Riserva di Lusso
·24 novembre 2021
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Se in giro nei salotti (virtuali e non) in cui si parla di calcio si chiedesse quali sono i campionati che più facilmente sfornano talenti difficilmente il nome della Jupiler Pro League (la prima lega belga) uscirebbe dalla rosa dei primi tre-quattro nominati. Eppure da essa provengono alcuni dei talenti più luminosi dell’ultimo decennio, basti pensare ad uno come Kevin De Bruyne, o a tre nomi molto familiari a noi italiani: Koulibaly, Milinkovic-Savic e Malinovsky provengono non a caso tutti e tre da lì. Le squadre della Jupiler, hanno infatti sia una rete di scouting formidabile che cerca calciatori nei campionati di quarta-quinta fascia o nelle academy in giro per il Mondo, sia settori giovanili di grandissimo spessore per infrastrutture e modo di rapportarsi coi giovani. Proprio a mostrare queste due facce della medaglia è la provenienza del duumvirato in forza al Club Brugge, che in questo momento sta rubando gli occhi di mezza Europa, affettando le difese avversarie sia in campionato che in campo europeo.
Il più “grande” (anagraficamente) dei due, Noa Lang, è stato strappato da quella fucina di grandi calciatori che è il settore giovanile dell”Ajax; il più giovane, Charles De Ketelaere, è invece nato proprio a Bruges, a quattro passi dal Jan Breydel Stadion e, dopo una pubertà passata a giocare a tennis, è entrato nella squadra della sua città dalla porta principale.
Lang e De Ketelaere festeggiano un gol nella passata edizione della Uefa Champions League. (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Images-One Football)
Pochi giorni dopo il sorteggio dei gironi di Uefa Champions League, come ogni anno, insieme ad un amico ci siamo messi a parlare di probabilità di passaggio, di chi delle big potesse avere delle difficoltà, di quali fossero le partite un po’ meno scontate di quanto sembrino. Lui diceva che la rivelazione potesse essere il Milan, che uno scherzetto all’Atletico Madrid se l’aspettava; io dissentivo. L’underdog più pericoloso per me, proprio perché si trovava a lottare contro due colossi come Manchester City e Psg erano i belgi del Club Brugge. Sgombriamo il campo da ogni dubbio: è un’opinione volutamente hipster, con un gusto verso la sindrome di Golia, quell’insana voglia di dire che il colosso cadrà per mano di un club piccolo e apparentemente inerme.
La mia convinzione era basata però non solo su cortocircuiti emotivi e capisceristici ma anche sull’indubbio valore della rosa belga. Se per alcuni c’era una profonda stima razionale, su uno in particolare c’era una sorta di magia amorosa. Un incantesimo che Noa Lang mi ha praticato in diverse uggiose domeniche passate in zona rossa a guardare la Jupiler League. Tornando però al discorso telefonico col mio amico, il 15 settembre, giorno dell’esordio stagionale in Champions il sorteggio destina al Club Brugge subito il primo colosso: il Paris-Saint Germain di Messi, Neymar e Mbappè. La partita sembra essere assolutamente un monologo dei parigini che con una scorribanda di Mbappè finalizzata da Ander Herrera passano subito in vantaggio, poi sfiorano il raddoppio prima con Messi e subito dopo con Neymar. Arrivati al ventesimo del primo tempo, già aspettavo il Whatsapp di quel mio amico, pronto a dirmi che come al solito mi facevo accecare dai talenti più nascosti in giro per l’Europa.
Finché al ventiquattresimo minuto, Langsi abbassa sulla linea del centrocampo, molto largo sulla fascia sinistra in un’azione che sembra destinata ad un classico giro palla ad U: davanti a lui ben due uomini e nessuno spazio per progredire in conduzione. Temporeggia col pallone incollato al piede destro, converge verso il centro e quando vede che Hakimi vuole aggredirlo e che Herrera rimane piatto col corpo; fa un passo verso indietro e premia alla perfezione l’inserimento da dietro di Sobol, saltando completamente difesa e centrocampo dei parigini, con un passaggio fatto al momento giusto . Il terzino in conduzione mette il pallone al centro per l’accorrente Vanaken che ripristina la parità nella contesa.
La partita rimarrà incagliata sull’1-1 ma Lang con ben cinque dribbling completati (più di Mbappè e Neymar), due passaggi chiave e in generale una partita di continui strappi – a prendere il pallone il più basso possibile facendo da enganche – darà un manifesto delle sue qualità. Ha mostrato al grande pubblico come sia un attaccante/esterno con un set molto elevato di giocate: capace di saltare l’avversario da fermo, in velocità, di prendere il pallone basso per attirare i difensori avversari e poi con uno-due tocchi fargli perdere completamente il senso della posizione e della giocata. La sua fluidità posizionale, dovuta a questo moto perpetuo poi, lo rende anche molto duttile in una squadra dove infatti ha giocato come punta nel 3-5-2 (insieme proprio a De Keteleare), da trequartista dietro una punta più classica come Dost o nel suo ruolo più canonico di esterno di sinistra in un attacco a 3.
Lang in contrasto con Neymar; il giocatore che forse ricorda di più per il modo di dribblare e abbassarsi sul proprio centrocampo a prendere palla. (Foto: Lars Baron/Getty Images – One Football)
In una delle sue primissime interviste da professionista, De Keteleare raccontava all’ Het Niewsblad di come fosse stato per lui semplice adattarsi al calcio da un punto di vista mentale. Secondo il belga nel calcio è molto più facile giustificare una sconfitta rispetto al tennis. Il riferimento è chiaramente al fatto che – come in ogni sport individuale – una sconfitta nel tennis è attribuibile quasi unicamente a sé stessi. Ma la caparbietà, l’attitudine a riuscire a soffrire senza perdere mai la bussola sono doti, ereditate probabilmente dal tennis, ancora intatte nel gioco del numero 90 del Club Brugge. De Keteleare infatti, nonostante la nomea di “nuovo De Bruyne” è un giocatore (probabilmente) meno geniale e (qui sicuramente) meno dotato tecnicamente di KDB, ma dotato di un temperamento che probabilmente il rosso alla sua età non aveva.
Paradigmatica è stata la giocata che, proprio contro il City di De Bruyne, ha portato al momentaneo pareggio della squadra belga. Grazie ai suoi 192 centimetri infatti, su un cross senza troppe pretese dalla trequarti, svetta più in alto di tutti i difensori di Guardiola e offre una sponda perfetta all’accorrente Vanaken. Il capitano del Bruges, al contrario di quanto fatto con il Psg qualche settimana prima, non lascia partire un tiro irresistibile; Ederson para e mentre il pallone sembra scivolare nel più classico dei calci d’angolo, De Keteleare si ci avventa sopra come un rapace e calcia forte in mezzo propiziando l’autogol di Stones. All’Etihad il classe 2001, schierato da falso 9, ha chiuso con una sonora quanto immeritata (nelle dimensioni) sconfitta, ma ha giocato una partita eccellente risultando senza dubbio il migliore in campo dei suoi e chiudendo con ben tre passaggi chiave, oltre al già citato autogol propiziato.
Molti che non hanno avuto il tempo o l’occasione di visionarlo spesso in partite intere possono essere tratti in inganno sulle caratteristiche che contraddistinguono il talentino belga. Il suo modo di condurre il pallone così lento e dinoccolato può far pensare ad un calciatore estremamente tecnico ma con una propensione poco difensiva. Invece, grazie alle sue lunghissime leve, De Ketelaere è una vera e propria piovra, sia nei contrasti che negli intercetti. Diverse volte gli basta solo allungare la gamba per forzare il passaggio avversario, intercettarlo e ripartire guidando con sapienza la transizione offensiva.
Un heatmap che mostra perfettamente come il belga sia a suo agio in cinque ruoli diversi. (Foto: Sofascore)
La somma di tutte queste capacità, corroborata dall’heatmap qui rappresentata (fonte: Sofascore), ci restituisce l’immagine di un calciatore estremamente completo, dunque estremamente duttile. Il belga si destreggia perfettamente in almeno cinque ruoli differenti, con tantissimi compiti diversi. Sa essere un 9 bravo a venire incontro, creare spazio ai compagni (come appunto Lang o Vanaken) mandando questi in profondità ad attaccare la porta, ma anche nelle spizzate di testa su cross o lanci lunghi. Ogni qual volta il Club Brugge ha bisogno dei suoi dribbling lenti e caracollanti, dei suoi intercetti quando il pallone sembra ormai andato o del suo acume tattico, si mette al servizio della squadra ricoprendo la posizione dove c’è maggior necessità.
De Ketelaere stanco e affranto dopo la grande partita giocata contro la Lazio lo scorso anno, conclusasi con la disgraziata traversa che ha negato al Club Brugge il passaggio del turno. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images – One Football)
In meno di due anni i biondi di Bruges hanno triplicato il loro valore di mercato e sono veramente sulla bocca di tutti. Già nella scorsa sessione estiva erano stati accostati uno – Lang – a Milan e Arsenal, l’altro – De Ketelaere – a Real Madrid e Psg. Ma la stagione in corso è ancora lunga e si preannuncia più ricca di insidie della passata. In patria il Bruges dopo aver vinto gli ultimi due campionati è secondo a -7 dalla vetta occupata dalla rivelazione Royale Union Saint-Gilloise. Nella buona Champions League finora disputata è solo terza e per sperare di superare il girone deve vincere questa sera contro il Lipsia già eliminato, sperare che il Manchester City faccia lo stesso col Psg e poi vincere contro i parigini al Parco dei Principi tra quindici giorni. Non proprio un’impresa semplice.
Eppure la sfrontatezza, le connessioni, la vena creativa di Lang e De Ketelaere sicuramente non si daranno per vinti in nessuna delle due competizioni. Già stasera, è assicurato che li vedremo nuovamente mettere a ferro e fuoco la difesa del Lipsia. All’andata è stato decisivo il belga, con l’assist per (non è un caso che sia sempre lui) il solito Vanaken.
Anche stasera come nella partita dell’11 ottobre il modulo scelto sarà il 4-4-1-1 con Lang esterno di sinistra del centrocampo a quattro e De Ketelaere punta. I pattern tattici che hanno contraddistinto tante gare di quest’anno (spesso concluse con gol o tiri di Vanaken) sono spesso stati generati grazie alla bravura dell’uno o dell’altro di generare situazioni pericolose grazie a dribbling o passaggi in grado di tagliare in due le difese avversarie, in orizzontale quanto in verticale. Se il Club Brugge dovesse riuscire nell’impresa di passare il turno in Champions League, verosimilmente il valore dei due potrebbe crescere ancora più esponenzialmente.
In caso contrario ci sarebbe un Europa League da giocare, sicuramente con tante altre squadre forti e pericolose (rischia di retrocedere addirittura il Barcellona) ma che con una buona dose di fortuna nei sorteggi e una forma eccellente delle due frecce più acuminate dell’arco belga, potrebbe riservare mirabolanti sorprese. E poi, da luglio 2022 l’asta sarà aperta.