Marotta: «C’è un motivo se sono il presidente dell’Inter, una cosa è stata fondamentale» Poi la sorpresa sul calciatore preferito | OneFootball

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·5 maggio 2025

Marotta: «C’è un motivo se sono il presidente dell’Inter, una cosa è stata fondamentale» Poi la sorpresa sul calciatore preferito

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Le parole di Beppe Marotta, presidente dell’Inter, sulla sua carriera nel mondo del calcio e sul suo calciatore preferito. I dettagli

Beppe Marotta, presidente dell’Inter, è intervenuto in occasione dell’evento “Serie C business value”.

SERIE C – «Questo campionato rappresenta una palestra di vita, non solo per la crescita dei ragazzi, che poi possono diventare professionisti o meno. Però anche il mio caso è emblematico: oggi sono qua anche in rappresentanza del calcio di Serie C. Se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori. Io ho iniziato nel ’79/80, avevo 22 anni e vincemmo il campionato di Serie C col Varese: ero un direttore generale e comunque prendevo delle decisioni, pur avevo un presidente molto attivo. Ho appreso quelle che erano le qualità richieste al mondo del calcio».


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IL PRIMO GRANDE AFFARE – «Direi che ho superato il primo esame, quell’anno la società passò dalla famiglia Borghi a Colantuoni, che mi disse che avrebbe puntato su di me, ma dovevo superare l’esame di scegliere l’allenatore. Io ho immaginato che il direttore del corso di Coverciano dell’epoca potesse consigliarmi: ci davamo del tu, gli chiesi chi fosse un allenatore su cui puntare. Mi parlò di un ragazzo che si chiamava Eugenio Fascetti: è stata la mia fortuna, ho scelto l’allenatore giusto. Non è stata l’unica esperienza, un anno con il Monza ho vinto con una scuola di ragazzi, con un collaboratore come Giovanni Carnevali. È stata anche quella una bellissima esperienza, vincemmo anche la Coppa Italia di Serie C: due anni dopo ahimè persi lo spareggio con il Como contro il Venezia, ma anche quell’anno avevo come allenatore Bersellini, che aveva vinto uno scudetto con l’Inter. È un’altra caratteristica: grandi allenatori e dirigenti scesi in C testimoniano la valenza di questo campionato, di cui sono testimone».

SCEGLIERE UN CAMPIONE CON CUI HA LAVORATO – «Tutti… I premi individuali come il Pallone d’Oro vanno generalmente agli attaccanti. Poi c’è gente come Chiellini che menava ma è stato un grande campione. Con Giorgio ho lavorato, bisogna apprezzarne le qualità umane, professionali, di leadership: sono qualità che aveva. Il calciatore, se fa solo gol ed è un campione singolo, non fa squadra».

VIGILIA DI INTER-BARCELLONA – «Credo che l’emozione non sia intaccata dall’esperienza. È il bello del calcio, l’adrenalina: io ho vissuto l’epoca in cui sono arrivati gli agenti dei calciatori, e avrei potuto fare il procuratore. Però non hai l’adrenalina di quando fai il dirigente. Sono contento di soffrire».

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