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·9 dicembre 2019

La stagione da immortale di Roque Santa Cruz

Immagine dell'articolo:La stagione da immortale di Roque Santa Cruz

Sicuramente un giorno si ritirerà davvero: ogni anno sembra quello giusto per vedere Roque Santa Cruz dare l’addio al calcio. E invece eccolo lì, ancora in campo, ancora decisivo. Campione a 38 anni con l’Olimpia, gli extraterrestri del campionato paraguaiano. Anzi, i tetraterrestri, come si sono proclamati dopo la vittoria del quarto torneo consecutivo tra Apertura e Clausura.

Il titolo era già in cassaforte, ma la O ha trovato comunque un modo scenografico per vincere: serviva un punto nella sfida contro il Guaraní per evitare di giocarsi il campionato all’ultima giornata con il Libertad; pioggia che batteva forte, Guaraní in vantaggio 2-1 quando è cominciato il recupero. Teoricamente tutto ancora aperto in vista dell’ultima giornata, prima che Santa Cruz decidesse di metterci ancora la sua firma.


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Aveva segnato già il primo gol, ci ha tenuto a mettere in porta anche il secondo, quello che vale un campionato. Non poteva che essere lui l’uomo del sigillo finale: ha dominato il Clausura, ha segnato dimenticandosi dell’età in una stagione memorabile, degna di uno degli attaccanti più completi che il Paraguay abbia mai visto. Capocannoniere con 14 reti, 4 di queste segnate tutte assieme nel Clásico contro il Cerro Porteño, partita così accesa che Amorebieta ha persino dato un morso in testa a Camacho prima di essere espulso.

Santa Cruz c’è stato in tutti i momenti: trascinatore quando le cose andavano bene, leader nei momenti di difficoltà. Perché anche i tetracampioni del Paraguay hanno avuto la loro crisi: quello scontro diretto perso col Libertad aveva messo in bilico la loro candidatura al titolo, tra l’altro nella settimana dell’eliminazione dalla Copa Libertadores per mano della LDU di Quito. Lì è nato il successo dell’Olimpia, lì si è vista l’esperienza di Santa Cruz, uno dei grandi giramondo del gol.

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Liga, Premier League e Bundesliga: tre grandi campionati europei in cui ha lasciato il segno, oltre a un’esperienza fugace ma molto produttiva in Messico con il Cruz Azul. Il calcio del nostro continente lo ricorda grande con la maglia del Bayern, indispensabile con quella del Malaga e incompiuto con quella del Manchester City. Per l’Olimpia è semplicemente una leggenda: ha esordito a 16 anni, se ne è andato da ragazzo prodigio a 19, ma poi è tornato per finire il lavoro. Un lavoro che oggi, 19 anni dopo, vale quattro titoli consecutivi in patria. E il tassametro continua a correre, perché il ritiro dal calcio giocato rimane sempre in vista ma continua a essere rinviato.

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