Lookman si racconta: “La mia infanzia è stata dura, ma la strada non è mai stata un’opzione” | OneFootball

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·14 ottobre 2024

Lookman si racconta: “La mia infanzia è stata dura, ma la strada non è mai stata un’opzione”

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Grandissimo protagonista della scorsa stagione dell’Atalanta, Ademola Lookman si è raccontato ai microfoni di France Football, trattando diversi argomenti, dalla sua difficile infanzia alla tripletta in finale di Europa League.

La tripletta al Bayer Leverkusen in finale di Europa League è stato  probabilmente l’apice della carriera di Ademola Lookman fin’ora. Quella prestazione, ma in generale tutte quelle della passata stagione, sono valse all’attaccante nigeriano la candidatura nei 30 papabili vincitori per il Pallone d’Oro. Come raccontato proprio dall’ex Leicester però, prima di tutto questo, c’è stata un infanzia, seppur felice, molto dura da affrontare.


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Lookman: “Mangiavo dai vicini perchè mia mamma non aveva tempo di cucinare. Da bimbo amavo Robinho”

Le parole dell’attaccante nigeriano sulla sua infanzia: “C’erano un sacco di comunità di origini e culture diverse, e anche una grande comunità nigeriana. Era la mia Little Lagos e ne riserbo molti bei ricordi. Viverci rende più forti, più duri, difficili da spezzare. Ho imparato a lavorare duro, perché se di talento ce n’è molto, non basta. Tanti hanno scelto la vita di strada. Per me non è mai stata un’opzione. La mia vita era casa, scuola e calcio. Mio padre e una delle due mie sorelle vivevano in Nigeria, a Lagos. Io con mia madre e un’altra sorella a Londra. Mia madre è superwoman, una persona geniale, lavorava molto ma a volte non aveva tempo per prepararmi da mangiare, così andavo dai vicini”.

La scelta di giocare per la Nigeria e gli idoli: “Ho imparato a capire la Nigeria nel tempo. Anche se ho fatto le giovanili con l’Inghilterra, vincendo anche il Mondiale U20 nel 2017, ho deciso con il cuore di giocare per i Super Eagles perché ho un legame intimo e personale con questo Paese. Da piccolo ammiravo Robinho, un giocatore diverso. E poi naturalmente Messi e Cristiano Ronaldo. Il mio è un calcio istintivo. Se ci penso troppo mi blocco.”

Infine, le parole sulla candidatura al Pallone d’Oro e sulla finale di Europa League vinta: “Una cosa pazza essere tra i 30 candidati al Pallone d’Oro. Ed essere il solo africano della lista è ancora più speciale. Ne sono fiero. E’ un onore, sapendo da dove vengo. La sensazione di vincere e avere l’oro al collo è una sensazione imparagonabile. E scrivere la storia in una città piccola come Bergamo è qualcosa di straordinario. Mi ha molto colpito il fatto che Gasperini qualche giorno dopo mi abbia detto che sono entrato a far parte della storia del calcio. E’ vero, è un onore, ma ho lavorato tanto per arrivare fin qui”.

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