Lazionews24
·14 luglio 2025
Lazio, l’ex dirigente parla del settore giovanile biancoceleste: «Dopo la Primavera devono fare uno stacco mentale, essere gestiti da gente per bene e non avere pressioni»

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·14 luglio 2025
Nella mattinata odierna, durante la popolare trasmissione “Morning Lazio” in onda su Radio Laziale, è intervenuto in diretta il direttore del Settore Giovanile biancoceleste, Mauro Bianchessi. Il dirigente ha condiviso una riflessione approfondita sull’evoluzione tecnica e mentale di diversi giovani giocatori cresciuti all’interno dell’ambiente laziale, soffermandosi sui traguardi raggiunti e sugli obiettivi futuri del vivaio.
PAROLE – «Siamo partiti nel 2017 lavorando sui ragazzini dai 13 ai 14 anni, crescerli con un progetto tecnico importante cosi che qualcuno di questi potesse arrivare nel progetto interno della Lazio in prima squadra. Ruggeri ha fatto un campionato da titolare a Salerno, è discreto. Crespi sta girando, è un attaccante che arriverà più tardi ma è comunque un valore economico. Sardo, purtroppo è stato perso. L’ho preso io a Monza, è un giocatore che farà il calciatore in Serie A. Sono prodotti cresciuti nel settore giovanile. Quando sono andato via a Lotito ho detto ‘Tra due, tre anni vedrà i frutti del nostro lavoro’. Oggi i ragazzi crescono con le Playstation arrivano dopo, quindici anni fa arrivavano prima. Ora devono fare un percorso più lungo e arriveranno alle prime squadre intorno ai 23 anni, sono molto distratti. Quando ho saputo che Sardo si era fatto male e si trovava male in Germania e non giocava, c’era la Fiorentina, l’Atalanta, il Milan, la Juve. Poi è arrivato perché ho lottato col papà per fargli fare il calciatore alla Lazio col settore giovanile, lui giocava basket. Simile a Vecino, una mezzala polivalente. Tecnicamente bravo, gioca sia di destro sia di sinistro, grande passo e visione di gioco. Non pronto, ma bisogna farcelo diventare»
PRIMAVERA – «Dopo la Primavera devono fare uno stacco mentale, essere gestiti da gente per bene e non avere pressioni dalla famiglia che pensa di avere dei fenomeni, ma sono dei ragazzi con delle qualità che però devono fare un percorso. Se mentalmente non sono forti, affamati e umili si perdono. Non è il caso dei nomi fatti. Quelli sono giocatori che il passaggio l’hanno fatto. Qui c’è una selezione naturale che non dipende dalle scelte tecniche nostre, ma dalle loro. Se pensano di essere fenomeni di strada non ne fanno, al primo ostacolo la colpa è dei procuratori e della società. Entrano in un vortice e non ne escono più»