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·3 ottobre 2024
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·3 ottobre 2024
All’ottavo minuto di un domenicale Torino-Lazio, Zaccagni cerca di rubare palla a Vojvoda sulla fascia sinistra biancoceleste. Arriva Castellanos, Ricci dà una mano, Tameze s’interessa troppo tardi. Un treno squarcia la confusione. Nuno Tavares raggiunge il fondo del campo con due tocchi; poi, lucidamente, ne fa un terzo per servire a Guendouzi il quarto assist del suo campionato su quattro partite giocate, dopo quelli contro Milan e Fiorentina.
Il nuovo laterale sinistro della Lazio è un giocatore “da Premier” che mancava alla Serie A. Corsa impetuosa, fisico possente, una marea di giocate paradossali rispetto al rapporto quantità/qualità che ci si aspetterebbe. Nuno, anche palla al piede, è una locomotiva: la fascia mancina di Baroni ha un quasi totale dominio della corsia in percentuale di tocchi (oltre il 55% di quelli totali) e solo Kvara, secondo i dati di Understat, ha prodotto più xA del portoghese (2.09).
La struttura fisica di Tavares non gli permette invenzioni troppo raffinate, ma lui non lo sa e ci prova lo stesso, risultando spesso impreciso (83.9% di accuratezza sui passaggi, 7 cross puliti su 22, e soprattutto 2 tiri in porta su 9). Eppure, il traversone forte, tagliato, da fermo, recapitato sulla testa di Gila a Firenze (e quasi riproposto a Torino) è una specialità della casa rara e qualitativamente eccelsa che non ci si aspetterebbe dai piedi del numero 30.
È nelle giocate concrete, sgraziate, fatte quasi senza pensare, che Nuno Tavares trova massima efficacia. I compagni lo cercano spesso (67.3 tocchi a partita) perché sanno che lui c’è, è lì, per fraseggiare o andare sul fondo. Il pestone su Dodò rappresenta l’unico episodio in cui, finora, ha pagato la difficoltà di controllare il proprio corpo. Per il resto, appena 2 falli commessi, il 100% dei duelli aerei vinti e il 64% di quelli a terra. Pantagruelico.