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·17 gennaio 2021

Luka Jovic, il ritorno all’Eintracht e la necessità di ritrovarsi

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Quando nell’estate 2019 Luka Jovic aveva lasciato l’Eintracht Francoforte per trasferirsi al Real Madrid per oltre 60 milioni di euro, il pensiero più frequente tra gli addetti ai lavori riguardava la perplessità sul prezzo e sul rischio del famoso one season wonder, il termine inglese che inquadra quei calciatori che imbroccano l’anno buono e finiscono nel dimenticatoio. 27 goal in 48 partite in una squadra di media classifica in Bundesliga sembravano un biglietto da visita sufficiente solo a tratti. Con il senno di poi, 18 mesi dopo, possiamo dire che i dubbi potevano avere solidi fondamenti, ma che allo stesso tempo – cosa ben più importante, da fanatici della Bundesliga – quelle incertezze mostrate nella Liga potrebbero permetterci di ritrovare nel massimo campionato tedesco uno degli attaccanti potenzialmente migliori della sua generazione.

In fondo, non prendiamoci in giro. Chiunque abbia seguito assiduamente l’Eintracht Francoforte e Luka Jovic nella stagione 2018/19 ha pensato almeno per un momento che quel numero otto potesse diventare un top in breve tempo. Non dubitiamo che il Real Madrid fosse tra quelli. E allo stesso tempo non dubitiamo che gli stessi Merengues abbiano accettato di buon grado di rimandarlo in prestito nel club che lo ha proiettato al top del calcio europeo. Certo in un contesto diverso (ci arriviamo), ma nello stesso ambiente e con lo stesso allenatore, Adi Hütter, colui che ha credito in lui più di tutti. Anche più di Kovac, che lo aveva lanciato in prima squadra l’anno prima, appena arrivato dal Benfica in prestito biennale con diritto di riscatto.


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Ecco, il Benfica. In Portogallo Jovic aveva trascorso mesi complicati, un vero e proprio passo indietro rispetto alle aspettative che si era costruito alla Stella Rossa. Dove aveva debuttato a sedici anni e mezzo segnando il goal decisivo per vincere il campionato. Poi a Francoforte si è ripreso con gli interessi. Un paio d’anni nell’ombra, prima di ritornare il talento che aveva stregato la Serbia. E anche il Real Madrid, di cui sopra. Insomma, Luka Jovic è uno che sa cosa voglia dire affrontare periodi negativi e uscirne rialzando la testa fino a brillare di nuovo, praticamente quello che spera accada l’Eintracht che lo ha preso in prestito fino a fine stagione. Di certo, il classe 1997 ha qualcosa da dimostrare. Come sempre. Un serbo cresciuto in Bosnia, che dormiva in macchina per allenarsi, ha una certa tempra. Poco ma sicuro.

A Madrid è andato tutto storto. Soltanto due goal in 32 partite, tante critiche, tanta sfortuna. Di certo non è stato facile interpretare a vent’anni il ruolo di riserva di Karim Benzema, ovvero quello che probabilmente è stato il giocatore più importante del Real insieme a Sergio Ramos negli ultimi diciotto mesi. Complicato farsi trovare pronti senza avere continuità come l’anno prima. Un cambiamento un po’ troppo drastico, evidentemente, per un giocatore così giovane. Nonostante l’inizio fosse stato tutt’altro che negativo: da subentrato aveva approcciato bene i primi impegni. Anche se il pubblico del Bernabéu la buona volontà la apprezza solo a tratti. Di qualità, piuttosto, se n’è vista poca.

Anche a livello di gestione della propria immagine Jovic non è stato impeccabile. Durante la pausa dovuta al Covid-19, si è fatto immortalare abbracciato ad un amico durante un barbecue, contravvenendo alle regole base della prevenzione. Poche settimane prima aveva rotto la quarantena in Spagna per volare in Serbia, al compleanno della sua fidanzata. Si era parlato anche di un possibile arresto, ipotesi poi sventata. La fortuna non l’ha aiutato, visto che si è pure infortunato al piede. Non mentre si allenava a casa, ma perché era caduto dal balcone. Resta ignoto cosa stesse provando a fare. Quando si dice che uno la fortuna se la deve creare.

Anche per questo motivo, comunque, Luka Jovic ha scelto di tornare all’Eintracht Francoforte. Per rialzarsi di nuovo, per capire se ci sarà un posto per lui nel Real Madrid del domani. La risposta sull’oggi l’ha avuta e non è stata particolarmente piacevole. Anzi, è stata davvero una bocciatura quasi totale. Nell’Eintracht di oggi, invece, Adi Hütter non vede l’ora di affiancarlo ad André Silva e a Daichi Kamada. Non sarà forse un tridente esplosivo e quasi perfetto come quello che componeva con Haller e Rebic, ma certamente può tornare a illuminare il Waldstadion come succedeva un anno e mezzo fa.

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