Calcio e Finanza
·12 aprile 2025
La lezione dell’Allianz Stadium: i nuovi impianti impongono di investire su competenze e managerialità

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·12 aprile 2025
In occasione di Juventus-Genoa di sabato 29 marzo Calcio e Finanza ha avuto l’enorme piacere di essere ospite del club torinese per un tour esclusivo all’interno dell’Allianz Stadium. Un viaggio che ha toccato tutti i punti della casa della Vecchia Signora e che aveva lo scopo di scoprire tutti i particolari di un impianto che non solo è uno dei simboli principali dell’identità bianconera, ma è anche una importantissima sorgente di entrate economiche.
Per disponibilità e la splendida accoglienza, Calcio e Finanza vuole esprimere il suo grande grazie al club nella sua interezza: dal presidente Gianluca Ferrero e l’amministratore delegato Maurizio Scanavino sino al più giovane degli stagisti.
Anche perché ad approfondire il dietro le quinte la società ha messo a disposizione un cicerone d’eccezione: Francesco Gianello, il Facilities Management Director della Juventus, ovvero l’uomo che più di ogni altro conosce l’Allianz Stadium al mondo, non foss’altro perché lo gestisce dal 2011 in prima persona.
Gianello è un manager di lungo corso di Juventus essendo entrato in società nel 1998 come segretario del settore giovanile e divenendo in seguito Responsabile della Segreteria Sportiva. Però poi, a partire dall’ottobre 2010, ha iniziato a occuparsi di stadi e di questo settore è diventato un dirigente ormai noto a livello internazionale: prima assumendo la carica di Head of Stadium (quindi ha conosciuto bene anche il vecchio Delle Alpi), e poi è stato nominato nel 2018 Head of Stadium and Facilities, ruolo ulteriormente completato nel 2020 con la promozione a Head of Facilities Management. Insomma una vera e propria autorità del settore. Non a caso il manager torinese è anche presidente di ESSMA (European Stadium and Safety Management Association), l’associazione che riunisce i professionisti del settore degli stadi in Europa.
Non solo, ma sempre in tema di ciceroni, il viaggio in precedenza era iniziato con un altro accompagnatore di prim’ordine al J|hotel, l’albergo adiacente ai campi di allenamento della Continassa che nei giorni delle partita, in un’ala dedicata e inaccessibile ai tifosi, ospita anche la squadra. Qui il direttore Massimiliano Moncalieri ha spiegato tutti i dettagli della struttura che oltre a camere e a ristoranti (al piano terra) dispone anche di una area per riunioni aziendali, dove ogni giorno c’è una notevole attività di convegnistica.
Tutti i dettagli del nostro viaggio all’interno dell’Allianz Stadium (dalle sale vip frequentate da tifosi noti e i membri della famiglia Agnelli sino agli angoli più nascosti dell’impianto) sono stati riportati nell’articolo completo ed esaustivo pubblicato in settimana dalla nostra testata. Inoltre nei prossimi giorni sul canale YouTube di Calcio e Finanza saranno disponibili diversi interventi video di questo tour. Pertanto chi volesse approfondire e sapere tutto del nostro viaggio esclusivo può usufruire di entrambe le opzioni.
(Foto: Valerio Pennicino/Getty Images)
In questo appuntamento editoriale invece (a due settimane esatte da quel tour dell’Allianz Stadium) è opportuno invece capire quale possa essere l’insegnamento di questo viaggio sia in termini industriali sia per il settore in generale, visto che la Juventus è tra le grandi società d’Italia (se non tra tutte in assoluto) quella nettamente più avanti in termini infrastrutturali.
Entrando nello specifico, non appena si giunge allo Stadium (ma anche prima per chi in precedenza è passato al J|hotel), la sensazione è quella di essere accolti come ospiti nel senso più alto del termine, ovvero con una estrema gentilezza e grandissima professionalità.
Questo approccio deriva certamente da una precisa filosofia aziendale per la quale Juventus vuole far sentire i propri tifosi (del settore ospiti se ne parlerà più avanti) come se fossero a casa loro. Però perviene anche da una decisione manageriale che ha alla base motivazioni palesemente economiche: nella strategia del club l’Allianz Stadium non è solo un asset patrimoniale (banalmente la Juventus possiede la sua casa e quindi è più solida in termini economici) ma deve necessariamente essere una macchina di introiti.
Di qui la filosofia per la quale il tifoso deve essere trattato con la massima cura in ogni angolo della sua esperienza. Dall’arrivo nei parcheggi proseguendo poi alle varie aree ristoro all’interno dell’impianto (dalle più esclusive ai punti vendita più popolari) c’è sempre una grande cortesia da parte del personale, una gentilezza volta anche a stemperare le tensioni che esistono sempre tra i tifosi nel pre partita. E questa cosa non sempre si ritrova negli altri stadi italiani, anche quelli più importanti. «Quello che vogliamo trasmettere è un grande senso di benvenuto», ha spiegato Gianello. «Il tifoso si deve sentire a suo agio e trattato con tutti i comfort. Poi come in un grande albergo c’è chi ha prenotato le suite e chi le camere meno costose, ma tutti si devono sentire benvenuti».
Francesco Gianello (foto Calcio e Finanza)
L’obiezione più immediata è quella concernente i prezzi che all’Allianz Stadium sono tendenzialmente superiori a quelli di altri impianti italiani. E quindi ci mancherebbe altro che non ci fossero servizi di eccellenza. Ora però al di là del servizio, nettamente migliore nei confronti della stragrande maggioranza degli impianti italiani (dalle aree hospitality vip sino ai punti vendita di snack o hot dog), e al di là di come si veda bene la partita in ogni angolo dell’infrastruttura, non si può dimenticare che la scelta sui prezzi deriva per lo più dalla legge della domanda e dell’offerta che è alla base di qualsiasi decisione economica: la Juventus può vantare la tifoseria di gran lunga più numerosa d’Italia, però dispone di uno stadio di 41.507 posti. Non a caso lo Stadium registra uno dei tassi di riempimento più elevati nell’intera Serie A. È evidente che in questo quadro si crea un collo di bottiglia tra domanda e offerta in favore di quest’ultima che da un punto di vista aziendale, anche in virtù dei servizi offerti di cui sopra, spinge in alto prezzi.
Per altro non si deve nemmeno dimenticare che la scelta di optare per un impianto non enorme venne dettata, ormai all’inizio di questo secolo, anche dai grandi vuoti del vecchio Delle Alpi che se da un lato non brillava certo per la possibilità di vedere bene la partita, dall’altro, pur in presenza di una tra le Juventus più vincenti della storia (erano gli anni di Marcello Lippi in panchina) faceva fatica a riempirsi nonostante la capienza fosse di quasi 70.000 posti (quindi non gli allora 80mila di San Siro). Di qui la scelta della Juventus di non fare un grande salto nel buio con un impianto gigantesco preferendo optare per una dimensione minore dell’impianto.
Un’altra obiezione, contigua a quella precedente, concerne il settore ospiti, visto che gli ultras di molte squadre disertano la trasferta all’Allianz Stadium in nome di prezzi troppo alti e del fatto di doversi registrare al sito Juventus per poter acquistare un biglietto. In realtà, a partire dalla scorsa stagione, Juventus è stata il primo club a autoimporsi un tetto massimo per il settore ospiti, consapevole dei tanti sacrifici che i tifosi in giro per l’Italia fanno per seguire la propria squadra del cuore, auspicando un allineamento a tale strategia da parte di tutte le società. Inoltre, Juventus vende i biglietti solo online, a maggiore garanzia e tutela del club: la registrazione viene quindi effettuata sulla piattaforma del ticketing provider, come previsto dalla normativa, e non direttamente sul sito della società.
Per altro va anche notato che per quanto riguarda il settore ospiti, non sono mai stati registrati gravi problemi, grazie anche alle tecnologie avanzate e al codice di gradimento applicato anche ai tifosi avversari: se qualcuno non si comporta secondo le norme gli viene vietato di tornare allo Stadium (i bianconeri sono tra i pochi club che lo applicano in questa maniera). La società, inoltre, anche in caso di danneggiamento della struttura da parte della tifoseria ospite interviene dopo ogni gara. «Abbiamo rilevato che spendiamo molto meno rimettendo a posto dopo ogni partita che non farlo due volte all’anno. Poi c’è il tema di come vengono accolti i tifosi ospiti, per noi è importante che trovino i bagni in perfette condizioni, le porte che si chiudono e simili», ha aggiunto Gianello.
Quel che è sicuramente innegabile è che la stessa cura che gli addetti ai lavori hanno nei confronti del tifoso/cliente nella aree hospitality (e quindi produttrici di entrate) è percepibile, e qui senza scopo di lucro, nelle aree in cui viene gestita la sicurezza e la salute di chi entra nell’impianto (e anche su questi punti nello specifico si rimanda nel dettaglio al pezzo pubblicato in settimana).
Nella fattispecie si tratta:
Allianz Stadium (Foto: Calcio e Finanza)
In conclusione la lezione forte che emerge dalla nostra visita nei meandri e nel funzionamento dell’Allianz Stadium è che in ogni angolo dell’impianto, sia nelle aree che ne sono il motore economico (e che sono chiamate a dare il loro contributo monetario al club) sia in quelle che devono garantire i servizi obbligatori e necessari agli spettatori, emerge una grandissima professionalità da parte di tutti gli addetti ai lavori.
E questo è un punto focale per tutte quelle società sportive che hanno nei lori piani la costruzione di un nuovo impianto perché attratte dal grande volume di entrate che i nuovi stadi possono portare.
In questo senso è bene sapere sin da subito che se è vero che le nuove infrastrutture possono essere un volano di ricavi notevole, è altrettanto vero che un nuovo stadio, specie se di proprietà, necessità di grandissime professionalità e competenze per essere messo a pieno regime. E in questo quadro, ed è questo che la nostra testata ha cercato di evidenziare (sia a livello editoriale che video) in questo reportage sull’Allianz Stadium, l’esempio di Juventus è notevole e può servire da guida per le società che sono più indietro.
Insomma il business dei nuovi stadi esiste e può essere una grande soluzione ai problemi del calcio italiano: non solo a quelli economici ma anche di sicurezza pubblica visto che in Serie A l’età media degli impianti è di oltre 60 anni. Però non sarà un pasto gratis: i club dovranno investire per reperire il personale necessario oppure spendere tempo e denaro per formarlo internamente, anche perché i rischi per la società saranno inevitabilmente superiori, specialmente se, come nel caso di Juventus, lo stadio è anche di proprietà. Perché come ama sempre sottolineare Gianello: «Prima, quando lo stadio era del Comune, c’era sempre qualcuno a cui rivolgersi dietro di me: adesso non c’è nessuno. Sono io il responsabile ultimo e questo l’ho sempre in testa, in particolare quando, al termine di un incontro, sono quello che esce dallo stadio per ultimo e dentro non c’è più nessuno».