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Saverio Grasselli·21 ottobre 2021

📸 La matrioska di Allegri va in hype dopo la vittoria con lo Zenit

Immagine dell'articolo:📸 La matrioska di Allegri va in hype dopo la vittoria con lo Zenit

La parte più esterna rappresenta Max Allegri, e chissà che le bambole dentro non raffigurino i simboli su cui si fonda questa nuova (concreta e tenace) Juventus.

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La matrioska personalizzata è l’ultimo regalo ricevuto dal tecnico di Livorno, dopo il quarto successo consecutivo per 1-0 (stavolta ai danni dello Zenit) impacchettato da Kulusevski in Champions.


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Il souvenir russo – apparso durante l’intervista nel post-match – è simbolo di famiglia (e quindi amore molto spesso, ma non sempre) e ha già spopolato sul web con centinaia di richieste indirette ad Amazon. Rappresenta alla perfezione la “madre” del nuovo progetto bianconero: “Voglio talmente bene ai miei giocatori che oggi (ieri, ndr) non li ho nemmeno salutati perché ero talmente arrabbiato – bacchetta Allegri dopo averla ricevuta –, altrimenti gli avrei voluto dire delle cose che dopo una vittoria non andavano bene”.

Volersi bene è un conto, ma serve anche polso. Se tutti hanno ceduto al colpo di fulmine con la matrioska, far tornare i calcoli è compito di Allegri, che avrà le sue buone ragioni per richiamare la squadra perché “bisogna migliorare molto […]. Abbiamo giocato male e abbiamo vinto, quindi questo può essere d’aiuto per la partita di domenica”.

Va dato atto però ai ragazzi che l’amalgama ha iniziato a portare i suoi frutti e nonostante la Juve esteticamente ancora lasci qualcosa a desiderare, il musetto della zebra taglia con regolarità il traguardo sempre un attimo prima dell’avversario.

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Grandi meriti ad Allegri, appunto “madre” del progetto – proprio come l’involucro più esterno della bambola di legno -, ma anche dei suoi ragazzi – che via via più piccoli vanno a comporre la sostanza della squadra.

Verosimilmente dopo l’allenatore, il secondo strato della matrioska è indubbiamente rappresentato dai pilastri della difesa, riedificata alla luce degli ultimi 4 clean sheet. Bonucci imposta (ieri da MVP), Chiellini – se servono straordinari (vedi Roma) – non ha problemi e sventa qualsiasi tipo di pericolo, de Ligt ieri è sembrato avere l’esperienza di Giorgio con 15 anni in meno. Nota di merito anche a Szczesny per questo mini ciclo di porta inviolata, ritrovato dopo un avvio che complicato è dir poco.

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Dopo la stabilità dietro si passa naturalmente alla matrioska di Chiesa, quello che risolve le partite, fa reparto quasi da solo, chiama la palla, strappa sulla fascia. Naturale che ancora debba “essere più bravo tra le linee, giocare meglio, più pulito tecnicamente” con tutto quello che si ritrova a spendere durante una partita. Ma il peso di Federico in questa Juve fa pendere l’ago della bilancia dalla sua. Gli altri (almeno in Italia) uno come lui non ce l’hanno in questo stato di forma. Quando torneranno a pieno regime Dybala e Morata avrà due alleati d’oro con sui smezzarsi il lavoro. E non è poco.

Il quarto strato, il penultimo, si trova a centrocampo e Allegri si mette con le provette a testare formule finora sconosciute anche alla chimica. Il rientro di Arthur, nella posizione di play, potrebbe favorire lo sganciamento di Locatelli mezzala insieme a Bentancur (ieri leggermente sottotono rispetto alla gara col Chelsea in quella posizione). Qui working progress.

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Infine Dybala: da grandi poteri derivano grandi responsabilità e la Joya, proprio nel momento in cui aveva definitivamente ingranato (contro la Samp), si è infortunato. È il cuore del progetto, la firma sul rinnovo è ad un passo (“Sarà pronto molto presto”, cit. Nedved)… manca solo lui in campo ad illuminare. Che sia la sorpresa nel derby d’Italia di domenica contro l’Inter?

Allegri, e tutto il resto della matrioska, se lo augurano davvero.