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·30 novembre 2020

Lucas Hernandez è diventato un punto fermo del Bayern Monaco

Immagine dell'articolo:Lucas Hernandez è diventato un punto fermo del Bayern Monaco

Nel calcio può cambiare tutto da un giorno all’altro, figurarsi ciò che può succedere nel giro di una stagione. Anche se questa, per il Bayern Monaco, è piuttosto particolare, visto che è iniziata una decina di giorni dopo la conclusione della scorsa. In effetti, se analizziamo il big picture, la squadra campione di tutto non è che sia poi così diversa dall’anno scorso. C’è però una grande differenza che intercorre tra l’edizione 2019/20 e la 2020/21 del Bayern Monaco: il ruolo di Lucas Hernandez.

Qualche mese fa vi parlavamo delle sue difficoltà nell’inserirsi in una squadra che, di fatto, sembrava una macchina perfetta. Un interrogativo a livello tattico, di ruolo in campo, di impiego. Tanto che si erano fatte frequenti le voci che lo volevano lontano dalla Baviera. Perplessità che le vicissitudini del nuovo anno hanno spazzato via. Avevamo parlato del ‘triangolo’ che andava a comporre con Alaba e Davies, in tre per due posti sul lato sinistro della difesa. Se però il canadese fino ad agosto sembrava intoccabile, a settembre la sua condizione fisica lo ha reso più sostituibile. Tanto che Hansi Flick da subito ha puntato su Lucas Hernandez in posizione di terzino sinistro – salvo la parentesi in Supercoppa di Germania, giocata da centrale. Anche se comunque, dice lui, “non mi interessa, mi trovo benissimo in entrambe le posizioni”.


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Il grave infortunio subito da Phonzie il 24 ottobre ha rotto il dualismo e garantito a Hernandez costanza di utilizzo in uno dei ruoli nel quale si trova indubbiamente meglio. L’evidenza che la continuità sia la chiave è tutta nel rendimento dell’ex Atlético Madrid. Un paio di statistiche: contro lo Schalke ha vinto il numero impressionante di 22 duelli. Contro il Siviglia nella Supercoppa Europea è stato il migliore in campo per duelli, palle liberate e tackle.

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Se parliamo di statistiche, il classe 1996 dal suo arrivo al Bayern vanta un record difficilmente pareggiabile di 38 presenze e zero sconfitte. E non è casuale che nel  4-1 subito dall’Hoffenheim fosse rimasto in panchina, così come nel drammatico 4-3 interno con cui Lewandowski ha battuto l’Hertha Berlino. Di certo in una squadra che nel 2020 ha perso una sola partita – il 4-1 di cui sopra – è più facile. Se poi ci aggiungiamo che lo scorso anno Lucas giocava più che altro partite ‘semplici’, il gioco è fatto. La differenza con o senza di lui però, quest’anno, è notevole. Prima della gara contro lo Stoccarda, il Bayern senza di lui in campo subiva un goal ogni 110 minuti. Con lui, invece, uno ogni 35.

Ridurre la questione alla tattica non sembra fondamentalmente corretto. Basta tornare con la mente ad agosto, quando Alaba e Davies componevano probabilmente il miglior asse centrale-terzino del mondo, qualcosa che non si vedeva da quando Lahm e Boateng prendevano indicazioni da Heynckes, ma occupavano l’out di destra. Lucas Hernandez ha fatto della duttilità il suo punto di forza al Bayern, la capacità mai banale di farsi trovare al momento giusto. Anche perché mettere in dubbio sotto il profilo tecnico-tattico le capacità di uno che ha vinto un Mondiale da titolare può sembrare un controsenso. L’ambientamento, invece, ha richiesto tempo in più. Anche per conoscere meglio i compagni e trovare uno stato di forma accettabile dopo il problema alla caviglia che lo ha limitato l’anno scorso. “Ora è molto più facile di quanto fosse tre mesi fa”, ha dichiarato Didier Deschamps durante la scorsa pausa nazionali.

Lo stato mentale di fiducia si ripercuote anche sulle sue prestazioni in campo, anche se, almeno a livello fisico, Lucas Hernandez non sembra ancora aver raggiunto il 100%. Merito di uno stile di gioco che in Germania qualcuno ha scherzosamente definito ‘kamikaze’, la voglia di buttarsi su ogni pallone con tutto il corpo. Una caratteristica del gioco del francese che Flick ha pubblicamente elogiato, perché rispecchia la sua voglia di dare tutto. Anche a costo di rimediare qualche acciacco. Come contro lo Stoccarda o contro il Werder Brema. Quando è uscito dopo 19 minuti. Risultato finale della partita: pareggio.

L’equazione è semplice. Quattro volte in campo per meno di mezz’ora o in panchina, quattro prestazioni difensive rivedibili, con più di 13 tiri subiti a partita — Due in più della media. Possiamo  discutere della spesa di 80 milioni di euro voluta da Salihamidzic e Rummenigge, ma è un tema che lascia il tempo che trova. Ovvero: poco. La verità è che senza Lucas è un Bayern, con Lucas è un altro. E l’interrogativo di qualche mese fa ha avuto risposta.

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