di errori individuali o tattici il Milan sembra scollato dal lavoro di Pioli, con i giocatori da una parte e il tecnico dall’altra.

Si potrebbe dire rieccoci qua nuovamente. Dopo l’euforia europea di poco meno di 5 giorni fa, il Milan si fa nuovamente male da solo in campionato. In vantaggio 0-2 alla fine del primo tempo, i rossoneri si fanno riprendere dal Lecce sul 2-2 rischiando anche un’incredibile sconfitta nei minuti finali ma risparmiata dal VAR, che punisce lo Step on Foot di Roberto Piccoli su Malick Thiaw, che con una botta dalla distanza aveva addirittura pescato il 3-2 al 94′.


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(Photo by Maurizio Lagana, Onefootball.com

Milan, la squadra vista col PSG è già sparita col Lecce. Martedì è stato un trucco o autogestione tecnica? Pioli non è più seguito e continua a “sabotare”

Lato Milan aver pareggiato e non perso cambia davvero poco, se non la magra consolazione di essersi preso 1 punto e non 0. Ma questo ennesimo passo falso dei rossoneri in Serie A rispalanca le porte ad ansie e preoccupazioni.

La vittoria in Champions League contro il Paris Saint-Germain doveva servire anche e soprattutto per rimettere il motore acceso in campionato, dove il Milan veniva da 1 punto fatto in tre partite. Il gioco, il carattere e la fiducia dell’Europa da riportare anche nel nostro campionato.

Ma il Milan ha fallito e in un modo non sconosciuto in stagione, andando in vantaggio doppio per poi farsi catturare dall’avversario. Il primo precedente era più capibile, visto che era accaduto col Napoli al Maradona. Ieri al Via del Mare (con tutto il rispetto per il Lecce, che ai punti avrebbe pure meritato di ribaltarla totalmente), ci sono state varie brutte conferme del momento milanista.

Milan diviso in due: la squadra fa delle cose, Pioli tutt’altro e continua a sbagliare. La vittoria col PSG non è stata un suo merito e ieri è stato ribadito

Una conferma che probabilmente col PSG si sia trattato di un fuoco di paglia, o meglio di autogestione tecnica. La squadra si è automotivata da sola contro i campionissimi francesi, tirando fuori senza il supporto dell’allenatore, una prova rabbiosa e furente.

Tolta l’atmosfera della massima competizione europea, lo scollamento totale tra uno Stefano Pioli che non ha più in mano la squadra ormai da mesi (un problema che era già nella coda dell’ultima stagione) è tornato con forza.

Come la brutta prestazione casalinga contro l’Udinese, il Milan contro il Lecce è tornato asfittico e poco propositivo anche a causa delle scelte di Pioli che ha optato a centrocampo su Pobega e Krunic, al posto di Loftus-Cheek (infortunato? E perché portarlo in panchina allora?) e Musah.

La giornata inizia storta con l’infortunio occorso a Leao, con il portoghese costretto a fermarsi per un guaio muscolare. Seppur essendo la copia sbiadita del Milan formato Champions, in sette minuti i rossoneri indirizzano bene prima con il tap-in di Giroud su servizio di Theo Hernandez e poi con Reijnders, che anche grazie alla complicità di Falcone trova lo 0-2.

Poi il secondo tempo di blackout dove Pioli ci mette nuovamente del suo con folli trovate tattiche. Fuori per infortunio Calabria e al suo posto Musah, centrocampista adattato a terzino destro.

Il crollo mentale e la frattura tra organico/allenatore è più forte di un doppio vantaggio, e un Lecce battagliero mina le certezze di un Milan che non sa cosa fare in campo e finisce preda alle scelte del responsabile tecnico.

Giroud finisce espulso per proteste (non il primo gesto di frustrazione di uno dei leader del gruppo) e come detto il Milan si risparmia la beffa solo grazie al VAR che toglie il gol a Piccoli.

Ad una settimana dalla sconfitta con l’Udinese il dibattito è il medesimo. Il Milan è una rosa forte e adatta a fare bene (e sicuramente meglio di 2 punti in 4 partite) in Serie A, e voler sminuire questo gruppo di giocatori totalmente sfiduciati e depauperati tatticamente e tecnicamente da un unico responsabile che non si prende la colpa, è forse davvero troppo.

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