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·18 ottobre 2024

Lotito: «Essere presidente di una squadra non si limita al solo profitto economico»

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La Lazio sta vivendo un inizio di stagione molto positivo, anche grazie all’arrivo da Verona di Matteo Baroni, tecnico scelto dal presidente Claudio Lotito per aprire un nuovo ciclo.

Il presidente biancoceleste ha commentato così a DAZN () il passaggio da Sarri a Baroni, passando a Tudor: «Con Sarri avevo un buon rapporto. Lui ha le sue idee, sia dal punto di vista politico che comportamentale, ma tra noi si era creata un’alchimia basata sul rispetto reciproco. Dopo una partita all’Olimpico, in cui la squadra non aveva fatto bene, sono andato da lui. Gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l’orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione, e insieme abbiamo deciso di mandare la squadra in ritiro a Formello. Alcuni giocatori non hanno preso bene la decisione, forse perché non si sentivano più coinvolti. Il ritiro, però, ci ha mostrato che il problema era più profondo: c’era un contrasto interno, soprattutto con i giocatori più esperti. Sarri ha capito che non riusciva più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi». L’intervista del presidente della Lazio, Claudio Lotito, è presente sulla applicazione di DAZN, che trasmetterà la partita dei biancocelesti all’Allianz Stadium contro la Juventus.


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«Successivamente, con l’arrivo di Tudor – ha continuato Lotito –, la squadra ha reagito, ritrovando un po’ di orgoglio. Alla fine della stagione, tuttavia, mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società. Ora abbiamo Baroni che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore. È chiaro che tutti devono essere uniti dietro di lui».

Sul suo ruolo di presidente della Lazio: «Essere presidente di una squadra di calcio significa rappresentare una comunità di persone e i loro sentimenti. Abbiamo il dovere di preservare, mantenere e tramandare i loro valori, e questa responsabilità non si limita solo al profitto o all’interesse economico».

In queste partite Castellanos e Dia stanno dimostrando di poter sopportare la pressione dell’attacco laziale che in passato ha avuto due punti di riferimento importanti come Ciro Immobile e Miroslav Klose: «Ho ingaggiato Ciro dopo un’esperienza all’estero che non si era rivelata particolarmente brillante. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose, è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria».

Lotito dà poi uno sguardo dall’altra parte del Tevere, in casa Roma, reduce dall’esonero di Daniele De Rossi: «Sicuramente De Rossi era legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava».

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