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·11 maggio 2024

La Juventus verso le Finali Nazionali di calcio Paralimpico e Sperimentale

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Quattro squadre, un grande obiettivo e un solo, fantastico, progetto.

Parliamo del nostro gruppo di calcio Paralimpico e Sperimentale: uno dei nostri team, il C1, Campione d’Italia in carica, è chiamato a difendere il titolo alle Finali Nazionali che si volgeranno dal 17 maggio a Tirrenia, forti del titolo regionale conquistato qualche settimana fa, ma la stagione è stata importante per tutti i nostri ragazzi.


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Silvia Dema, allenatrice della squadra di livello C1, ci racconta una stagione sportiva importante: «Quest’anno siamo chiamati, fra pochi giorni a Tirrenia, a difendere il titolo nazionale che abbiamo vinto lo scorso anno. Ma sono cambiate molte cose in stagione: l’asticella si è alzata notevolmente, perché è molto cresciuto il livello di tutte le squadre partecipanti. Questo ha cambiato il nostro approccio al lavoro: da un lato nella preparazione degli allenamenti, dall’altro nell’osservazione e nello studio anche dell’avversario, e questo sposta la prospettiva. Dal guardare solo noi stessi a prestare attenzione a chi è in campo insieme a noi, con un’attenzione tattica che ha portato una grande evoluzione. Anche le difficoltà sono state importanti per noi: abbiamo sperimentato qualche sconfitta, e questo ci è servito per rispondere con una grande grinta, prendendo di fatto la spinta per il cammino che ci ha portato alle finali. Abbiamo accettato le sconfitte con umiltà, proseguendo un percorso importante»

DUE ANNI IN DUE PAROLE

«Lo scorso anno direi “sorpresa”: non solo per i risultati che abbiamo ottenuto, ma anche per il percorso di crescita che abbiamo vissuto, che non era scontato. Per questa stagione, per i motivi che ci siamo detti prima, la parola è “professionalità”».

VERSO LE FINALI

«Ci avviciniamo a Tirrenia con consapevolezza: il gruppo sa che il duro lavoro che abbiamo fatto in questi mesi ci ha portato fin qua. C’è euforia, piacere nel vivere questa grande esperienza ma anche una grande concentrazione».

Come anticipato all’inizio, però, le squadre sono quattro, ed è stata una stagione importante per tutti. Marco Tealdo, coordinatore del progetto, racconta: «Abbiamo quattro team, uno di livello A, due di livello C (C1 e C2) e una di livello D: è stata un’annata importante, perché per la prima volta abbiamo avuto così tante squadre. Un percorso di crescita per noi, che comporta per tutti nuove sfide: da un lato la squadra C1, come ha detto Silvia, ha imparato a soffrire, che è qualcosa di davvero importante, per chi ha un tipo di disabilità come quello dei nostri ragazzi. La grande battaglia è stata con noi stessi: sono stati campionati sfidanti, per esempio per la squadra di livello A, che si è trovata una serie decisamente competitiva, anche in questo caso sperimentando qualche difficoltà, decisamente utile per la loro formazione, tant’è che nella seconda parte di stagione si sono visti notevoli miglioramenti in campo, oltre che ovviamente nel gruppo, e il tutto è stato possibile grazie a un grande staff tecnico, che ha permesso ai ragazzi di acquisire confidenza, e di vincere partite e tornei: li aspetta sicuramente un percorso da protagonisti».

LIVELLI E OBIETTIVI ELEVATI

«Il Piemonte, nel calcio paralimpico e sperimentale, vive un livello decisamente alto, e questa è una buona notizia per il movimento. Il nostro obiettivo è alzare lo sguardo, non fissarci al semplice risultato del campo, ma essere uno stimolo e un volano. Noi siamo davvero molto contenti di come si sta muovendo questo progetto: contiamo oltre 100 atleti nelle nostre squadre, e non dobbiamo dimenticare che dietro ogni ragazzo c’è una situazione, una storia, una famiglia, il che comporta per noi una grande responsabilità. La nostra arma vincente è lo staff, che lavora con affiatamento, e che sta crescendo a sua volta nelle competenze specifiche e nella gestione delle numerose necessità che questo progetto presenta. Abbiamo l’ambizione, ovviamente, anche di crescere nella preparazione sportiva e tecnica: quello che vediamo sul campo è la punta dell’iceberg di un progetto che, prima di tutto, è educativo e culturale e che si riassume nel concetto di cambiare la visione e le prospettive verso la disabilità. Ecco perché, in parallelo, si continua a lavorare molto forte con le scuole, andando a raggiungere ogni anno un migliaio di persone, fra studenti e insegnanti: questo è il nostro fiore all’occhiello ed è un passo fondamentale per scardinare stereotipi e pregiudizi»

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