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Giacomo Galardini·23 maggio 2020
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Giacomo Galardini·23 maggio 2020
Il 23 maggio di 20 anni fa, Roberto Baggio ci regalava un’altra prova della sua grandezza e della sua classe.
Alla fine della stagione 1999/2000 il Parma e l’Inter arrivano a pari punti al quarto posto, e devono decidere di giocarsi l’accesso alla Champions League con uno spareggio in campo neutro – usava così allora.
Era l’Inter di Ronaldo, Recoba e Vieri, certo, ma c’era anche il Divin Codino, e certo, il Parma di Malesani era un Parma che in quella stagione era partito come favorito per lo scudetto, visto che aveva gente come Crespo, Buffon, Thuram, Cannavaro e Di Vaio.
Venne scelto il Bentegodi di Verona. La partita si mette male per l’Inter di Lippi che perde Vieri per uno scontro con Buffon. Al suo posto entra Zamorano e sale in cattedra Baggio, l’unico che può portare in nerazzurri in Champions.
La partita è combattuta fino alla fine ma due dei tre gol dell’Inter portano la firma di Baggio, e sono due autentiche prodezze: la prima è una punizione che beffa Buffon sul primo palo dal vertice alto dell’area, la seconda è un tiro al volo a foglia morta da fuori area di sinistro da fermo.
Fu una grande vittoria soprattutto per Baggio. In quella stagione – che sarebbe stata la sua ultima ll’Inter prima del suo definitivo passaggio al Brescia – Lippi lo tenne fuori molto spesso come sesta scelta di un attacco che comprendeva Vieri, Recoba, Ronaldo, Zamorano e Mutu.
Baggio criticò il tecnico viareggino per averlo tenuto fuori per presunti guai fisici, spesso smentiti da Baggio stesso, che gli rinfacciava che la scelta invece venisse presa per scelta tecnica.
Il Divin Codino sapeva già che se ne sarebbe andato, ma diede comunque prova della sua classe, nonostante tutto.