Matteo Materazzi, la moglie: «La SLA lo sta divorando, non muove più le braccia. Abbiamo una sola speranza, ma serve un milione e mezzo. Il rapporto col fratello Marco è buono» | OneFootball

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·3 agosto 2025

Matteo Materazzi, la moglie: «La SLA lo sta divorando, non muove più le braccia. Abbiamo una sola speranza, ma serve un milione e mezzo. Il rapporto col fratello Marco è buono»

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Matteo Materazzi, la moglie: «La SLA lo sta divorando, non muove più le braccia». Il racconto lucido e straziante della donna

Una battaglia contro il tempo, una corsa disperata per la vita. Maura Soldatimoglie di Matteo Materazzi, ha affidato al Corriere della Sera un racconto tanto lucido quanto straziante della malattia che ha colpito suo marito, una forma rara e aggressiva di Sla. In questa intervista a cuore aperto, la signora Materazzi non parla solo del dolore e della rapida progressione della malattia, ma lancia un appello per raccogliere i fondi necessari a finanziare una terapia sperimentale, l’unica speranza a cui la famiglia è aggrappata. Una testimonianza di amore, coraggio e della lotta di un’intera famiglia, compreso il fratello Marco, riavvicinatosi a Matteo proprio nel momento più difficile.

L’OBIETTIVO DELLA LORO BATTAGLIA – «L’obiettivo è salvare la vita di mio marito e di chi in futuro affronterà la stessa malattia. Penso anche ai nostri figli, Geremia di 18 anni e Gianfilippo di 16, che hanno fra il 15 e il 20% di possibilità di sviluppare la medesima mutazione».


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LA SITUAZIONE CLINICA DI MATTEO – «Abbiamo solo una speranza, creare una terapia ASO personalizzata per la mutazione rara che lo ha colpito. Nel suo caso, poi, c’è una difficoltà in più: la proteina che si accumula nelle cellule neuronali e che le intossica è anche funzionale alla cellula stessa. Il che rende la ricerca di una cura più difficile».

I COSTI E I TEMPI DELLA SPERANZA – «Siamo in contatto con la Columbia University e il dottor Shneider, un pioniere. Servono un milione e mezzo di dollari. E tempo. Un anno, ma chissà se lo avremo».

I PRIMI SINTOMI DELLA MALATTIA – «Da una forte depressione, che lo ha portato a chiudersi, a non voler più uscire con gli amici. Ci hanno spiegato che potrebbe essere stata il preludio alla malattia. Ha iniziato a zoppicare, pensava di essersi fatto male saltando una staccionata. Cadeva spesso, camminava in modo robotico, si stancava molto. Ma non voleva fare esami, non gli è mai piaciuto».

COME LO HANNO DETTO AI FIGLI – «Tornando a casa ho provato a chiamare la mia psicologa per un consiglio, ma non mi ha risposto. Sono stata diretta con loro, senza troppi giri di parole. Quando l’ho sentita, mi ha detto che ho fatto bene».

LA REAZIONE DELLA FAMIGLIA – «Abbiamo pianto per una settimana intera, giorno e notte. Poi abbiamo reagito. Io sono una persona pragmatica, lui ottimista per natura».

COME STA MATTEO OGGI – «In pochi mesi ha perso l’uso delle gambe, finendo sulla sedia a rotelle. Oggi non muove più neanche le braccia, solo un po’ le mani. La malattia sta avanzando velocemente. Vorrebbe vedere crescere i figli ma non ci crede. È realista, il 50% di malati di Sla muore entro tre anni».

IL RAPPORTO CON IL FRATELLO MARCO – «Per anni hanno avuto un rapporto complicato, ma dall’inizio della malattia sono tornati a parlarsi quotidianamente. Anche Marco si sta spendendo nelle sue possibilità, non possiamo dimenticare che ha una famiglia. Ma è accanto a lui, come tutti noi. E di questo Matteo è felicissimo».

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