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Giulia Polidoro·26 gennaio 2020
📸 Le cinque tappe della rivalità tra Juventus e Napoli

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Giulia Polidoro·26 gennaio 2020
Napoli-Juve è la gara per eccellenza per chi le partite le vive prima ancora di guardarle.
Una sfida attesa e temuta da entrambe le tifoserie, nutrita da una competizione che infiamma il campionato italiano da quasi un decennio.
Molti vivono questa rivalità in virtù degli ultimi anni della Serie A, in cui le due squadre si sono contese il titolo, ma c’è chi ricorda anche le grandi sfide degli anni 80′, quando a vestire le maglie delle due squadre c’erano campioni del calibro di Altafini, Platini e Maradona.
Ecco le cinque tappe di una rivalità che dura da quasi 50 anni.
Non servono presentazioni per José Altafini, il campione che fece sognare la Serie A a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Dopo 7 anni nel Napoli, nell’estate del 1972, a 34 anni, si trasferì a Torino per vestire la maglia bianconera.
Una mossa che fu fatale per i partenopei nell’ultima giornata di campionato della stagione ’74/75′, quando videro sfumare un potenziale Scudetto nello scontro diretto con la Juventus, che grazie a un gol di Altafini all’ 88′ staccò i rivali e si aggiudicò il campionato.
Dopo quella partita, apparve uno striscione al San Paolo che rimase nella storia: “José, core ingrato”.
Negli anni in cui la Serie A era il campionato più all’avanguardia d’Europa, lo Scudetto se lo giocavano Napoli e Juve, con due dei più grandi giocatori di tutti i tempi a trascinarle.
La sfida Maradona-Platini infiammò la rivalità tra bianconeri e partenopei nella seconda metà degli anni 80′, lasciando ad entrambe le parti qualche soddisfazione.
Nella stagione ’85/’86 fu la squadra di Torino a trionfare, mentre nel ’86/’87 gli azzurri riuscirono a conquistare uno storico Scudetto, mentre a Torino i tifosi piangevano l’inatteso addio al calcio di Platini dopo una stagione deludente.
Nel 2012, il colpo più duro lo inflisse il Napoli.
La Juve aveva appena festeggiato lo Scudetto e aveva dato l’addio ad Alessandro Del Piero, pronto a partire per la sua avventura australiana.
Ma c’era ancora la finale di Coppa Italia da giocare, con il capitano titolare in campo per l’ultima volta e la sensazione di essere imbattibili. I giornali titolavano “la Juventus vuole il triplete italiano”, Conte ci credeva e voleva trascinare la squadra anche verso il secondo trofeo stagionale.
Il Napoli disse no: con Cavani e Hamsik beffò i bianconeri con un secco 2-0 e conquistò la Coppa Italia.
Una cessione diventata famosa per le parole “un vero argentino non gioca a Torino”, accusa rivolta a Higuain dai suoi ex tifosi.
Il colpo più duro per il cuore dei partenopei è stato proprio il passaggio del campione argentino agli eterni nemici, arrivato nell’estate del 2016 dopo che la Juventus ha pagato l’intera clausola rescissoria di 90 milioni di euro, con la volontà del giocatore.
Se c’è una cosa che il Napoli ha potuto sempre vantare è stata che, a prescindere dai risultati, grazie a Sarri era una tra le squadre che giocavano il miglior calcio d’Italia. Qualità che sembrava mancare alla Juve, che con Allegri veniva accusata di essere “noiosa”.
Per questo, quando quest’estate l’allenatore toscano è stato annunciato come nuovo tecnico della Juventus, i partenopei si sono sentiti nuovamente beffati.