Calcionews24
·2 dicembre 2024
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Ieri tutto il mondo del calcio si è fermato vedendo Edoardo Bove cadere a terra al Franchi durante Fiorentina Inter. Immediatamente i compagni e gli avversari hanno fatto scudo con i propri corpi nel momento del dramma per sottrarlo ad occhi indiscreti mentre, come riportato da molti, Cataldi e poi i sanitari prestavano il primo decisivo soccorso. Oggi la Viola darà un nuovo bollettino medico, dopo quello di ieri sera che per fortuna parlava di condizioni stabili e nessun danno grave al sistema nervoso centrale e quello cardio respiratorio. Intanto sul Corriere della Sera Walter Veltroni ha commentato quanto successo ieri sera: di seguito le sue parole
«Speriamo solo torni presto in campo, Edoardo Bove. Ora conta poco, ma credo che per lui conti molto: era tornato ai suoi livelli migliori, aveva ritrovato e infuso fiducia nei suo mezzi tecnici, nel suo talento. Lo ha fermato un accidente del suo corpo, un improvviso e imprevedibile sussulto del suo cuore in corsa o forse la conseguenza di un colpo di gioco. Il tempo e la scienza ce lo diranno.
Abbiamo visto nel tempo tanti ragazzi crollare improvvisamente sul prato verde. Spesso sono state cause passeggere, presto superate, come è successo al giocatore della Roma N’Dicka. Oppure un incidente di gioco tanto violento come casuale, quello che interruppe la carriera di un eroe viola come Giancarlo Antognoni che un anno dopo avrebbe però guadagnato, da protagonista, il titolo di Campione del Mondo. Anche Eriksen, durante gli Europei, si è accasciato al suolo e ora è tornato ad essere un giocatore del par suo.
Altri sono stati meno fortunati. Tra i viola, va ricordato sempre e per sempre, Davide Astori. Un nome che è impresso nella memoria dei suoi compagni, della città e di tutto calcio italiano. E che vive in primo luogo nel ricordo di Francesca e Vittoria, la donna della sua vita e sua figlia. Anche per questo quella maglia gigliata distesa inopinatamente sul prato verde del Franchi ha subito emozionato, preoccupato, fatto venire brutti pensieri.
È stato bello vedere i suoi compagni e i suoi avversari, come fecero i giocatori della Nazionale danese, stringersi attorno a lui per sottrarre la vista del corpo sofferente di quel ragazzo alla spietatezza delle telecamere, dei droni, dei cellulari che tendono a non conoscere limiti, a non rispettare il dolore altrui. Ha fatto bene l’arbitro a non tergiversare, sospendendo subito la partita. Ha fatto bene il pubblico a sostenere con responsabilità ciò che le varie autorità hanno deciso e a far sentire al ragazzo il loro sincero conforto.
L’esperienza sul campo di Firenze, come su tutti gli altri, a cominciare da quelli meno in vista, dovrebbe aver insegnato che sono luoghi in cui il gioco di ragazzi forti può tramutarsi talvolta nello smarrimento e nella disperazione. Il calcio è un gioco. Ma coinvolge il corpo di chi lo pratica, le sue emozioni, la passione di chi lo vive con sincera partecipazione. È bello come una farfalla, il football. Ma è pure delicato, proprio come una farfalla».