Mancini non la supera: «Sogno la finale di Bucarest, mi provoca dolore» | OneFootball

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Lazionews24

·6 agosto 2025

Mancini non la supera: «Sogno la finale di Bucarest, mi provoca dolore»

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Mancini non la supera: «Sogno la finale di Bucarest, mi provoca dolore». Le dichiarazioni del centrale della Roma

In una lunga e intima intervista al Corriere dello Sport, il centrale giallorosso Gianluca Mancini si racconta tra futuro e vecchi rimpianti. Dal ritiro di Burton Upon Trent, in Inghilterra, Mancini parla a 360 gradi: il legame viscerale con i tifosi, il sogno di diventare una bandiera, il rapporto con i suoi allenatori, da Gasperini a Mourinho, e una ferita, quella della finale di Budapest, che non si è ancora rimarginata

SENTIRSI UN SIMBOLO – «Forse mi vedono come quello più carismatico, simbolo però è una parola grossa. Chissà, magari quando smetterò mi ci sentirò».


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ROMA A VITA – «Sì, assolutamente sì. Sono qua dal 2019 e diventare una bandiera sarebbe un sogno. La Roma a vita, mi piace».

IL CONTRATTO IN SCADENZA NEL 2027 – «Non ne stiamo ancora parlando. Per me non è un problema. Non c’è alcun tipo di preoccupazione».

IL RAPPORTO CON GASPERINI – «Mai vero. Quando sono venuto alla Roma è stata la prima persona che ho chiamato. Io so cos’è la gratitudine. Il più grande insegnante di calcio e tattica che io abbia mai avuto. In campo è un martello, è molto esigente e non cerca mai alibi. Con lui alzi l’asticella, è inevitabile».

COSA È STATO MOURINHO – «Un mostro che è arrivato e mi ha fatto dire “sì, lui può cambiare la mia storia e quella di tutti noi”. José ci ha dato carisma, mentalità, convinzioni. In campo ero il suo condottiero, a volte ho esagerato andando un po’ oltre… ma lo facevo perché sentivo che lui ci avrebbe portati alla vittoria»

LA FERITA DI BUDAPEST – «Me la sogno spesso. E me la sogno male. È una ferita che provoca dolore. Io non riguardo mai immagini di quella finale di Europa League, non ho mai rivisto quella partita. Meritavamo quella coppa, quell’episodio ci ha condannati. Io poi sono stato un protagonista in negativo con l’autogol e con un rigore sbagliato. Budapest la porterò per sempre dentro».

LA NAZIONALE E GATTUSO – «Quando chiama la Nazionale, si corre. Anche a piedi. Ho sempre detto che quando non ti chiamano devi essere il primo tifoso a casa. Sì, ci siamo conosciuti. Voglio convincerlo, di sicuro l’azzurro passa dalla Roma».

L’AMICIZIA CON PELLEGRINI – «Ho due amici che sono come due fratelli: Leonardo Spinazzola e Lorenzo Pellegrini, con il quale condivido tutto. L’ho visto stracarico. Abbiamo fatto le vacanze insieme e non si vedeva mai perché era sempre ad allenarsi. A braccia aperte. E lui farà una grande stagione».

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