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·23 novembre 2024
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Lazio–Bologna di domani sera non può che richiamare un uomo che unisce fortemente le due squadre e che manca a tutti: Sinisa Mihajlovic. Il figlio Miroslav è un collaboratore tecnico dell’Under 15 rossoblù e racconta a La Gazzetta dello Sport la sua doppia appartenenza.
RICORDI DEL PADRE – «Non ho molti ricordi diretti di papà giocatore: ho cominciato a “scoprirlo” negli anni in cui faceva l’allenatore. Andavo a molte sue conferenze stampa o al campo ma non è che lui mi abbia mai detto di provare a fare il tecnico. É stata una cosa inconscia. Assorbivo. Ho giocato a calcio, ero un centrale di piede destro. Pensavo che non sarei mai riuscito a fare l’allenatore; poi un giorno mi sono detto: allenare è ciò che amerei di più, ci provo. E dopo l’esperienza all’Urbetevere sono qui, per imparare».
DUE ANNI SENZA SINISA – «Non so se questo tempo sia passato lento o in fretta. Ma sono stati due anni tosti. Molto tosti. E che tu voglia o no la mente cade sempree lì ma ho sempre pensato che ogni pensiero negativo vada trasformato in impulso positivo: io, per esempio, sterzo subito su ciò che lui ha saputo trasmettere a noi di famiglia, a tutti».
UN SUO ESEMPIO – «Che tutto ce lo si deve guadagnare. Nessun regalo».
NESSUN REGALO PER IL COGNOME – «Esatto. Che nessuno mi regali nulla. Valgo? Non valgo? Sono Miroslav: devo mostrare cosa sono non in base al mio cognome».
CI VORREBBE UNA SCIARPA DOPPIA – (sorride) «Esatto. Io sono nato e cresciuto laziale, lo sono da quando ero bambino, si sa, ma anche il Bologna è dentro la famiglia Mihajlovic: per quel tantissimo che ha fatto con e per papà e per l’opportunità formativa che sta dando a me. Il cuore è diviso, come… quella sciarpa. Ora come ora dico “Vinca il migliore”. Sarò neutrale dai…».