Liam Brady Juve: «Il rigore a Catanzaro non dovevo tirarlo io, Trapattoni non voleva. Non volevo più giocare quando ho saputo che sarebbe arrivato Platini. Il mio ricordo di Scirea è questo» | OneFootball

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Calcionews24

·24 maggio 2025

Liam Brady Juve: «Il rigore a Catanzaro non dovevo tirarlo io, Trapattoni non voleva. Non volevo più giocare quando ho saputo che sarebbe arrivato Platini. Il mio ricordo di Scirea è questo»

Immagine dell'articolo:Liam Brady Juve: «Il rigore a Catanzaro non dovevo tirarlo io, Trapattoni non voleva. Non volevo più giocare quando ho saputo che sarebbe arrivato Platini. Il mio ricordo di Scirea è questo»

Le parole di Liam Brady, ex calciatore e allenatore irlandese, sulla sua avventura con la maglia della Juve. Tutti i dettagli

Liam Brady, nato a Dublino il 13 febbraio 1956, è un ex calciatore e allenatore irlandese, considerato uno dei migliori talenti del suo paese. Centrocampista mancino dotato di sopraffina tecnica e visione di gioco, ha iniziato la sua carriera nell’Arsenal, vincendo una FA Cup. Successivamente, ha brillato in Italia con la Juventus, conquistando due scudetti, per poi giocare anche con Sampdoria, Inter e Ascoli, vincendo una Coppa Mitropa con quest’ultima. Dopo il ritiro, ha intrapreso la carriera di allenatore e opinionista televisivo. Ecco alcuni estratti della sua intervista odierna a La Gazzetta dello Sport, che parte dal famoso rigore segnato a Catanzaro all’ultima giornata.

LA JUVE«Certo, se ne parla ancora adesso. Ma mi lasci dire una cosa: non sono contento di essere ricordato soprattutto per quel rigore. Nella Juve ho fatto tante belle cose, conquistammo due scudetti, segnai in due derby vinti, il secondo dei quali in rimonta da 0-2 a 4-2 con una doppietta di Scirea: Gaetano, persona stupenda e giocatore immenso. Mi viene in mente una partita fantastica contro l’Inter campione d’Italia: 2-1, segnai e poi feci l’assist a Gaetano. Ricordi meravigliosi. E poi… io quel rigore di Catanzaro nemmeno dovevo tirarlo».PLATINI«Le racconto tutto. Ci giochiamo il campionato punto a punto con la Fiorentina. A quattro giornate dalla fine battiamo l’Inter grazie a un mio rigore. Il mercoledì seguente mi telefona un agente inglese e mi avvisa che la Juve ha già preso Platini. Dopo l’allenamento parlo con Trapattoni che mi assicura di non sapere nulla, ma capisco che non mi ha detto la verità perché è in difficoltà. Un’ora e mezza dopo, ricevo una telefonata dalla sede dove vengo convocato da Boniperti che mi spiega cosa sta succedendo. Penso che la società avrebbe voluto tenere tutto se greto fino a fine stagione, ma le voci girano sempre».LA SUA REAZIONE«Dico al presidente che non avrei più giocato: eravamo campioni in carica e in corsa per il bis, pensavo di meritare la conferma. Torno a casa e racconto tutto a mia moglie, compresa la decisione di non disputare gli ultimi tre incontri. Sono lei e Boniperti a farmi ragionare, a convincermi. Mi fanno capire che l’uomo è più importante del calciatore, che chiudere con un altro scudetto mi avrebbe regalato una gioia immensa: una soddisfazione così forte che mi sarebbe rimasta dentro per tutta la vita. Avevano ragione. Il giorno dopo comunico a Trapattoni la mia disponibilità e lui risponde che mi farà giocare ma preferisce che io non tiri eventuali rigori. A me va bene, anche perché la responsabilità sarebbe grande. Nella partita seguente ci sarebbe stato il rientro di Paolo Rossi dopo la lunga squalifica e anche altri compagni avrebbero potuto».IL RIGORE A CATANZARO«Ho fatto solo il mio lavoro. Avevo un grande feeling con il club e con i tifosi. Quello è stato il modo migliore per suggellarlo per sempre».

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