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·28 ottobre 2020

L’essenzialità di Axel Witsel per il Borussia Dortmund

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Quando, nel 2012, Axel Witsel passò dal Benfica allo Zenit San Pietroburgo, attorno al suo nome c’era tanta curiosità. Con gli anni, la stessa è andata un po’ scemando, complice anche il poco spessore mediatico del campionato russo e di quello cinese, nel quale il centrocampista belga si è accasato nel gennaio 2017 con la maglia del Tianjin Quanjian.

Dopo essere stato accostato per anni a praticamente qualsiasi squadra europea di prestigio, Witsel ha deciso di tornare nel calcio di prima fascia dalla porta principale, firmando per il Borussia Dortmund nell’estate 2018. Per tanti, all’epoca il BVB sembrava aver acquistato un giocatore sì talentuoso, ma fuori forma e già nella fase calante della carriera a soli 29 anni. Due anni dopo, il belga è il solidissimo perno sul quale Lucien Favre sta costruendo le sue fortune.


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Per concedersi i suoi schieramenti spregiudicati, in cui si trovano tre attaccanti, due esterni di spinta e spesso e volentieri anche un centrocampista prettamente offensivo come Julian Brandt, Favre ha bisogno di un mediano di livello assoluto, che sappia coprire gli spazi, fare da cerniera con i tre difensori, giocare d’anticipo e guidare la transizione.

Non a caso, nella zona centrale del campo, accanto a Witsel ruotano Delaney, Dahoud, Emre Can, Brandt ed il neo-acquisto Bellingham, a seconda del momento di forma e dell’avversario. Il 31enne ex-Zenit, però, se sta bene gioca praticamente sempre. Difatti, rappresenta un tassello cruciale per l’equilibrio del Dortmund.

In fase di possesso, il talento di Liegi è bravissimo nel farsi trovare sempre nei mezzi spazi, e rappresenta la valvola di sfogo primaria per la costruzione del gioco quando il difensore in possesso non riesce a raggiungere Haaland o uno dei due esterni. Se in gioventù Witsel ha dovuto affrontare più di un equivoco tattico, tra chi lo voleva mediano di quantità e chi centrocampista creativo, se non addirittura trequartista, ora il suo ruolo con la palla tra i piedi è ben preciso. Al Borussia la sua giocata tipica è quella di ricevere palla basso, vicino ai difensori, e sfruttare la sua splendida tecnica in conduzione per risalire il campo, andando poi a dialogare con i compagni davanti a lui. Quando la risalita del campo deve essere più rapida, invece, Witsel spesso e volentieri innesca la transizione offensiva tagliando il campo con i suoi lanci, andando a pizzicare la zona di campo lasciata scoperta dal tentativo degli avversari di rientrare.

Più che un giocatore da ‘ultimo passaggio’, Witsel è un creatore di gioco, un orchestratore, che brilla nella sua capacità di dare ritmo e spaziature giuste ai suoi compagni. Anche i passaggi più banali, fatti in fase di manovra, sono in realtà quasi sempre orientati verso il compagno posizionato meglio, servito ovviamente con una pulizia tecnica invidiabile. Il belga accoglie questo ruolo con grande personalità, ma in alcuni momenti l’eccessiva sicurezza lo trae in inganno, spingendolo verso una giocata leziosa che apre il campo al contrattacco avversario.

La vera (ri)scoperta nel gioco di Witsel è però la sua capacità di interdizione. Essenziale nel guidare il pressing dei suoi, ha dimostrato di poter difendere benissimo sia in avanti che dietro le sue spalle. Il Dortmund utilizza spessissimo le ripartenze veloci per fare male grazie ai suoi cavalli di razza, con Haaland e Sancho a guidare la carica. Una palla persa in situazione di transizione, però, è ancora più sanguinosa, ed è qui che Witsel diventa prezioso come l’oro. Attualmente, pochi giocatori in Bundesliga e più in generale in Europa hanno una capacità così notevole di posizionarsi sempre nel posto giusto per impedire la giocata più determinante del diretto avversario. Se la copertura alle sue spalle è sufficiente, Witsel è il trigger del pressing del Dortmund: attaccando il portatore di palla, riesce quasi sempre a portarlo verso l’esterno facendogli perdere uno o due tempi di gioco. A cascata, poi, si scatena la pressione di tutti i suoi compagni. Ad una fisicità importante (1.88 m di statura) riesce ad accompagnare un ottimo equilibrio, risultando davvero difficile da spostare in contrasto.

In situazioni di inferiorità numerica difensiva, invece, il numero 28 rimane a fare da schermo ai suoi difensori, finché uno dei tre non esce attaccando il portatore. A quel punto, scorre rapidamente indietro andando a coprire la zona di campo lasciata libera. Il suo tempismo perfetto e l’ottimo senso della posizione permettono al Borussia di assorbire gli inserimenti degli avversari con solidità anche in situazioni di transizione difensiva pericolose, mantenendo sempre un assetto stabile con tre uomini allineati vicino all’area di rigore ed un marcatore sul pallone.

Non a caso, quando il belga non è in campo (ad esempio nella gara di supercoppa contro il Bayern o nel recente derby contro lo Schalke) Favre preferisce schierare Brandt sulla linea degli attaccanti, per riequilibrare la squadra ed aggiungere atletismo in mezzo.

Sicuramente il suo volto non finisce spesso in copertina, soprattutto ora che la rosa del BVB è letteralmente imbottita di sensazionali talenti under-23, ma guardandolo in campo la sensazione è che Witsel sia un ingranaggio nascosto assolutamente necessario per far funzionare al meglio l’idea di calcio di Favre.

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