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·24 maggio 2019

L’identikit dell’allenatore della Juventus 2019/20

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Massimiliano Allegri non sarà l’allenatore della Juventus nella stagione 2019/20. È questa, senza dubbio, la notizia dell’anno in casa Juve. L’allenatore dei 5 scudetti, delle 4 Coppe Italia e delle 2 Supercoppe lascia la Vecchia Signora, con buona pace dei suoi detrattori, che negli ultimi mesi erano diventati sempre più feroci nei confronti del tecnico livornese. A dire il vero, che questo potesse essere l’ultimo anno di Max in bianconero, già da qualche mese era nell’aria, proprio perché dopo 5 anni di successi “era fisiologico”, come ha sentenziato lo stesso tecnico Campione d’Italia.

Adesso in casa Juve l’attenzione si sposta su chi può essere l’erede di Max Allegri sulla panchina bianconera. Andrea Agnelli non si è fatto scappare niente nella conferenza stampa congiunta con Allegri, il che non fa altro che aumentare la curiosità dei tifosi bianconeri. Abbiamo provato dunque a tracciare un identikit del futuro allenatore della Juventus. La premessa è doverosa: questo è soltanto un gioco, pertanto non pretende di essere né un’analisi esaustiva (nessuno sa cosa passa esattamente per la testa dei dirigenti bianconeri) né tantomeno ha la presunzione di basarsi su millantate fonti provenienti nientepopodimeno che dai vertici del club bianconero. Si proverà bensì a immaginare quali possano essere i ragionamenti fatti in casa Juve. Partendo da una lista di 26 tecnici quotati da un famoso bookmaker come prossimi allenatori della Juventus, abbiamo seguito dei criteri che pensiamo possano corrispondere alle valutazioni fatte dalla società nella scelta del nuovo allenatore. Ecco la lista:


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1° Criterio: Palmares vincente

Diciamocelo chiaramente: Allegri, per quanto possa piacere o non piacere, è un tecnico vincente. Lo ha dimostrato alla Juventus ma anche nella sua esperienza al Milan, dove ha vinto uno scudetto e una Supercoppa. Risulterebbe strano che in casa Juve si scegliesse un allenatore col palmares in bianco: ve lo immaginate Giampaolo o Gasperini a dover dire a Cristiano Ronaldo che deve riposare in campionato perché mercoledì in Champions c’è il Barcellona? Applicando questo primo filtro, saltano già due fra nomi i più chiacchierati:

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Fuori Pochettino e Sarri! Il tecnico che ha fatto fuori l’Ajax delle meraviglie e il profeta del bel calcio! Ma si sa, come ha ricordato lo stesso Andrea Agnelli, la Juventus è un’azienda (seppur calcistica) e viene gestita dai suoi dirigenti seguendo delle rigide direttive aziendali. Subito eliminati, oltre ai già citati Giampaolo e Gasperini, anche Di Francesco e Mihajlovic, altro nome venduto come papabile dagli esperti di calciomercato, oltre che Gattuso e Pirlo (che, a dire il vero, neanche si sa per quale motivo siano in questa lista). Dunque restano in 18 a giocarsi la panchina della Juventus, la creme de la creme, accomunati dall’avere almeno 1 titolo in bacheca:

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2° Criterio: Esperienza nel campionato italiano

Ai più sembrerà strano, dato che la Juventus si è appena privata di un tecnico, Allegri, che di esperienza in Serie A ne ha da vendere e quindi si potrebbe pensare che l’obiettivo non debba più essere l’Italia, ma bensì l’Europa. Eppure, non dimentichiamolo mai, la mission del presidente Agnelli è sempre quella di continuare a primeggiare in Italia, oltre che di provare a sferrare l’assalto alla Champions League. La Juventus non farà mai una scelta che, sulla carta, possa rischiare di compromettere la sua supremazia nazionale (poi è chiaro che, prima o poi, arriverà l’anno in cui la Juventus non vincerà il campionato, ma non sarà mai una deliberata scelta societaria, in stile Milan per intenderci, che ha sempre privilegiato la Champions League). Ovviamente è una scelta in primis di natura sportiva, perché la Juventus è una società di calcio e il suo obiettivo è vincere il campionato, ma anche di natura economica. L’epopea degli 8 scudetti consecutivi ha permesso alla Juventus di ricostruire un brand ridotto ai minimi termini nel 2010, con un fatturato che è passato dai € 150 mln nel momento dell’insediamento di Andrea Agnelli agli oltre € 500 mln attuali. Questo ci ha permesso di comprare dei campioni del calibro di Tevez, Higuain, Pjanic e Cristiano Ronaldo, solo per citarne alcuni, e di conseguenza di ricostruire la nostra dimensione europea. Questo concetto Andrea Agnelli lo ha ben chiaro in testa e non ha alcuna intenzione di ignorarlo. Applicando questo secondo filtro, si delinea un quadro molto interessante:

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Il secondo criterio fa già fuori Guardiola e Klopp! Lo spagnolo ha vinto in Spagna, in Germania e in Inghilterra, ma al suo primo anno in Premier ha toppato, sarebbe disposta la Juventus a rischiare di non vincere un anno pur di far assimilare a Chiellini e compagni i concetti del calcio di Pep? Per non parlare del tecnico del Liverpool, che ha appena chiuso il suo 4° anno ad Anfield senza aver vinto ancora la Premier. Eliminato anche Zidane, che vanta esperienza in Serie A ma solo da giocatore, così come d’altronde gli stessi Guardiola, Blanc e Deschamps. Fuori per lo stesso motivo pure Heynckes e Wenger che, per motivi anagrafici, sono più vicini alla pensione piuttosto che ad una nuova panchina, il portoghese Jardim, il ct tedesco Low, che non allena un club da 15 anni, oltre che i visionari Bielsa e ten Hag. A questo punto ne restano soltanto 7:

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3° criterio: Capacità di aprire un ciclo

Lo ha ribadito Andrea Agnelli nel corso della conferenza stampa di addio a Max Allegri: la causa del divorzio con l’allenatore toscano è proprio la consapevolezza che sia finito un ciclo. L’obiettivo di una società come la Juventus non può non essere quello di riaprirne subito uno nuovo. Una delle doti unanimemente riconosciute ai dirigenti bianconeri è la capacità di saper programmare a lungo termine, tanto è vero che la Juventus adotta la politica di non tenere allenatori in scadenza di contratto. Difficilmente la Juventus sceglierà un allenatore intransigente, che al primo battibecco minaccia di andar via o che anche è solito spremere i giocatori fisicamente e psicologicamente magari per una o due stagioni, per poi abbandonare la barca prima che affondi: sarebbe, di fatto, come avere a che fare sempre con un allenatore in scadenza, inammissibile in casa bianconera. La descrizione appena fatta corrisponde soltanto a due dei sette nomi rimasti:

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L’applicazione di questo terzo filtro farà tirare un sospiro di sollievo ai tifosi dell’Inter: se Marotta affonderà il colpo su Conte, l’ex capitano-bandiera nonché ex-tecnico bianconero potrà trasferirsi a Milano e, per la gioia dei tifosi nerazzurri, neanche Mourinho è il tecnico adatto per la Juventus, per cui non correranno il rischio di dover accusare il portoghese di alto tradimento. Al contrario di Conte e Mourinho, gli altri tecnici rimasti hanno dimostrato, chi più chi meno, di saper essere in grado di avviare un ciclo vincente nelle varie esperienze nei club che hanno allenato. Ed ecco la top 5 degli allenatori ideali per la panchina della Juventus:

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4° criterio: Disponibilità

Giunti a questo punto della scrematura, Paratici e Nedvěd non possono non porsi il seguente problema: chi, fra questi 5 nomi, sarebbe disponibile per sedere dal prossimo luglio sulla panchina bianconera? Infatti un conto è fantasticare, decisamente diversa è la realtà, che è fatta anche di contratti pluriennali e di esigenze personali. Applicando questo ultimo filtro vengono eliminati dalla lista altri 3 nomi:

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Quello di Carlo Ancelotti a Torino sarebbe un clamoroso ritorno, ma il tecnico del Napoli ha più volte dichiarato di non essere disponibile a sedersi nuovamente sulla panchina della Juventus, anche a causa dei cori che la curva bianconera gli riserva ogni volta che torna all’Allianz Stadium. Simeone ha appena rinnovato il suo contratto con l’Atlético Madrid a 24 mln di euro netti a stagione e non sembra aver alcuna intenzione di lasciare i colchoneros. Anche Benitez non ha voglia di tornare in Italia: il tecnico spagnolo, pur di riportare in Inghilterra la famiglia, ha scelto 3 anni fa di scendere nella seconda divisione del campionato inglese con il Newcastle, squadra che ha poi prontamente riportato in Premier League. Quindi i 2 allenatori candidati a sedere dal prossimo luglio sulla panchina della Juventus sono:

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Il primo, Simone Inzaghi, si potrebbe facilmente liberare dalla Lazio nel caso in cui arrivasse una chiamata della Juventus, avendo un contratto in scadenza nel giugno 2020 e, al di là delle parole di facciata del presidente Lotito (“Se Inzaghi mi chiedesse di andare alla Juventus sarei addolorato”), il numero uno dei biancocelesti non si opporrebbe più di tanto all’addio del tecnico con il quale, nel corso dell’ultimo anno, i rapporti sono diventati sempre più tesi. L’amicizia che lega l’allenatore biancoceleste a Fabio Paratici, che ha fatto sbilanciare a favore di Inzaghi i media in questi giorni, è un aspetto che influirà meno di quanto si possa pensare nella scelta definitiva. Tecnico considerato in rampa di lancio, il 3-5-2 è il marchio di fabbrica di Inzaghi, che in carriera ha vinto l’edizione del 2017 della Supercoppa Italiana contro la Juventus e la Coppa Italia, pochi giorni fa, battendo in finale l’Atalanta.

PRO: Tecnico giovane e alla ricerca di vittorie per affermarsi definitivamente, porterebbe una ventata di freschezza ad un gruppo alla ricerca di nuovi stimoli.

CONTRO: La scarsa esperienza nella gestione di un gruppo pieno di campioni, la mancata abitudine a vivere le pressioni di un grande club, costretto a vincere sempre. Zero esperienza internazionale: può un allenatore che non ha una panchina in Champions League puntare a vincere la Coppa? (Guardiola e Zidane, ad esempio, ce l’hanno fatta).

L’altro nome, un po’ a sorpresa, è quello di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo, nel caso in cui Conte si accasasse all’Inter, potrebbe facilmente liberarsi risolvendo il suo contratto con i nerazzurri. Toscano, fautore del 4-2-3-1 (ma non disdegna l’uso della difesa a 3), Spalletti ha vinto in carriera nella sua prima esperienza a Roma (2 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana) e in Russia con lo Zenit San Pietroburgo (2 campionati, una Coppa di Russia e una Supercoppa di Russia). Accusato di essere nella fase declinante della sua carriera di allenatore (nelle ultime due esperienze a Roma e all’Inter non è riuscito a riportare i rispettivi club a vincere titoli), in realtà ha sempre centrato i reali obiettivi prefissati dalle rispettive società, ovvero il raggiungimento di un posto in Champions League.

PRO: È un tecnico di comprovata esperienza. Bistrattato a Roma perché incolpato di aver messo fine alla carriera di Totti, considerato non all’altezza di riportare l’Inter alla vittoria, nonostante abbia riportato il club nerazzurro in Champions League dopo anni di vacche magre: nessuno, come Spalletti, ha voglia di rivincita nei confronti di chi, in questi anni, lo ha etichettato come tecnico non vincente. Alla Juventus avrebbe finalmente l’occasione, oltre che la squadra, buona per farsi rimpiangere.

CONTRO: Nonostante abbia sempre centrato gli obiettivi delle varie società in cui ha lavorato, gli manca la consacrazione definitiva con la vittoria di un campionato in Italia. Inoltre il suo arrivo potrebbe essere visto come quello di uno “scarto” dell’Inter, non il massimo per un club che punta a confermarsi in Italia e all’alloro europeo (anche se pure Allegri era uno scarto del Milan).

Quindi Inzaghi e Spalletti: sono loro che si giocano le maggiori chance di sedere sulla panchina bianconera nella prossima stagione. Ma questo era soltanto un gioco…

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