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Davide Zanelli·25 aprile 2020

La storia di Michele Moretti, il terzino destro che uccise Mussolini

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In qualche libro di storia, vi sarà capitato di imbattervi nella fotografia di August Landmesser, l’operaio tedesco che nel 1936 rimase immobile mentre centinaia di persone attorno a lui rivolgevano il saluto nazista ad Adolf Hitler.

Non c’è bisogno di cerchiare il protagonista di questa storia, che almeno il 25 aprile merita di essere raccontata. Michele Bruno Moretti (nome da partigiano: Pietro Gatti) è il terzo da sinistra nella fotografia messa in copertina, che raffigura la formazione della Comense – così si chiamava il Como a inizio anni Trenta. Lo potete ammirare mentre nasconde il braccio e rifiuta di fare il saluto fascista.


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Come nel caso di Landmesser, la carica simbolica di quest’immagine è travolgente. Ma la vicenda umana, civile e politica di Michele va persino oltre quella di August. E per essere raccontata merita la giusta colonna sonora: una stupenda canzone scritta e cantata da Filippo Andreani.

A centrocampo stanno in piedi e Michele non saluta sono pronti come vedi sono già senza la tuta. È l’ultima domenica di andata, e la guerra è ancora muta

Moretti giocava come terzino nella formazione lariana che, da imbattuta, ottenne la qualificazione in Serie B nella stagione 1930/31. Pietro Gatti, invece, era commissario politico nella 52.ma Brigata Garibaldi “Luigi Clerici”.

Il terzino e il partigiano sono stati due fasi nella vita di una persona che politicamente aveva avuto le idee chiare fin dall’adolescenza: è normale quando tuo padre, ferroviere, perde il lavoro solo perché è socialista.

Si era spostato con Teresa Tettamanti, la staffetta partigiana Ada Piffaretti. E in tempi di guerra e di Resistenza, aveva coltivato un amore segreto e clandestino.

Ma Michele ha una ragazza che davanti agli altri chiama amore per nasconderne il nome e sono lunghi sentieri per andarla a trovare

Moretti, che terminò la sua carriera nel Chiasso, ha legato indissolubilmente il proprio nome alla storia della Repubblica Italiana. Il 28 aprile 1945, a Giulino di Mezzegra, fece infatti parte del piccolo gruppo di Resistenti che uccise Benito Mussolini e la sua amante, Clara Petacci.

A onor del vero, esistono diverse versioni circa l’uccisione del dittatore fascista. Quella raccontata dal partigiano Sandrino al Corriere d’Informazione vuole che, insieme al compagno d’armi Valerio, fosse stato proprio Michele – il partigiano Pietro Gatti – a sparare i colpi che furono letali al Duce e alla Petacci. Questa versione, in contrasto con quella ufficiale (secondo cui fu Walter Laudisio a uccidere Mussolini), è stata avvalorata nel 2005 da uno studio del professor Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale all’Università di Torino.

Dopo la guerra, Michele tornò a lavorare in fabbrica, operaio in una tintoria del comasco. Venne persino licenziato nel 1954, quando da sindacalista aveva guidato le lotte operaie nello stabilimento.

Michele Bruno Moretti, il partigiano Pietro Gatti, morì di morte naturale nel 1995, a 87 anni.

Di Michele potrei dire fosse nato ai giorni miei sarebbe stato lui Ferrini o Di Bartolomei uno che nel campo insieme al vento e al tuono ci porta dentro l’uomo

[Immagine di copertina: Archivio Enrico Levrini]