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·4 luglio 2025

L'Ue chiede modifiche per Piracy Shield: «Viola il Digital Services Act»

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La Commissione Europea, in una lettera inviata il 13 giugno 2025 al Ministro degli Esteri Antonio Tajani e firmata dal Direttore Generale Roberto Viola, ha riconosciuto gli sforzi dell’Italia nel contrasto alla pirateria online, in particolare per la tutela dei contenuti audiovisivi in diretta come gli eventi sportivi. Tuttavia, Bruxelles ha espresso preoccupazioni sul funzionamento del sistema Piracy Shield, ritenendo che alcune parti non siano pienamente compatibili con il Digital Services Act (DSA) e possano compromettere diritti fondamentali come la libertà di espressione.

Ricordiamo che Piracy Shield è la piattaforma anti pirateria utilizzata per contrastare questo fenomeno criminale, che nel 2024 ha prodotto un danno da circa 2 miliardi all’economia italiana, di cui circa 350 milioni di euro riconducibili solamente allo sport in diretta.


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Le criticità sollevate riguardano in particolare gli articoli 8, 8-bis, 9-bis e 10 del progetto normativo italiano, che disciplinano gli ordini di intervento contro contenuti illegali. Secondo la Commissione, questi articoli non rispettano appieno i requisiti procedurali previsti dal DSA, sia dal punto di vista linguistico che giuridico. Viene sottolineato il rischio che blocchi rapidi e automatici dei contenuti, come quelli previsti dal sistema italiano, possano equivalere a una negazione di servizio, rendendo necessario un bilanciamento tra la protezione dei titolari dei diritti e i diritti dei terzi eventualmente coinvolti.

Il sistema Piracy Shield, introdotto nel 2023 e gestito da AGCOM, permette il blocco di un sito entro 30 minuti dalla segnalazione. Chi viene colpito da un blocco ha cinque giorni per presentare un reclamo, mentre l’Autorità ha 10 giorni per valutarlo. Il blocco resta comunque attivo fino a quel momento. Per Bruxelles, questo meccanismo non fornisce sufficienti garanzie contro blocchi errati o sproporzionati. Anche se è prevista la possibilità di sblocco entro 24 ore in caso di errore segnalato, la Commissione ritiene che questo non sia sufficiente a evitare danni a contenuti leciti.

La Commissione invita dunque l’Italia a includere nella versione definitiva del provvedimento alcune garanzie già menzionate dalle autorità italiane nelle risposte precedenti. Tra queste: l’obbligo per chi ordina il blocco di allegare una relazione tecnica che giustifichi l’intervento, e la necessità per i flagger (cioè chi segnala le violazioni) di agire con rigore nella raccolta delle prove, consultando preventivamente AGCOM in caso di dubbi.

Infine, Bruxelles ricorda che la responsabilità nella lotta alla pirateria non può ricadere esclusivamente sulle piattaforme digitali, ma deve essere condivisa con tutti gli attori che hanno le capacità tecniche e operative per intervenire, senza compromettere l’accesso legittimo all’informazione. L’Italia dovrà notificare il testo finale a Bruxelles dopo l’approvazione, dimostrando di aver recepito i rilievi della Commissione e garantendo che il Piracy Shield non si trasformi in uno strumento eccessivo, capace di minare la libertà di espressione e informazione.

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