Lazionews24
·12 maggio 2024
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Intervistato da Il Messaggero, Massimo Maestrelli ha parlato di suo padre Tommaso e della sua impresa con la Lazio nel 1974. Di seguito le sue parole:
PAROLE – «Di emozioni ne sto vivendo ogni giorno, in grandi quantità, da almeno due mesi. Sembra quasi che babbo sia ancora vivo, tanto riesco a ricevere e a trasmettere alla gente che mi parla, mi cerca e mi abbraccia.
Sto girando un film sulla vita di mio padre, dalla guerra fino alla sua scomparsa e così telefono ad Alberto Bigon, che giocava nel Foggia ma che poi ha vinto lo scudetto a Napoli con Maradona. L’ho invitato a casa, a mangiare con i miei figli e i miei nipoti: ebbene, si è messo a piangere, tanto gli batteva il cuore. La lazialità ti entra dentro e ti travolge, è un sentimento unico. Bigon arrivò qualche anno dopo, nonostante mio padre non ci fosse più: non potevo chiudere senza giocare nella squadra di Maestrelli, mi ha ricordato in questi giorni.
Ha creato un sogno e lo ha trasformato in realtà e poi in un mito. In giro mi abbracciano e mi dicono: per noi vale come se tu fossi Tommaso. A volte mi domando come sia stato possibile e oggi ho una risposta che non deve essere riduttiva: le morti di tutti quei giocatori, oltre a quella di mio babbo, e le altre disgrazie hanno spinto la Lazio nella memoria di tutti.
Juventus? Gli disse che non avrebbe mai potuto abbandonare la barca biancoceleste, tra l’altro finita in cattive acque. Se la Lazio non avesse avuto problemi, forse avrebbe accettato di guidare la Nazionale dopo Valcareggi e i Mondiali del ’74, quelli del famoso gestaccio di Chinaglia».