Calcionews24
·19 settembre 2024
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Quando penso a lui, lo rivedo negli spogliatoi dell’Olimpico di Roma dopo la vittoria agli ottavi contro l’Uruguay, a piedi nudi e con le scarpe in mano, gli occhi sempre in procinto di uscire dalle orbite («sembra Brad Davis in Fuga di mezzanotte», diceva Baggio, suo grande amico e persecutore: a tavola gli versava l’aceto nel vino con l’imbuto). Appena domandammo a Totò Schillaci da dove gli fosse uscito quell’incredibile gol di sinistro con cui aveva sbloccato la partita, si guardò gli alluci e rispose: «Non ve lo so spiegare: è che ho visto la palla arrivarmi addosso e all’improvviso mi è venuta voglia di tirare…». Parole semplici e potenti, da predestinato. Se l’estate del Novanta fu piena di notti magiche è perché noi avevamo un mago e quel mago era lui, che si sentiva un intruso e firmava gli autografi scrivendo «grazie».