Calcio e Finanza
·2 novembre 2024
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Urbano Cairo ha nettamente smentito la notizia pubblicata da La Stampa secondo cui il patron del Torino avrebbe incontrato per tre volte i dirigenti di Red Bull per parlare anche di una possibile vendita del club granata al colosso delle bevande analcoliche. E di questo bisogna prendere atto senza “se” e senza “ma”.
Però il quotidiano di proprietà del gruppo GEDI di John Elkann, come impone la buona prassi giornalistica quando si ha in mano qualcosa di solido, è tornato sull’argomento il giorno successivo alla smentita, aggiungendo dettagli importanti a supporto della notizia (come a dire “i nostri riscontri sono verificati”). Tra questi:
In questa disfida tutta subalpina tra uno dei club del capoluogo piemontese e il quotidiano più importante della città, Calcio e Finanza è invece in grado di aggiungere che, sentite sulla piazza milanese alcune istituzioni economiche e legali che spesso hanno lavorato a fianco di Cairo, è emerso che non soltanto l’operazione avrebbe senso strategico per entrambe le controparti (poi ovviamente l’incastro dipenderebbe dal prezzo), ma anche che nessuno si sorprenderebbe se nel medio termine si verificasse.
Insomma, se Cairo ha smentito la notizia e questo va tenuto presente, nello stesso tempo non è detto che il dossier possa tornare di moda tra qualche tempo, almeno secondo la business community italiana.
È evidente che, qualora l’operazione si verificasse, le conseguenze immediate sarebbero due: l’uscita di Cairo dal mondo del calcio e il contestuale ingresso di Red Bull nel pallone italiano. A riprova della volontà del colosso austriaco di investire nella Serie A, nelle ultime ore, dalla Francia, arriva una indiscrezione che racconta come Red Bull stia valutando attentamente la situazione del Genoa, messo ufficialmente in vendita da 777 Partners nelle scorse settimane.
Sul primo punto è bene dire sin da subito che, per quanto Cairo oggi sia inviso a gran parte dei tifosi granata, l’imprenditore alessandrino è stato uno dei migliori presidenti del Torino negli ultimi decenni. Non solo perché, quando ha rilevato il club nel 2005 la società proveniva da una lunga serie di presidenze discutibili che hanno portato al fallimento, ma anche perché il confronto con gli ultimi presidenti vincenti, uno su tutti Orfeo Pianelli (presidente dell’ultimo scudetto del 1975-76), non regge.
Se si va a vedere l’albo d’oro del campionato italiano, si nota che nei vent’anni trascorsi tra la fine degli anni Sessanta e il 1992 (anno della finale di Coppa Uefa tra Ajax e Torino), il calcio italiano attraversato il periodo in cui nel secondo dopoguerra il dominio di Inter, Juventus e Milan è stato meno pressante. Tanto che in quelle stagioni, nove titoli su venti non sono stati vinti dalle “strisciate” (e sarebbero dieci allargando il campo al Bologna, tricolore nel 1963-64). È in quel periodo che si concentrano gli scudetti di:
Quasi a voler dire che in quegli anni non era necessario essere una grande piazza metropolitana o avere enormi capitali per poter allestire squadre competitive, in grado di vincere anche il titolo più prestigioso. E in questo quadro, non devono passare inosservati i secondi posti di piazze con bacini di utenza veramente esigui, come il Lanerossi Vicenza nel 1977-78 e il Perugia nel 1978-79.
Questa eventualità è andata via via spegnendosi con l’avvento delle pay-tv a partire dal 1993, che più o meno segnano l’inizio dell’era del calcio-business. E non a caso da allora solo tre titoli su 31 sono sfuggiti a Inter, Juventus e Milan, ovverosia quelli vinti da:
Per altro, l’ultimo scudetto del Napoli, quello di Spalletti di due stagioni or sono, ha interrotto la striscia più lunga di dominio delle tre grandi nella storia del calcio italiano.
Alla luce di questo scenario, è lecito porsi delle domande sul secondo punto e chiedersi quale sarebbe l’apporto di un eventuale ingresso di un colosso quale Red Bull nel calcio italiano.
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