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Mario De Zanet·24 aprile 2019
La sfida di Nesta: dall'addio alla Lazio all'epopea col Milan

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Mario De Zanet·24 aprile 2019
La bandiera della Lazio, il capitano, il riferimento di un popolo intero. Questo era Alessandro Nesta per la Lazio ed i suoi tifosi. Lui che aveva sposato la Lazio alla tenera età di 9 anni, affrontandosi sin da piccolo con Francesco Totti; lui che avrebbe dimostrato la sua classe con una certa precocità, vincendo il titolo Primavera nel 1995, quando già era stato promosso in Prima Squadra.
In quella formazione ricca di talento, specialmente straniero, Nesta era il simbolo di una tifoseria e dimostrava le sue doti clamorose: nel 2000, addirittura, si classificò quinto nel Pallone d’Oro. Davanti a lui, soltanto Figo, Zidane, Shevchenko e Henry. In quel 2000, Nesta vinse lo scudetto con la Lazio e sfiorò l’Europeo con la Nazionale italiana, sconfitta in finale in maniera beffarda.
Io non volevo andarmene dalla Lazio: stavo bene, ero il capitano, guadagnavo bene e quella era la mia città e la mia squadra per la quale avevo sempre tifato.
Beffardo, lo stesso aggettivo che userebbero i tifosi laziali quando raccontano la storia di Nesta: perché il capitano, la bandiera, dalla sua Lazio, fu costretto ad andarsene. Era il 31 agosto 2002 e la Lazio, in una instabile situazione economica, stava vendendo i suoi campioni, eppure Nesta sembrava destinato a rimanere, tanto che quella mattina si allenò regolarmente: sembrava, appunto, perché la sera stessa era a San Siro, presentato ai tifosi insieme al suo ex compagno Crespo, passato all’Inter.
Mercenario della mia città’, ‘Tu non ci hai salutato, lo facciamo noi: ciaooo!’, ‘Il vero laziale è Nedved
Un trauma per il giocatore, un trauma per il popolo laziale, eppure quel passaggio al Milan lo avrebbe reso Campione d’Europa nel giro di qualche mese. Da lì, sarebbe cominciata una nuova vita, completamente diversa da quanto immaginato, eppure vincente, nonostante un corpo di cristallo che troppo spesso lo ha levato dal campo: una vita che cominciò in maniera traumatica, come dimostra il suo volto alla conferenza stampa di presentazione del 1 settembre 2002.
Sarebbero arrivati una marea di titoli, nell’arco di 10 anni, in cui Nesta è stato uno dei pilastri della difesa, cominciando al fianco di Maldini e chiudendo come chioccia di Thiago Silva.
Un’avventura entusiasmante, anche se al giocatore cresciuto a Cinecitta rimarrà sempre il rimpianto di non aver chiuso con la Lazio, come avrebbe voluto, anche per un anno o due al termine della carriera: è comunque la storia di una bandiera mancata, che oggi osserverà la sfida con il cuore diviso a metà.