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·27 febbraio 2024
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Lautaro Martinez si è raccontato in occasione di un’intervista concessa all’ultimo episodio del Magazine Champions League. Ecco quanto raccolto da FcInterNews.it:
“I tatuaggi rappresentano me, la mia famiglia, la religione oppure riportano una frase in cui io mi identifico. Avevo quindici anni quando mi sono fatto fare il primo, mia madre era contraria e non voleva saperne perché ero troppo piccolo. Ho cominciato col nome di mio nonno (Nestor, ndr), il padre di mia madre. Quando è mancato è stata dura”.
“La mia famiglia aveva ben poco, senza dubbio le difficoltà della mia infanzia mi hanno fatto crescere in fretta. Crescendo ho capito che nella vita dovevo seguire la mia strada e la mia strada era il calcio. Era il mio sogno perché la mia famiglia vive per lo sport. Nel Racing, il mio primo club da professionista, un compagno di squadra ha iniziato a chiamarmi El Toro perché ero sempre arrabbiato e mi buttavo in ogni duello. Il soprannome nasce da lì e mi è rimasto da allora. La frase “Quello che non mi uccide mi fortifica” rimanda a tutto quello che ho passato da piccolo, oltre ad alcuni momenti negli anni a seguire. È una frase in cui mi identifico, è importante, me la porto dietro”.