Calcionews24
·29 novembre 2024
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Entrare in corsa, con un buon passato alle spalle, ti può permettere di avere dei vantaggi: soprattutto dal punto di vista dell’esperienza, a patto di avere forza di volontà. Questa è la storia di chi da “paladino” della fascia sinistra si è ritrovato ad essere oggetto misterioso dell’ultima salvezza risicata dell’Atalanta in Serie A. In poche parole, Urby Emanuelson.
Esterno sinistro olandese classe 1986 che dopo le esperienze positive con Ajax, Milan e una breve parentesi alla Roma, arriva a Bergamo nel gennaio 2015 in un periodo molto particolare: l’Atalanta di Colantuono è diciassettesima, senza gioco e una fascia sinistra che ha bisogno di essere rivitalizzata (Papu Gomez non è Bonaventura; Dramé troppi alti e bassi; Del Grosso ha la sua età; Zappacosta serve a destra).
“Voglio diventare un giocatore importante per l’Atalanta”. Così si era presentato in sala stampa, e parte subito titolare contro il Cagliari assistendo alla famosa rovesciata di Pinilla. Anche lui molto alterno tra prestazioni opache e qualche lampo: fa l’assist per il goal di Migliaccio contro la Juve, stessa cosa a Denis nel finale contro l’Empoli, ma soprattutto schierato stranamente da trequartista procura il rigore contro la Roma di Garcia (siglato sempre da German che avrà un piccolo diverbio con il tecnico giallorosso a suon di “Stai sempre a lamentarti”).
Nel mezzo tante panchine soprattutto con Edy Reja e il suo carattere incoerente con una piazza abituata al lavoro quotidiano gli valgono l’addio a fine stagione senza tanti rimpianti.